mercoledì 21 novembre 2007

L’Italia batte la Scozia 2-1 e si qualifica agli Europei 2008

Ironia della sorte: ti qualifichi con una bella partita, combattuta con muscoli e fair play, e fai un favore a quell’antipatico di Domenech. Per lo meno d’ora in poi il commissario tecnico della Nazionale francese farà attenzione a dire che l’Italia gioca per pareggiare. Battendo l’orgogliosa Scozia, l’Italia spiana la strada alla Francia, ormai matematicamente qualificata. Italia a tre punte, con Di Natale, Toni e Camoranesi, il centrocampo a tre tutto milanista (Gattuso, Pirlo e Ambrosini), in difesa Panucci a destra accanto a Cannavaro, che raggiunge Dino Zoff a 112 presenze in nazionale, Barzagli e Zambrotta. McLeish, il tecnico scozzese, schiera una sola punta, McFadden. L’Italia gela subito i padroni di casa: rimessa laterale, il pallone arriva a Di Natale, assist al bacio per Toni che la mette dentro. 0-1, e l’Hampden Park affonda nel silenzio. Dopo solo 2 minuti Camoranesi, su assist di Toni, spara alto. Di Natale all’11’ si fa parare un debole tiro da Gordon, poi Toni, bravo a rubare palla in difesa, si fa deviare in angolo un bel tiro sul primo palo. Al 16’ la Scozia si procura tre corner consecutivi, ma non riesce a centrare il bersaglio neanche al 18’ quando va vicini al pareggio su un altro corner colpito di testa da Hutton. Al 30’ Buffon deve impegnarsi su un rasoterra di Fletcher. Gli azzurri rispondono con convinzione: Toni per Camoranesi, tiro respinto, arriva Ambrosini che colpisce Di Natale che la mette dentro. Azione regolarissima, ma l’arbitro annulla per un fuorigioco di fantasia. La Scozia è potente, molto fisica, non un granché a livello tattico, il suo repertorio è monotematico ma a volte efficace: pressing, velocità, squadra larga sulle fasce. L’Italia si fa soffocare da tanta fisicità, e termina il primo tempo schiacciata in difesa. All’ultimo minuto Pirlo si improvvisa gran colpitore di testa, salvando sulla linea di porta un colpo di testa di Weir, con Buffon completamente fuori dai pali. Nella ripresa è tutt’altro discorso, perché gli azzurri spingono sull’acceleratore, regalando esempi di gran classe perfino con Gattuso, che offre a Di Natale una palla d’oro per essere girata al volo, peccato che sulla traiettoria vi sia un difensore piazzato proprio davanti a Gordon. La botta sveglia la Scozia che al 20’ con Ferguson, in fuorigioco, la mette dentro. Altro errore madornale di Mejuto Gonzales e dei suoi scarsi assistenti di linea. Donadoni tenta la carta Iaquinta per Di Natale, McLeish risponde con Miller per Brown. Il finale è al cardiopalma: Scozia con rabbia tutta in avanti, Italia che ce la mette tutta, ma si vede che è un po’ stanca: Chiellini rileva Camoranesi, poi De Rossi sostituisce Gattuso. Quando sembra che il match debba terminare in parità, ci pensa un grande Panucci nel recupero. A distanza di 3 minuti il difensore giallorosso ci prova ben due volte di testa: la prima volta fallisce, la seconda – al 91’ batte Gordon sugli sviluppi di una punizione. L’Italia si è qualificata con grande merito. L’Italia ha dato alla Scozia una lezione di calcio, ma la Scozia ha dato all’Italia – dilaniata da assurde tragedie – una vera lezione di tifo. Quello vero.
Alessandro Staiti

martedì 20 novembre 2007

Quel che resta del 12° turno di campionato

Nella domenica funestata dalla morte di Gabriele Sandri su quasi tutti i campi si è giocato, con un ritardo simbolico di 10 minuti e il lutto al braccio. Questa la decisione del ministro dell’Interno. È stata rinviata Inter-Lazio su esplicita richiesta del Presidente Lotito per rispetto alla scomparsa del tifoso biancoceleste. Il rinvio del posticipo serale Roma-Parma è invece stato comunicato inopinatamente soltanto alle 18.00, scatenando poi il “sacco” di Roma nelle zone intorno allo Stadio Olimpico da parte di bande di pseudo tifosi. Atalanta-Milan, invece, è stata sospesa dopo pochi minuti: sugli spalti succede di tutto. I soliti pseudo tifosi riescono perfino a sfondare un vetro anti sfondamento con il pesante coperchio di un tombino. E meno male che la legge prevede severi controlli per chi entra nello stadio. Ma un tombino, evidentemente, si nasconde facilmente... Poi le minacce dei più esagitati, riferite a Cristiano Doni che si avvicina alla curva per cercare di sedare gli animi: "Se riprendete a giocare succede qualcosa di grave". Alle 15.51 arriva la decisione del questore: partita sospesa definitivamente. Torna alla memoria quel derby romano non giocato per volere di un manipolo di capi popolo. Chi ci rimette, come sempre, sono i tifosi veri, quelli che vanno allo stadio per stare vicino alla propria squadra e per vedere la partita. La cattiva coscienza del calcio impera.

