giovedì 17 luglio 2008

La notte delle Aquile di Radio Sei





Grande festa biancoceleste organizzata da Radio Sei ieri sera, 16 luglio, al White Restaurant di Roma. La sala dell'elegante e moderno ristorante romano era al completo, gremita di affezionati ascoltatori della radio e degli eccellenti ospiti della serata. Impeccabile l'organizzazione affidata a Max Arrichiello, che ogni mattina apre il palinsesto di Radio Sei con "Sei volte buongiorno" e, per l'occasione, animatore e conduttore della serata. A fare gli onori di casa la gentile direttrice artistica Lucilla Nicolanti. Alla cena era presente l'intero staff della nota emittente romana, dai conduttori agli opinionisti ai tecnici, e dunque: Gianni Elsner con i suoi collaboratori Simone Conte e Federico Ghilardi ("Te lo faccio vedere chi sono io")Alessio Buzzanca e Stefano Pantano ("Non mollare mai"), Mauro Cedrone e Roberto Bastanza ("Lazio di sera"), Cristiano Cesarini (l'inviato speciale), Marco Anselmi e Gianluca Tirone ("La voce della Nord"). Tra i laziali doc: Felice Pulici, fresco della nomina di Ambasciatore dello Sport da parte del Sindaco di Roma Gianni Alemanno, il capitano Pino Wilson, Massimo Piscedda, Luciano Spinosi, Franco Janich. Non potevano mancare Pino Capua, Presidente della Commissione Antidoping della Figc, e il grande scrittore e giornalista Mario Pennacchia. Tra gli invitati anche due importanti artisti come il pianista Stefano Senesi - che ha poi allietato i presenti intonando i più famosi inni della Lazio con il bel Petrof presente in sala - e il chitarrista Luciano Ciccaglioni, musicisti che hanno prestato il proprio talento a big della musica italiana come Rino Gaetano e Renato Zero, solo per citarne due in comune. A fine serata Lucilla Nicolanti ha chiamato i conduttori di Radio Sei a premiare con belle targhe ricordo Pulici, Wilson, Piscedda, Janich, Pennacchia, Spinosi e l'inimitabile Elsner. Una grande e intensa serata di lazialità. Complimenti a Radio Sei. Complimenti al popolo biancoceleste.
Alessandro Staiti

lunedì 14 luglio 2008

La grande festa e gli estintori



Grande festa biancoceleste sabato 12 luglio al Lazio Style 1900 dell’outlet Fashion District di Valmontone: la presentazione delle nuove maglie della Lazio ha chiamato a raccolta circa 2mila tifosi che hanno accolto Zárate, Carrizo, Siviglia, Dabo e Delio Rossi al canto di cori e inni. Il tutto animato in diretta dalla stazione mobile di Radio 6 con lo staff di conduttori al completo (da Max Arrichiello e Gianni Elsner a Marco Anselmi, Alessio Buzzanca e Mauro Cedrone), mentre con grande puntualità Furio Focolari introduceva i nuovi e i vecchi eroi con le nuove maglie. I primi complimenti vanno ai tifosi che sono accorsi a festeggiare i propri beniamini sotto un sole cocente: purtroppo la mancanza di un palchetto ha impedito a chi stava dietro di poter seguire comodamente l’evento. Unico neo. Del resto qualche problema logistico era naturale prevederlo nella piazzetta antistante il primo Lazio store: non ci si aspettava una risposta così generosa da parte del pubblico. Rossi ha esordito ringraziando i tifosi: “Stare sotto questo sole ad aspettare noi significa avere un grande amore per la squadra”. Ha poi puntato, come sempre, alla concretezza: “Non sono un tipo da proclami, ecco perché quest’anno dovremo parlare poco e fare molti fatti. L’obiettivo viene di conseguenza dall’atteggiamento che la squadra dimostra in campo. L’anno scorso avevamo diversi traguardi e non li abbiamo centrati. L’anno prima ci dovevamo salvare e siamo arrivati in Champions. La nostra squadra deve posizionarsi a ridosso delle grandi, ma più che dichiararli gli obiettivi vanno centrati”. Abbiamo chiesto a Rossi se effettivamente proverà nuovi schemi tattici in campo, come si vocifera da alcune settimane: “C’è anche la possibilità di cambiare qualcosa nel modo di giocare per andare incontro alle caratteristiche dei giocatori, ma non è detto che si farà anche perché dobbiamo provare. E un altro problema e che in questo periodo un po’ particolare qualcuno non ci sarà. Perdere i giocatori per le Olimpiadi mi rende orgoglioso, ma qualche problema ce lo crea”. A proposito di traguardi, ci pensa però Siviglia a puntualizzare, non prima di aver ringraziato i numerosi tifosi: “Voi siete il cuore pulsante di questa società. Speriamo di fare un buon campionato perché il nostro obiettivo è tornare in Europa”. Belle le nuove maglie: oltre alla classica celeste, con bordini scuri sulle maniche e tessuto a retina, singolari quella nera con colletto – che sarà anche la maglietta per il tempo libero – e sgargiante quella gialla. Carrizo – che ad ogni mossa sollevava un coro di tifosi - potrà contare come prima maglia su un verde sgargiante. Dalle 15.00, poi, l’assalto al negozio della Lazio: una lunga fila di appassionati ha atteso il proprio turno per assicurarsi i nuovi prodotti Puma targati S.S. Lazio. Mentre a Valmontone si festeggiava, c’era chi comunque cercava di spegnere ad ogni costo il fuoco dell’entusiasmo: alcune agenzie – poi immancabilmente riprese dai maggiori quotidiani (alcuni dei quali sembra che non aspettino altro che creare ingiustificati allarmi nel mondo Lazio) - hanno subito incluso il nome di Carrizo nella mega inchiesta sulla falsificazione dei passaporti comunitari in Argentina. Ma ci voleva proprio poco a ricordare che la Lazio ha atteso un anno per poter tesserare il portiere e proprio da extracomunitario?
Alessandro Staiti

