mercoledì 26 dicembre 2007

Risultati del 17° turno di Serie A

Inter-Milan 2-1
Fiorentina-Cagliari 5-1
Juventus-Siena 2-0
Livorno-Atalanta 1-1
Napoli-Torino 1-1
Palermo-Lazio 2-2
Reggina-Catania 3-1
Udinese-Empoli 2-2
Genoa-Parma 1-0
Roma-Sampdoria 2-0

Risultati del 16° turno di Serie A

Atalanta - Palermo 1-3
Cagliari - Inter 0-2
Catania - Udinese 2-0
Empoli - Genoa 1-1
Lazio - Juventus 2-3
Milan - Livorno (recupero il 13 febbraio 2008)*
Parma - Reggina 3-0
Sampdoria - Fiorentina 2-2
Siena - Napoli 1-1
Torino - Roma 0-0

* Milan a Yokohama in Giappone al Mondiale per Club della FIFA, vinto per 4 a 2 contro gli argentini del Boca Juniors.

Coppa Italia – Andata degli ottavi di finale: bene Empoli, Cagliari, Inter, Lazio e Torino. Roma, quarti a rischio.

EMPOLI - JUVENTUS 2-1
Doppio vantaggio dell’Empoli con Pozzi di testa al 19‘ del primo tempo e Abate al 3‘ della ripresa. Dubbi sul primo gol: forse la palla non ha varcato la linea della porta. La partita si innervosisce a al 16‘Almiron si fa espellere: prima abbatte Giovinco e poi continua a protestare. Iaquinta accorcia le distanze al 36‘ del secondo tempo raccogliendo una buona punizione di Del Piero.

ASCOLI - FIORENTINA 1-1
Fiorentina ancora piuttosto spenta. I gol arriva al 30’ dagli sviluppi di un in angolo battuto da Osvaldo: Kroldrup supera Vremec. Nella ripresa, al 34', arriva il pareggio dei padroni di casa con un bel tiro al volo di Guberti.

CAGLIARI-SAMPDORIA 1-0
Il Cagliari torna alla vittoria dopo un digiuno di oltre due mesi. Spazio alle seconde linee in entrambe le squadre: nel primo tempo meglio i padroni di casa con Mancosu e Larrivey tra i più attivi in campo. La rete del vantaggio arriva a circa un quarto d'ora dal termine con Matri, subentrato da pochi minuti a D'Agostino. Bonazzoli vicino al pareggio in un paio di occasione nel finale.

UDINESE-PALERMO 0-0
Da segnalare solo il legno del palermitano Jankovic al 34' su lancio di Simplicio da centrocampo. Il serbo stoppa da posizione non facile e di collo piede colpisce in pieno la traversa.

TORINO-ROMA 3-1
Recoba (doppietta), poi l’inutile il gol di Mancini per i giallorossi che adesso dovranno impegnarsi a fondo nel ritorno di gennaio. Al 12' il vantaggio granata: Recoba da fuori area la mette dentro di sinistro con un micidiale rasoterra. La Roma si riprende a fine primo tempo e Mancini, complice una dormita della difesa avversaria, firma il momentaneo pareggio con un bel diagonale. Al 4' della ripresa il Toro si riporta in vantaggio: De Rossi libera al tiro Recoba che non perdona. Al 43' il gol che chiude la partita: su cross di Grella, Comotto gira di testa con tempismo nella porta di Curci.

REGGINA-INTER 1-4
Reggina e Inter mettono in campo tanti giovani della Primavera, ma la differenza c’è e si vede. In mezz’ora i nerazzurri chiudono la partita. Al 14' il vantaggio con Crespo che di testa batte Novakovic su un calcio d’angolo di Solari. Al 30' il raddoppio: in gol una rivelazione nerazzurra, il giovane Balotelli, classe 1990, di cui sentiremo parlare molto in futuro. Al 5'della ripresa, la Reggina accorcia le distanze con Pettinari ma al 17' Solari marca l'1-3 di sinistro. Al 41' la seconda rete di Balotelli.

LAZIO-NAPOLI 2-1
Le seconde linee della Lazio (ma di fa per dire, perché le prime sono quasi tutte indisponibili, hanno la meglio sul Napoli con una rimonta di grandissimo carattere. Rossi schiera dal primo minuto Igli Tare, che si apprezzare per le numerose sponde e la duttilità quando ripiega a dare una mano in difesa. Anche Meghni si dà molto da fare ma dopo una ventina di minuti è costretto a uscire per una brutta contusione alla coscia sinistra. Viene sostituito da Mauri, ancora spento. La Lazio gioca meglio nel secondo tempo (Mutarelli sostituisce un Firmani un po’ fuori fase) e al 20' una punizione velenosa di Kolarov, non trattenuta da Gianello, viene respinta in rete dall'accorrente De Silvestri. Ancora cinque minuti e la Lazio si porta in vantaggio con una splendida punizione di Baronio, capitano per l’occasione e autore di un’ottima prova, che si infila imparabilmente sotto al sette. I tifosi laziali credevano di aver rivisto Veron in campo. Come ultimamente spesso accade, l’arbitraggio penalizza i biancocelesti che reclamano un rigore netto su Firmani e altri diversi episodi non segnalati dal direttore di gara.