Fiorentina sconfitta in casa dall’Udinese (1-2). Bella prova, come sempre, dei viola, forse un po’ stanchi per la splendida vittoria (6-1) contro gli svedesi dell’Elfsborg in Uefa, e poco efficaci sotto porta. La squadra di Prandelli domina i primi 20 minuti, con Liverani a dettare gioco in campo. Handanovic deve impegnarsi al 7’ su un bel destro di Semioli. Quagliarella di si fa notare e quando gli arriva sulla testa l’imbeccata perfetta di Pepe da destra non esita a metterla dentro. Bravi i viola a pareggiare quasi subito: Liverani recupera una buon palla al limite, crossa, Handanovic sbaglia l’uscita e Pazzini in tuffo pareggia il conto. Il giovane attaccante si infortuna e nella ripresa viene sostituito da Vieri fin dal primo minuto. La mancanza di Pazzini si fa sentire, e l’Udinese è sempre viva e pericolosa. Al 23’ sull’asse di un perfetto contropiede ad opera di Quagliarella e Pepe, Di Natale sigla la seconda rete bianconera. Poi Di Natale e Asamoah vanno vicini al terzo gol. In chiusura espulso Pasqual per fallo da ultimo uomo.

Altra occasione persa per il Torino che pareggia in casa con il Catania (1-1). I siciliani non hanno mai vinto in trasferta finora e il Toro deve fare a meno di presenze importanti: l’ultimo infortunato è Matteo Sereni, sostituito da Fontana. Rosina, poi, si infortuna agli adduttori dopo pochi minuti e viene sostituito da Malonga. Il Catania approfitta del momento e assedia i padroni di casa, ma Spinesi fallisce clamorosamente di testa su cross di Edusei. Il Toro si scuote, Ventola fa una prodezza in rovesciata ma la traversa gli dice di no. Arriva proprio Malonga e dopo qualche indecisione la scarica in rete. Catania nervoso: al 25’ Spinesi va a terra in area, l’arbitro Stefanini fischia la simulazione, Vargas va ad applaudirlo e rimedia il rosso. Prima di scendere negli spogliatoi la squadra di Novellino crea altre tre occasioni da gol, senza realizzare un bel nulla. Gol mancato, gol subito. Pur in dieci, i rossoblu non mollano e al primo affondo trovano la rete del pareggio con Martinez che segna a porta vuota, con Fontana ingannato da un velo involontario di Spinesi. Sul bagnato quasi sempre piove, e Di Michele – rientrato da appena due giornate – subisce una brutta torsione al ginocchio dopo che Polito gli frana addosso. Applausi al calciatore del Catania che a fine partita, come primo gesto, va immediatamente a informarsi delle condizioni dell’avversario.

A Parma la Juve rimonta dopo essere andata sotto di due gol, ma Iaquinta si vede annullare dall’arbitro Gava un gol regolarissimo. Termina 2-2, e la Juve avrebbe meritato la vittoria solo per il carattere dimostrato nella ripresa per rimontare. Forse per qualcuno i bianconeri non hanno ancora pagato abbastanza, e le decisioni arbitrali - quelle decisive - sono tutte contro, a prescindere. Il Parma domina ampiamente i primi 45 minuti, forti della spinta sulle fasce di Gasbarroni e Pisanu, complice la peggiore Juventus vista finora, nulla in difesa e assente a centrocampo, a Del Piero e Trezeguet non arriva una palla giocabile. Reginaldo va vicino al gol su cross di Corradi da sinistra, ma Buffon respinge con il petto. Lo stesso ex-viola al 42’ cerca il dribbling in area tra Criscito e Zanetti, quest’ultimo lo tocca e per Gava è rigore, il sesto contro la Juve in questo campionato. Gasbarroni non sbaglia, e il Parma chiude il primo tempo in vantaggio, con grande merito. Nella ripresa Ranieri fa entrare Iaquinta per Del Piero. Ma proprio quando la Juve sembra risvegliarsi subisce il secondo gol ad opera di Pisanu, che si beve Grygera con un magistrale stop di petto e mette dentro di destro. I bianconeri sembrano disfatti, attaccano ma non concludono, Ranieri fa entrare Tiago e Salihamidzic. Legrottaglie accorcia le distanze con un bel colpo di testa su punizione battuta da sinistra proprio da Tiago. La partita si fa più intensa, anche un po’ cattiva, tanto che Chiellini e Morfeo si fanno espellere dopo essersi scambiati reciproche gentilezze. La Juve attacca con convinzione: Iaquinta pareggia su suggerimento di Salihamidzic. Gava poi straborda: espelle Coly (esagerato) e annulla un gol di Iaquinta perfettamente regolare. Così si continua a falsare i campionati.

La prima, storica (ci sono voluti ben 61 anni) vittoria del Livorno all’Artemio Franchi nel sentito derby toscano contro il Siena costa a Mandorlini la panchina. Al suo posto viene richiamato il buon Beretta. Siena disastroso in difesa, becca tre reti nel solo primo tempo dai piedi di Tavano (che sembra aver ritrovato il feeling da bomber), Bergvold e Knezevic. Un minuto dopo il bel diagonale rasoterra di Tavano al 17’, sul quale Elephteropoulos nulla può, l’illusorio pareggio – piuttosto fortunoso – di Maccarone. La sorpresa arriva dal jolly di centrocampo Bergvold, che prima dell’arrivo di Camolese era riserva, mentre Knezevic segna il classico gol del difensore che arriva al momento giusto. Nella ripresa Mandorlini tenta vari aggiustamenti, ma Corvia trova l’opposizione del bravo Amelia. Solo a tempo scaduto Loria segna il gol del 3-2. Ormai è troppo tardi, e il Livorno ha ampiamente meritato il bottino. Bravo Camolese!