giovedì 10 luglio 2008

Zárate: "Spero di Spero di ripetere qui quello che ho fatto in Argentina"


Oggi a Formello è stato presentato alla stampa Mauro Matias Zárate. Il ventunenne attaccante argentino (è nato il 18 marzo 1987 ad Haedo, Moron Partido in provincia di Buenos Aires) dal 2004 al 2007 al Velez Sarsfield ha segnato ben 28 gol in 75 presenze. Nel 2006, a soli 19 anni, ha condiviso con Rodrigo Palacio del Boca Junior il titolo di capocannoniere del Campionato di Apertura argentino con 12 gol. Sì è diplomato campione del mondo con la nazionale under 20 a Toronto nel 2007 segnando il gol della vittoria nella finale contro la Repubblica Ceca. Zárate, piuttosto timido ma sicuro di sé, ha scelto la maglia n.9: “Ho un buon dribbling, vado in profondità e posso sfruttare la mia velocità. Nel campionato italiano è fondamentale aprire gli spazi, con le mie caratteristiche posso riuscirci. Il mio peggior difetto? Sono molto innamorato del pallone, devo cercare di darlo via prima. Come mai alla Lazio? Mi volevano molte squadre, ma nessuna ha fatto quello che ha fatto la Lazio e per questo ho deciso di venire qui. So che sarà difficile ambientarsi ma non ho paura. A chi assomiglio? Come caratteristiche sono molto simile a Palacio. In un ideale tridente preferisco partire da destra, anche se posso giocare in tutti i ruoli in attacco. Rocchi e Pandev li conosco, faremo bene insieme". Il presidente Lotito, che ha illustrato le caratteristiche del neo attaccante laziale, ha annunciato che da domani 11 luglio Cristian Ledesma sarà un cittadino italiano e ha confermato il passaggio di Igli Tare dal campo ai quadri dirigenziali: "È la persona di cui avevamo bisogno per fare da raccordo tra lo spogliatoio e la società. Parla cinque lingue e ha ottimi rapporti con tutti i compagni".
Alessandro Staiti