MILAN - CATANIA 1-2
A San Siro il Milan non riesce più a vincere: è pur vero che schiera seconde e terze linee, mentre il Catania ha la sua migliore formazione (o quasi). Digao non è certo all’altezza del fratello Kakà, almeno come centrale difensivo: i gol di Spinesi e Mascara nascono da due suoi svarioni. Meglio in attacco, nella ripresa, quando impegna Bizzarri per salvare la rete. Buona prova del giovane Paloschi che segna il gol della bandiera rossonera. Del resto il Milan, reduce dalla trasferta Giapponese dove si è affermato campione del mondo, vedeva in panchina perfino il figlio di Ancelotti.
Alessandro Staiti

Gerd Müller... e Pippo Inzaghi

Chi ha più di 40 anni non può non ricordarselo. Piccolotto, brevilineo, con una massa di capelli neri in testa, bruttino anzichenò. Faceva raggelare i difensori d'Europa e di mezzo mondo. Non incantava nessuno, non era un giocatore di calcio. Lo chiamavano Bomber der Nation (il cannoniere nazionale) e, vista la sua statura modesta, Kleines dickes Müller (il piccolo grasso Müller, forzando la declinazione dell’aggettivo). Faceva solo gol. E ne faceva tanti, al centro dell'attacco del Bayern di Monaco e della Nazionale tedesca, ambedue dirette dall'impeccabile bacchetta di "Kaiser" Franz Beckenbauer tra la fine dei '60 e la metà dei '70. Il re del gol, l'indiscussa volpe dell'area di rigore era solo lui, Gerd Müller. Fece tanti gol, tantissimi; belli nessuno. Non aveva il dono dell'estetica. L'importante era che il pallone entrasse dentro la rete, in ogni modo. E lui era sempre lì, preferibilmente nei 2 metri dell'area piccola, a dare come per caso la puntata, la-scivolata, la tibiata decisiva. Così, tanto per fare la differenza tra la vittoria e non, niente altro. Di lui ho tre ricordi, piccoli lampi come le sue realizzazioni. Nelle folle corrida dei supplementari dell’Azteca nel '70contro l'Italia, illuse il popolo teutonico con un gol degno di un fantasma. Lui, così bassotto (tedesco ovviamente) che fa materializzare il suo piede tre quelli di Burgnich per anticipare con la punta il retropassaggio ad Albertosi col pallone che si infila sotto la pancia del nostro portierone. Poi un goal segnato in notturna, non ricordo contro quale avversaria, era una partita che guardavo distrattamente, una battuta al volo dentro l'area, il pallone che si impenna in modo surreale a una quota fuori dalla logica per poi ripiombare giù solo per forza di gravita per infilarsi sotto la traversa, con il portiere rimasto lì come un manichino. Poi, a fine carriera, quando altri eroi più immaginifici si stavano affacciando di prepotenza sulla ribalta calcistica mondiale, quasi per caso come sempre, nella finale mondiale all'Olimpico di Monaco (il suo stadio) un intercetto in scivolata, sempre vicino all'area piccola e la Germania Ovest è World Champion per la seconda volta. Provaci ancora Crujiff, sarai più fortunato. Smise di giocare di lì a poco, con discrezione quasi invisibile, come quando appariva nell'area piccola, portando con sé ben stretto in pugno quel titolo; la volpe dell'area ai rigore, quello che aveva segnato più gol di tutti nelle competizioni europee. Martedì 4 dicembre 2007 quel titolo è passato a un altro grandissimo realizzatore italiano, così diverso nell'aspetto esteriore ma così simile nel modo di segnare. Oggi sorge un altro mito, da ora è Mega Pippo Inzaghi la nuova volpe dell'area di rigore sulla vetta d'Europa.
Mauro Floritta Martorana