La Reggina torna a sorridere con Renzo Ulivieri battendo in casa il Genoa per 2-0. Tanti gli ex in campo: ben 7 si sono scambiati le due maglie nel corso degli anni. Il Genoa, che non sfigura affatto, inizia meglio degli amaranto, con un buon pressing e ripartenze veloci. Modesto non riesce a scendere sulla fascia sinistra, Konko lo fa soffrire. Nel suo momento peggiore, la Reggina trova il solito Amoruso: controllo in area, si libera di Lucarelli e la mette dentro sul primo palo. Il Genoa costruisce gioco, ma non affonda e non riesce a concludere neanche nella ripresa, quando sferra l’assedio ai padroni di casa. Al 32’ Leon imbecca Di Vaio, ma il suo colpo di testa si spegne sul legno. Ancora 3 minuti e questa volta è Joelson a infilare di testa Rubinho. Ancora attacco forsennato del Genoa, ma Sculli fallisce l’occasione per accorciare le distanze da solo davanti a Campagnolo.

Sabato 10 novembre si sono giocati i due anticipi: Sampdoria-Empoli e Palermo-Napoli.

La Sampdoria stende l’Empoli con un secco 3-0, il secondo dopo quello di Cagliari. L’Empoli si fa male da solo con un’autorete in apertura di Giacomazzi. Al 40’ ci pensa Montella, con il solito bellissimo gol. Infine nel finale – con le squadre stanchissime e lunghe in campo – gol di Sammarco.

Spettacolo a La Favorita, dove il Palermo batte il Napoli per 2-1 e si riconcilia con i propri tifosi. Ma la vittoria significa anche per i rosanero un bel salto in classifica a 18 punti, in piena zona Uefa. Protagonista del match Giovanni Tedesco, che con la sua doppietta risolve l’incontro. Il Napoli parte meglio e Fontana è decisivo in un paio di occasioni su Lavezzi, mentre Tedesco e Brienza colpiscono lo stesso legno a distanza di un minuto. Il ritmo è alto, ambedue le squadre vogliono i 3 punti. Nella ripresa si decide tutto: Bogliacino va in gol di testa su assist di lavezzi, un tuffo che gli costa una dolorosa ferita sulla fronte ad opera dello scarpino di Zaccardo. Al 12’ risponde Tedesco di destro, complice una deviazione involontaria di Savini. al 21’ Tedesco raddoppia sugli sviluppi di un corner, bel sinistro. Stadio in delirio. Al 30’ l’arbitro Rosetti vede un mani di Garics in area, ma il suo assistente saggiamente lo corregge e Rosetti si rimangia tutto. Nonostante il forcing disperato, il Napoli non riesce a scardinare il risultato

Alessandro Staiti

lunedì 12 novembre 2007

La morte assurda di un ventottenne.

Muore sul sedile posteriore di una Scenic, mentre si recava con gli amici a Milano per assistere alla partita della sua squadra del cuore, la Lazio. Colpito da un proiettile sparato da un agente della polizia stradale. Accidentalmente, sembra, anche se è davvero inverosimile. Le indagini sono ancora in corso e mentre scriviamo apprendiamo che l'agente sarà indagato per omicidio colposo, ma al di là del doveroso accertamento delle responsabilità e delle dinamiche dell'accaduto, resta il fatto che Gabriele Sandri è stato sottratto all'affetto dei propri cari e dei tanti amici. Due famiglie distrutte: quella di Gabriele e quella dell'agente, commettendo un errore imperdonabile, lo ha ucciso.
Ragazzo allegro e gentile, Gabriele aveva una grande passione, la musica, che lo aveva portato a diventare apprezzato dj nelle più note discoteche nella Capitale e in Sardegna. La notte precedente aveva terminato il lavoro al Piper alle 4 del mattino e alle 6 si era messo in viaggio assieme ai suoi amici per Milano. Poi l'assurdo susseguirsi degli eventi: la lite con un'altra vettura occupata da tifosi juventini (di cui non si sa nulla al momento), la ripartenza alla volta di San Siro e poi il proiettile che buca il finestrino e gli recide la carotide, presumibilmente mentre stava dormendo. Poi la follia del mondo esterno. Mentre il Presidente della S.S. Lazio, Claudio Lotito, chiede immediatamente di non giocare la partita per rispetto alla scomparsa del tifoso, il resto del campionato va avanti. Ma dopo pochi minuti viene sospesa anche Atalanta - Milan per i tumulti e le richieste degli ultras bergamaschi. Rimangono negli occhi le inquadrature dei bambini allo stadio, increduli e tristi per non poter vedere la propria squadra del cuore continuare la partita. Rimangono negli occhi le inquadrature dei teppisti incappucciati che sfondano un vetro antisfondamento. Incidenti, nella notte, a Roma. Il posticipo tra Roma e Cagliari viene rinviato. La curva sud aveva già annunciato che, comunque, non sarebbe entrata all'Olimpico. Ma i teppisti non si fermano: prendono spunto da un episodio che con il calcio c'entra soltanto per circostanze accidentali per scatenare la guerriglia intorno allo Stadio Olimpico e assaltare le caserme delle forze dell'ordine nella zona circostante. Ferro e fuoco, altri feriti, distruzione e sprangate. Il quartiere Flaminio sotto assedio. Non è un bel modo per onorare la memoria di Gabriele Sandri, che non sarebbe stato certo contento di tanta violenza. Perché a Gabriele piaceva la musica, lo star bene insieme alla gente.
Addentrarsi in analisi politiche e sociologiche non riporta in vita Gabriele, e onestamente è davvero difficile comprendere una società che si avvia sempre più verso episodi di violenza efferata. I tempi sono mutati, la mentalità dei governi, delle istituzioni non è pronta a comprendere l'evoluzione (se fossimo moralisti diremmo, ma lo diciamo pur non essendolo, involuzione) di una comunità di persone che adopera la violenza e la distruzione per protestare chissà contro cosa. Il calcio avrebbe dovuto fermarsi. Grave errore non aver bloccato tutte le partite. Anche se il calcio, lo ripetiamo, è quasi uno sciagurato pretesto - proprio per la dinamica degli accaduti - per sfogare odio e violenza inaudite. Caserme assaltate, non era accaduto neanche negli anni di piombo. Questo è terrorismo. Una deriva pericolosissima per la nostra civiltà, per la nostra società.
Chi scrive, e parla soltanto ed esclusivamente a titolo personale, non crede più nelle soluzioni politiche. Le ideologie non hanno salvato il mondo, né lo hanno fatto le religioni. Possiamo diventare esseri umani soltanto se decidiamo di sapere cosa significa essere un essere umano. Conosci te stesso, diceva il saggio. Una voce che grida nel deserto. Giustizia dovrà essere fatta.
Riposa in pace Gabriele. Siamo vicino alla tua famiglia e a tutti i tuoi amici.
Alessandro Staiti