mercoledì 9 luglio 2008

Riflettendo sulla passione


Ieri pomeriggio, 8 luglio 2008, si è tenuta la presentazione del libro “Lui era mio papà” scritto da Stefano Re Cecconi con il prezioso ausilio di Sandro Di Loreto e la prefazione di Walter Veltroni, edito dalla Reality Books. Non è questa l’occasione per parlare della Lazio, ma di altro: di passione, dei tempi che sono trascorsi con mutamenti drammatici, non sempre positivi. Alla libreria Dehoniana di Via della Conciliazione, a Roma, si è andati oltre la presentazione di un bellissimo libro. Si è parlato di giovani che muoiono in modo assurdo e che rimarranno giovani per sempre. Si è parlato di momenti di vita trascorsi assieme, nello spogliatoio, nella quotidianità al di fuori del calcio. Impossibile non provare un brivido mentre Mauro Mazza, Guido De Angelis, Felice Pulici, Pino Capua, Stefano Re Cecconi, Sandro Di Loreto, Toni Malco, Gianni Elsner raccontavano da differenti e personali prospettive la storia di questo angelo biondo che solcava il campo assieme ai compagni, infiammando i cuori e animando le speranze, e che poi è scomparso d’improvviso. Forse in poche occasioni laziali è stato possibile riunire nuovamente tutte quelle persone attorno a un ricordo, a un esempio, a una celebrazione. Attorno a una passione che oggi non è più la stessa. Perché ieri si è parlato di una passione e di un calcio che non c’è più e che il libro di Stefano, ricordando il papà, fa rivivere con una forte emozione. Oggi tifosi, mass-mediologi, giornalisti sono diventati tutti esperti di tecnica, di moduli, di borsa, di contratti, di regole, di comunicazione e di pettegolezzi. Niente di male, peccato che tutte queste informazioni tecniche abbiano tolto il posto alla passione. C’è stata una vera e propria invasione di campo! Perché ieri, tutta quella gente riunita non celebrava soltanto la morte assurda di un ragazzo di 28 anni, campione in campo e giusto nella vita, ma soprattutto una passione, un modo di vivere le cose che oggi, per vari motivi, è andato perduto. Perché prima essere tifosi significava stare assieme per qualcosa a cui si sentiva di appartenere: non c’era tracotanza, presunzione, contestazione come unico stile di vita. Non c’era la richiesta di campioni ad ogni costo, non c’era la richiesta della vittoria come unica ragione della passione. Si stava insieme per condividere un piacere, un dispiacere, un ideale. Si stava insieme per stare insieme, uniti da un simbolo o da una scusa. L’importante era stare insieme. C’era più ingenuità, più innocenza nel provare una passione. Oggi si tende a prendere le parti di qualcuno o di qualcosa, a diventare faziosi (che non è propriamente provare una passione) per sentirsi i migliori, i più forti o, peggio, per sentirsi tanti. Ma si è perduto il cuore: che non chiede, che vuole soltanto battere, e battere all'unisono con altri cuori. Questa anche è stata la perdita di Luciano Re Cecconi: per gli amici, per i tifosi della Lazio e gli appassionati di calcio, questa è stata la perdita, dopo ben 31 anni, del volto più sincero della passione, e del calcio in generale. I tempi cambiano, i costumi si trasformano. Ma quando si trasformano - fino a perdere di senso e diventare irriconoscibili - i modi e le ragioni dell’amore, che ragioni non ha, forse una riflessione ha un senso. Oggi non si ama più per l’amore in sé. Oggi, forse, non si ama.
Alessandro Staiti

La presentazione di Juan Pablo Carrizo, nuovo portiere della Lazio.


Lunedì 7 luglio è stato fianlmente il giorno di Juan Pablo Carrizo. Il campione argentino che ha conquistato lo scudetto con il River Plate, dopo un anno dall'annuncio e diverse traversie burocratiche, approda in biancoceleste. Juan Pablo Carrizo ha carisma. Unisce l'umiltà del giovane alla sicurezza del professionista esperto. Non a caso è giudicato uno dei migliori portieri in circolazione. Le parole del nuovo portiere biancoceleste sono state ormai rese note dai maggiori mezzi di informazione, non è il caso di riportarle anche in questa sede. Al termine della presentazione, una scena che a Formello non si vedeva da molto tempo. Una folla di tifosi era assiepata ai cancelli e scandiva cori per Juan Pablo. Carrizo ha chiesto di poter scendere per poter abbracciare e ringraziare tutti, firmando numerosi autografi. Un bell'inizio. Auguriamo a lui e alla Lazio un futuro ricco di soddisfazioni e di successi.
Alessandro Staiti