Scompare a 85 anni Nils Liedholm, il Barone

Niels Liedholm si è spento il 5 novembre scorso nella sua tenuta agricola a Cuccaro Monferrato, in provincia di Alessandria. 85 anni, svedese, ex calciatore del Milan ed ex allenatore dei rossoneri e della Roma era soprannominato "il Barone" per lo stile che lo ha sempre contraddistinto. Assieme ai connazionali Gren e Nordhal formava nel Milan il mitico tridente Gre-No-Li. Con i rossoneri vinse 4 scudetti realizzando 81 gol in 359 partite. Centrocampista arretrato, si impose all'attenzione dei grandi club professionistici (in Svezia all'epoca il calcio era soltanto amatoriale) vincendo con la propria Nazionale l'oro alle Olimpiadi del 1948. Nel 1963 intraprese la carriera di allenatore sedendo sulle panchine di Milan, Verona, Monza, Varese, Fiorentina e Roma, e conquistando 2 scudetti, uno con il Milan nel 1979 l'altro con la Roma nel 1983. Era la Roma del presidente Viola, dei campioni Falcao, Di Bartolomei e Conti.
Calcio in Rete lo ricorda come esempio di grande umanità e professionismo.

In Champions vince l’Italia. Volano Lazio, Milan, Inter. Pareggio d’oro per la Roma a Lisbona.

La Lazio incontra il Werder Brema all’Olimpico: deve riscattare un periodo negativo e l’unica sconfitta in Europa nelle partite di andata, quella con i tedeschi per l’appunto. Gli infortuni sono la realtà costante dei biancocelesti in questo periodo: anche Pandev è ai box per una contrattura muscolare, mentre Behrami ritorna esterno di difesa dopo un fastidioso ascesso tonsillare che lo ha fatto dimagrire di quattro chili. Rossi si gioca la carta Meghni dietro a Rocchi e Makinwa. Mossa ispirata, perché il francese si rivelerà il vero asso nella manica. Il Werder, dal canto suo, ha due assenze importanti: il nazionale Frings e quel Sanogo che ha punito la Lazio in Germania. La Lazio parte a mille: nei primi 45’ crea domina il gioco e nei primi 20’ crea almeno 4 occasioni da gol, malamente sprecate da Zauri (che al momento del tiro, deviato in corner da Wiese, si infortuna e deve cedere il posto a De Silvestri), da Meghni (che spara alto sulla traversa), da Stendardo che di testa appoggia sulle mani del portiere, e da Makinwa che solo davanti a Wiese gli tira addosso. Nella ripresa il Werder entra in campo con maggiore determinazione, ma proprio nel momento peggiore della Lazio arrivano i gol di Rocchi. Il primo su rigore: Meghni viene malamente atterrato in area dal gigantesco Naldo e Rocchi va sul dischetto. Non è un rigorista provetto, tira centrale, Wiese para ma il pallone gli sfugge, arriva Rocchi in spaccata e la mette dentro. Il secondo è un capolavoro di Meghni, sicuramente il migliore in campo. Lancio ispirato dalla metà campo che innesca lo scatto di Rocchi: delizioso colpo da sotto e gol. La reazione dei tedeschi è fiera, e la Lazio potrebbe portare a casa la vittoria tonda se a pochi minuti dalla fine Cribari non viene espulso per un fallo da rigore che Diego trasforma, per poi essere anch’egli espulso nel finale per proteste. La Lazio stringe in denti e alla fine porta a casa due successi: la prima vittoria in Champions League con un risultato speculare a quello dell’andata (2-1) e la scoperta di un campione chiamato Meghni.

Il Milan ripete il folle copione che la vede ormai in crisi in campionato e devastante in Champions. Con la complicità di Filippo Inzaghi, come al solito. Fa molto freddo a Donetsk, e nel primo tempo sembra che Milan e Shaktar si accontentino del pareggio. Gli ucraini si rendono pericolosi nonostante il ritmo blando, e mancano il gol con Chygrynskiy che colpisce centralmente e dopo la mezzora con Srna che si vede deviare con grande perizia da Dida un diagonale al veleno. Dopo appena 5’ nella ripresa Fernandinho scuote i rossoneri, che pochi minuti dopo accelerano e colpiscono il palo con Ambrosini. Al 18’ della ripresa Ancelotti cala l’asso vincente: Inzaghi al posto Gilardino, troppo isolato là davanti come il suo connazionale avversario Lucarelli, totalmente in ombra. A Pippo bastano solo sette minuti per piegare i padroni di casa. Prima va in gol sfruttando la solita verticalizzazione perfetta di Pirlo, poi controlla magistralmente in area e serve a Kakà la palla del 2-0. Il brasiliano restituisce a Pippo il favore e in contropiede gli offre l’occasione del 3-0 che arriva a tempo scaduto.

Pazza Inter, come canta l’inno della squadra. Prima va in svantaggio di due gol con il Cska di Mosca, in due minuti rimonta e poi stravince con altri due gol. In uno stadio non certo pieno, i Campioni d’Italia regalano la prima mezzora di gioco al Cska, che di russo ha ben poco con gente come Dudu, Carvalho, Jo e Vagner Love, che impiega solo 8’ a sfuggire a Samuel e Cordoba. Poi, durante un contropiede fulmineo fa sponda per Jo che al 23’ insacca con un missile di sinistro. Dopo 8’ Vagner Love riceve un assist da Carvalho, si beve Cordoba e Dacourt e spara un bolide di sinistro che mette sotto choc i nerazzurri. Ma la squadra di Mancini non si perde d’animo e in 2 minuti e mezzo riporta il risultato in parità con Ibrahimovic e Cambiasso. Che nella ripresa va in raddoppio su un finissimo colpo di tacco di Cruz. La serata delle meraviglie non è terminata, perché Ibrahimovic vuole ancora stupire: salta Grigoriev con un controllo da paura e mette sotto l’incrocio di potenza. Il resto è controllo del risultato (4-2), mentre a Suazo non riesce per poco di segnare la quinta rete.

Una Roma modesta riesce fortunosamente a pareggiare a Lisbona. Non è la solita storia delle distrazioni o dei gol mancati sotto porta. È che lo Sporting Lisbona la domina sul piano del gioco, impartendole una lezione di calcio. I giallorossi soffrono ancora per le assenze di Totti, Taddei e Aquilani e per gli infortuni rimediati sul campo (Tonetto nel pre-partita e Mexes durante la gara). In realtà la Roma è anche brava a interpretare l’altro ruolo: di solito è lei a fare la partita, questa volta devono subire chi la partita la sa fare, anche molto bene. E allora fuori l’opportunismo, la cattiveria. Partono forte i giallorossi con Cassetti che segna un grandissimo gol di interno destro. La reazione dei portoghesi è di gran classe, grazie ai piedi dei vari Moutinho , Romagnoli, Liedson e Veloso. Doni poi non sembra in gran serata: su un missile di Abel non trattiene e sull’insistenza di Liedson la mette nella propria rete. Ma l’arbitro belga De Bleeckere vede il fallo dell'attaccante sul portiere. Il pareggio è rimandato di poco: è proprio Liedson a firmarlo su un assist involontario di Mexes, che forse non si capisce con Doni in uscita bassa. I portoghesi ci prendono gusto e fanno il tiro al bersaglio con la porta dei giallorossi: prima Djalo di testa, poi Moutinho dal limite, ambedue fuori di poco. Nella ripresa la Roma si ritrova senza Mexes, infortunato nello scontro con Doni e sostituito da Ferrari. Sembra reagire meglio ma passa nuovamente in svantaggio ad opera del solito Liedson, questa volta a segno di testa sugli sviluppi di un corner, complice la disattenzione di Juan. Tutto sembra perduto quando arriva la fortuna a dare una mano a Spalletti: Pizarro sullo scadere tira una bordata di destro piuttosto velleitaria, ma la deviazione di Polga la spinge in rete. Finisce così 2-2 e con la qualificazione più vicina per i giallorossi.

Da sottolineare che Milan e Roma hanno giocato con il lutto al braccio per la morte del grande Niels Liedholm, avvenuta il 5 novembre.

Alessandro Staiti

domenica 11 novembre 2007

La Fiorentina sorpassa la Roma, Lazio suicida all’Olimpico. Inter e Juve in parità.

Nell’anticipo pomeridiano all’Olimpico la Lazio fa harakiri contro la Fiorentina (0-1) che – grazie al pari della Roma a Empoli – sale al secondo posto. Del match romano resta poco da commentare: una partita scialba che viene risolta al 19’ con un gol a porta vuota da Pazzini. Un gol che alla moviola si rivelerà irregolare perché il cross di Pasqual, che Cribari improvvidamente passa a Ballotta di testa, è uscito di circa mezzo metro sulla linea del fallo laterale. Nessuno se ne accorge, pare, neanche il quarto uomo Pantana che è a pochissimi metri. Dopo il colpo di testa del centrale di difesa biancoceleste, Ballotta compie il capolavoro: nel tentativo di evitare il corner, fa perno sul pallone sulla linea di fondo, si gira di 180° pancia a terra e se lo fa sfuggire scivolando sul tappeto pubblicitario della TIM. Pazzini è lì, pronto ad approfittarne e a metterla dentro. L’episodio in sé racchiude lo spirito che aleggia intorno alla Lazio. Va tutto storto, non si protesta neanche per un pallone ormai in fallo laterale, sbaglia anche una colonna come l'ottimo Ballotta. Rocchi prova a pareggiare al 39’ ma il suo tiro è deviato dalla difesa viola. La Lazio è decimata dagli infortuni e poco tranquilla, la sua reazione è sterile, Frey deve impegnarsi salvando su Mutarelli al 36’ del secondo tempo. La Fiorentina, stanca per l’impegno in UEFA ma molto ben messa in campo e tenace nel mantenere l’imbattibilità in tutte le competizioni, si fa notare con il solito Pazzini che colpisce la traversa al 29’ della ripresa. A tempo scaduto Mutarelli viene espulso per aver rivolto una frase ingiuriosa contro Dondarini, che fischia un fallo inesistente. Gesto sbagliato che costerà al mediano laziale una squalifica da record: ben tre giornate, in attesa del ricorso della società. È il quarto uomo Pantana a riferire all’arbitro dell’insulto di Mutarelli. Lo stesso Pantana che in veste di arbitro, a Livorno nello scorso campionato, sanzionò soltanto con un cartellino giallo Lucarelli, accorrente da centrocampo per punire con una gomitata volontaria a gioco fermo Pandev, colpevole di esultare dopo il gol del vantaggio. Stranezze del mondo arbitrale.

Il Milan rimane ancora a secco a San Siro: 0-0 con un Torino pericoloso, in cui si distinguono Di Michele al ritorno dopo la lunga squalifica e Sereni tra i pali. I rossoneri sprecano l’impossibile: prima con Gilardino (doppio errore), poi con Kakà e Inzaghi. Curioso che Ancelotti sostituisca Seedorf - nel suo momento migliore – con Gourcuff. È vero però che Novellino ha messo in campo un Toro agguerrito, con Rosina imprevedibile e Di Michele in gran movimento. Enigma Milan.

La Roma si ferma e Empoli (2-2). Un primo tempo brillante, in cui la squadra di Spalletti sembra poter fare a meno anche di Totti, Panucci, De Rossi e Taddei. Due gol da manuale ad opera di Giuly e di Brighi su assist di Mancini, che festeggia le 200 presenze nel campionato italiano ma si divora il terzo gol davanti a Bassi, uno dei migliori in campo dei toscani. L’Empoli è agguerrito e Marianini per poco non va in gol nei primi minuti. Poi i valori in campo dimostrano la superiorità della Roma, fluida e veloce sulle fasce. Fino al 15’ della ripresa, quando arriva il bolide di Vannucchi dai 30 metri che si infila sotto l’incrocio. Ultima mezz’ora di fuoco, con la Roma che subisce troppo gli avversari e soprattutto sbaglia ancora con Vucinic che all’89’ manda a lato da solo davanti al portiere. Gol fallito, gol subìto: la legge è impietosa e Giovinco bravo (e fortunato) al 91’ a metterla sotto l’incrocio dei pali, forse con Doni non piazzato a perfezione. Nonostante la rosa più nutrita, sembra che la Roma conservi uno dei difetti dello scorso anno. Gioca un’ora a partita. Inoltre prende molti più gol. Anche se Juan è centrale di gran classe, forse la difesa giallorossa risente ancora della cessione di Chivu. Se vuole gareggiare per lo scudetto dovrà cambiare atteggiamento.

Il cosiddetto derby d’Italia tiene con il fiato sospeso fino alla fine. Inter - Juventus termina 1-1 e coinvolge per lo spettacolo. Al 41’ i nerazzurri passano in vantaggio con il solito Cruz che approfitta di un buco centrale della difesa juventina e infila Buffon. Fino a quel momento l’Inter ha fatto sfogare l’avversario, una Juve orgogliosa e agguerrita, messa bene in campo da Ranieri. Si distinguono Palladino e Del Piero, pericoloso su una punizione da sinistra, che Julio Cesar sventa in angolo. Prima dello scadere Ibrahimovic fallisce per un pelo il raddoppio. Nella ripresa i bianconeri sono ancora più agguerriti, ma mostrano qualche incertezza nella manovra. Sono ancora i milanesi ad andare vicini al 2-0 con una bella punizione di Chivu: respinta di Buffon sulla quale Cambiasso mette dentro, ma è in fuorigioco e la rete viene giustamente annullata. Cambi: nella Juve fuori Nedved per Iaquinta e Del Piero per Camoranesi, nell’Inter dentro Suazo per Cruz, mentre Figo si infortuna su intervento di Nedved (frattura del perone, si scoprirà il giorno successivo) e viene rimpiazzato da Burdisso. La gara si fa avvincente, l’Inter sfiora il gol con Ibrahimovic e Suazo, la Juve con Trezeguet. Al 32’ Camoranesi – su ottima sponda di testa di Iaquinta – la mette alla spalle di Julio Cesar. Juve e Inter in competizione per il primo posto?

Spettacolo tra Genoa e Palermo (3-3) al Marassi. Ne escono moralmente sconfitti i padroni di casa, raggiunti a tempo scaduto da un gol di Amauri. Partita di grande intensità, le due squadre giocano a viso aperto, il Palermo è il primo a salire in cattedra con Cavani, che all’8’ è abile nel metterla dentro, complice uno scellerato errore difensivo di Bovo. La reazione rossoblu è feroce, Borriello (il più scatenato, reclama un rigore per atterramento da terga che l’arbitro non concede), Leon e Sculli trovano sempre un miracoloso Fontana insuperabile tra i pali, con la collaborazione di Zaccardo leader della difesa palermitana. La ripresa è mozzafiato: Fontana di supera deviando in corner un missile di Juric, ma al 14’ capitola su una parabola da manuale di Leon. Il Palermo reagisce con una cavalcata paurosa di Cavani per le vie centrali, fermata con un contrasto in area. Gervasoni non concede il rigore, il direttore sportivo del Palermo è di parere opposto e viene espulso. Il Genoa domina, Leon raddoppia dopo un bel dribbling. Tra i rosanero entra Brienza per Diana ed è fatale, perché coglie l’attimo e la mette dentro deviando di testa un cross di Simplicio. Ma il Genoa dilaga: Borriello segna la rete del 3-2 raccogliendo un suggerimento perfetto di Konko. La vittoria sembra raggiunta, quando al 91’ un errore della difesa rossoblu permette ad Amauri di metterla dentro di testa, sulla solita punizione di Simplicio.

Cagliari umiliato dalla Sampdoria con un secco 0-3. Sblocca il risultato Volpi al 33’ con un gol da cineteca: tiro al volo da fuori di straordinaria potenza e bellezza. Il secondo gol è di Caracciolo, fortunato nel ribadire in rete una conclusione di Bellucci respinta da Fortin. Quando arriva il terzo gol di Maggio al 44’ la partita è virtualmente terminata. Il Cagliari, con il solo Matri in attacco, poco supportato da Foggia sulla destra, affonda inesorabilmente e non rialza più la testa.

Il Catania esce sconfitto in casa (1-2) grazie a una doppietta di Langella che fa guadagnare il sesto posto in classifica all’Atalanta. Partono bene i siciliani con Martinez e Mascara ma il pericolo arriva da nerazzurri con Ferreira Pinto che si vede deviare in angolo un gol fatto da Stovini. Poco dopo è Carrozzieri a sparare alto dopo una mischia in area catanese. Il crollo arriva dopo pochi secondi, Doni offre una palla d’oro a Floccari a centro area, Sottil sbaglia l’anticipo, la punta nerazzurra lo salta ma il difensore lo stende. Rigore sacrosanto, che lo specialista Doni fallisce nel tentativo di metterla nell’angolino basso. La partita si decide in pochi minuti nella ripresa: al 12’ Doni serve bene Langella che mette dentro dopo una respinta. Due minuti dopo ancora i 2 nerazzurri protagonisti con la difesa siciliana spiazzata, Langella segna il raddoppio. Il Catania è stanco, il campo pesante, Spinesi riesce ad accorciare le distanze con un bel destro su assist di Martinez. Finale tutto siciliano, ma la squadra di Baldini non crea più azioni da gol. Langella superstar.

Alessandro Staiti

venerdì 2 novembre 2007

Un bel derby romano. L’Inter sempre capolista.

Il derby capitolino torna in giallorosso. La Roma riesce a prendersi la rivincita sulla secca sconfitta dello scorso anno (3-0) ma non umilia la Lazio. Assenze importanti per ambedue le squadre, che pesano maggiormente per i biancocelesti: a parte Totti e Aquilani, la più importante per la Roma è l’indisponibilità di Taddei. In casa Lazio invece mezza squadra titolare è in infermeria: Siviglia, Behrami, Mauri, oltre che sostituti utili come Del Nero. Tuttavia Delio Rossi mette bene la squadra in campo, tanto che Rocchi all’11’ del primo tempo è già in gol: su ottimo passaggio smarcante di Pandev, stop di tacco e destro a infilare Doni in diagonale con Mexes che resta a guardare. La Roma si sveglia e Vucinic suona la carica: alla sua prima incursione, ormai dal solo in area, si fa ipnotizzare da Ballotta che gli si oppone con bravura e reattività. Alla seconda però non sbaglia: bella triangolazione con Mancini e poi dentro di piattone sinistro, complice una difesa biancoceleste a dir poco in bambola. Dopo un paio di pericoli da ambo le parti ad opera di Mancini e Pandev, arriva il raddoppio romanista: Mancini fulmina Ballotta dopo un veloce scambio con Mexes e la difesa laziale in superiorità numerica ma incapace di agire con prontezza. Nella ripresa Rossi schiera Meghni in sostituzione di Manfredini, riportando Mutarelli sulla linea mediana. Pandev si rende pericoloso con una buona incursione, ma è la Roma ad andare in gol per la terza volta con Perrotta. Ballotta gli impedisce dapprima di segnare di testa con un guizzo felino, ma poi viene superato: pallonetto del romanista a scavalcarlo e gol a porta vuota. A questo punto la Lazio potrebbe prendere altri 2 o 3 gol, perché spavaldamente continua a spingersi in avanti, e lasciare il contropiede ai giallorossi è a dir poco presuntuoso, perché le ripartenze della squadra di Spalletti sono fulminanti. È sempre Ballotta a salvare il risultato, superandosi in più di un’occasione. Al 24’ del secondo tempo la Lazio trova lo spunto per accorciare le distanze: Meghni innervosisce i difensori romanisti con i suoi dribbling e viene atterrato. La punizione è affidata a Ledesma, l’altro vero eroe laziale della serata assieme a Ballotta. L’argentino è rientrato a tempo di record da una fastidiosa operazione al menisco esterno e sta reggendo la partita alla grande: la sua punizione è un capolavoro di balistica che si va stampare con potenza sotto la traversa. Doni resta a guardare. Sono venti minuti di sofferenza per i giallorossi quelli finali: la Lazio ci prova a tutti i costi a riagguantare un pareggio, ma non ci riesce. Pesa il maggior tasso tecnico della Roma: i suoi difensori sono molto bravi nell’anticipare gli avversari, Juan è una meraviglia. La Roma si ritira anche al completo in area per difendere il risultato fino al fischio finale. Recriminano i biancocelesti un calcio di rigore, nel primo tempo, per l’atterramento di De Silvestri in area. Resta il dubbio. Inoltre Vucinic, già ammonito per essersi tolto la maglia in occasione del gol, rischia il secondo giallo e dunque l’espulsione quando si lascia cadere platealmente in area dopo un contatto con Ballotta, ma l’arbitro Rocchi sorvola. Infine, lo stesso arbitro – né il suo assistente di linea - che non ha mai favorito i biancocelesti soprattutto dopo le vicende di calciopoli, non vede il fuorigioco di rientro di Vucinic in occasione del gol del pareggio giallorosso. Episodi che giustamente sanzionati avrebbero potuto incidere sulla gara, così come la presa di Ballotta con i piedi in area ma con le mani oltre la linea sulla discesa dell’attaccante montenegrino. I calciatori di Roma e Lazio sono scesi con il lutto al braccio per il terribile episodio di cronaca che ha visto vittima una donna massacrata da un romeno a pochi chilometri dallo stadio Olimpico. Esemplare il comportamento dei tifosi, che questa volta hanno dimostrato correttezza e maturità, permettendo al derby di svolgersi nel miglior modo possibile. Meno fair play dal parte del capitano romanista, che anche quando vince ci tiene a provocare i laziali: “Sono contento. Gli scudetti si vincono con le piccole” ha dichiarato Totti a fine partita. “Ancora una volta non si è smentito per la sua poca intelligenza” la replica di Zauri. "Dico solo che ci vuole anche un po' di intelligenza e chi ce l'ha la deve adoperare", ha aggiunto Ballotta. Più equilibrate le parole di Spalletti: “La differenza l'hanno fatta solo i gol, la partita è stata equilibrata. In campo ci sono state due squadre che sanno dare confidenza alla palla.” – ha detto il tecnico di Certaldo a Sky – “Anche la Lazio ha giocato una buonissima partita: qualche colpo di qualità in più ce l'ha la mia squadra, ma non è detto che ciò ti comporti un vantaggio. Il loro primo gol rappresenta la sintesi del loro gioco. E poi il rombo di giocatori in mezzo al campo, tutti palleggiatori, ti crea sempre problemi”. Delio Rossi, ancora in silenzio stampa, ha lasciato a Zauri il posto in sala stampa: “La classifica è bugiarda, anche perché questa squadra non merita una posizione simile, e ne sono convinto. Ma sono sicuro che sapremo reagire in fretta. Dobbiamo farlo a tutti i costi già sabato prossimo con la Fiorentina, altrimenti sarà dura, visto che dopo c’è anche l’Inter. La Champions una distrazione che può fare male? Assolutamente no, è un sogno e vogliamo arrivare più avanti possibile”.
Per la Roma dunque secondo posto in classifica confermato e un calendario che si preannuncia piuttosto in discesa a partire da domenica a Empoli, sempre che la squadra di Spalletti non tradisca le aspettative. La Lazio invece attende sabato la Fiorentina in casa, e dovrà far punti per non cominciare a preoccuparsi della classifica.

L’Inter liquida il Genoa con un secco 4-1 anche se nel corso del primo tempo il Genoa dà parecchi pensieri ai nerazzurri. Cordoba sblocca il risultato all’8’, nella ripresa raddoppia Cambiasso e poi si assiste alla fiera dei gol mancati soprattutto in casa interista con Crespo e Cesar. Il Genoa raggiunge il 2-1 con una bella combinazione Figueroa - Konko che l'ex Crotone mette dentro di precisione. Ma è un attimo: entra Suazo e, complice De Rosa, gli permette di segnare il primo gol in campionato. Chiude Cruz su rigore.

Il Milan ritrova i gol e Gilardino, proprio come contro la Lazio, al Marassi nel match che la oppone alla Sampdoria. 5-0 è un risultato secco e pesante e i gol arrivano a raffica tutti nel secondo tempo. Doppietta di Gilardino, poi si aggiungono Kakà, Gourcouff e Seedorf.

Anche la Juve liquida l’Empoli con un risultato netto, che non lascia adito ad alcun dubbio: 3-0 e soprattutto tripletta di Trezeguet. E meno male che il bomber francese non è gradito nella sua nazionale! Una follia.

Il Livorno si impone contro la Reggina con un bel 3-1, prima vittoria in campionato, che costa la panchina a Ficcadenti, sostituito da Renzo Ulivieri. Reti di Pulzetti, autorete di Valdez e infine Rossini. Amoruso sigla il momentaneo pareggio per i calabresi.

A Firenze sfortunato il Napoli che perde per 1-0 contro una Fiorentina arrembante e sempre più in crescita: i viola ritrovano il miglior Bobo Vieri, ma Sosa si vede annullare un gol regolare dopo averne mancato un paio che gridano vendetta.

Il Palermo con il solito Amauri riacciuffa in casa il pari contro un Parma (1-1) che domina la partita. Gli emiliani meritavano molto di più dopo essere passati in vantaggio al 3’ con Morrone.

Floro Flores e Inler garantiscono 2 ottime reti all’Udinese che bloccano nuovamente il Torino. Ventola riesce ad accorciare le distanze, ma il pareggio non arriva. Termina 2-1 e Sereni deve fari i miracoli per salvare la rete dagli attacchi di Floro Flores e Di Natale.

Siena – Catania termina sull’1-1 ma Maccarone sbaglia ancora una volta un rigore. Mandorlini ha le ore contate, confermato fino a domenica, anche se a sbagliare sono i suoi calciatori davanti alla porta. Le reti di De Ceglie e di Vargas, che gela i toscani nella ripresa.

Alessandro Staiti