Meglio la coppa... che la mortadella

Termina la fase a gironi della Champions League senza scosse né sorprese. Tutte (meno una) già qualificate, le italiane si concedono il lusso di partite senza pathos ma di buon contenuto tecnico. Il Milan, in largo anticipo causa grottesca trasferta giapponese (di questo aggettivo ho già reso conto durante uno dei miei interventi in radio) batte 1-0 il Celtic con l'unico scopo di regolare i conti dell'andata, a parte che chi ha colpa del suo mal... (vero Dida?). Buona prova generale comunque del Milan col quale toccherà fare i conti pure in campionato dalla ripresa post festiva. Una Roma con diverse riserve che sarebbero titolari altrove, gioca divertendo e divertendosi, in un Olimpico all'insegna del "volemose bene", contro il Manchester Utd. anch’esso in formato panchina: 1-1 di prammatica, buona tecnica, agonismo quanto basta e arrivederci forse a una eventuale finale. (La "partita" agonisticamente più intensa è stata comunque quella giocata prima nei dintorni dello stadio, con un bilancio di accoltellati decisamente a favore degli "sportivi" locali. Quando si dice la classe...). L'Inter, ormai bulimica di vittoria, se la prende anche col PSV e il solito Cruz timbra 1-0 gli olandesi senza un briciolo di compassione. Buon gioco e meccanismi che ormai vanno da soli. Unica nota stonata (anche se prevedibile)dal Bernabeu da parte di una Lazio che, ormai, la capacità di fare miracoli l'ha lasciata in estate a Bucarest. Perlomeno gli uomini di Rossi sono riusciti a non perdere completamente la testa e a evitare un'umiliante goleada. Di questi tempi, la banda Lotito deve accontentarsi anche di questo...
Comunque, a tutte le squadre che hanno superato il turno,i miei migliori auguri per la ripresa delle ostilità in primavera, a tutte quelle che non ce l'hanno fatta il mio augurio di poterci riprovare almeno in tempo utile per poterlo commentare su questa emittente prima dell'inevitabile rimbambimento senile.
Mauro Floritta Martorana

mercoledì 12 dicembre 2007

I risultati del 15° turno di Serie A

Empoli - Cagliari 4-1
Genoa - Siena 1-3
Inter - Torino 4-0
Juventus - Atalanta 1-0
Lazio - Catania 2-0
Livorno - Roma 1-1
Napoli - Parma 1-0
Palermo - Fiorentina 2-0
Reggina - Milan (rinviata)*
Udinese - Sampdoria 3-2

* Milan in Giappone al Campionato del Mondo per Club della Fifa.

Se tifo... meglio che mi vaccino - 2

Riprendiamo da dove avevamo lasciato, dal transfert. Perché il nostro lato emozionale ne sente la necessità? La risposta è: perché è un meccanismo di sopravvivenza che ha le sue radici nella memoria cromosomica collettiva che detta comportamenti istintivi della nostra specie. Il primo grado di salvaguardia della nostra sopravvivenza è l'autodifesa. Prima della nostra persona, poi di ciò che serve alla nostra vita, quindi anche gli oggetti delle nostre scelte. L’uomo primitivo sceglieva un sentiero di caccia, una donna per riprodursi, doveva difenderli a costo della propria vita. Anche se non era la migliore scelta possibile, era la sua scelta: il suo io doveva sopravvivere con lui. Il secondo grado è la sopravvivenza collettiva. Il nostro antenato primitivo viveva in una comunità primitiva basata sulla sussistenza; le scelte collettive del gruppo facevano la differenza tra la vita e la morte. Non vi era spazio per una posizione individualista: o si condividevano le scelte del gruppo e si difendevano in maniera totale e acritica o si veniva emarginati e condannati a morire in solitudine. Tutto ciò per centinaia di migliaia di anni è stato alla base del successo della nostra specie. L'acculturazione autoimpostaci negli ultimi millenni non ha rimosso ciò che è impresso indelebilmente nella nostra memoria genetica. Fin qui tutto chiaro? Facciamo una scelta e la difendiamo in maniera totale e acritica in base al nostro io trasferito. Ci accostiamo spontaneamente a chi fa una scelta simile alla nostra per fare una comunità, e insieme la difendiamo in maniera totale e acritica da chi fa una scelta diversa, perché è il ricordo genetico della difesa delle nostre scelte di sopravvivenza da chi, altrettanto certo quanto noi di avere fatto le scelte più giuste possibili, voleva impadronirsi dei nostri averi. Una semplice questione di sopravvivenza. Ma c'è di più. Perché la scelta si fa così viscerale e totalizzante quando si tratta di sport di squadra fino al punto di usare la violenza per difenderla dall'invasione altrui? Qual è il denominatore comune della maggior parte degli sport di squadra, a parte colori sociali, bandiere, canzoni, ovvero ritualità tribale? Gli sport di squadra hanno per scopo principale l'inserimento di un piccolo oggetto rotondo in una cavità. Questo a cosa fa pensare se non alla strenua lotta degli spermatozoi per la fecondazione dell'ovulo ? Quindi, tirando le somme, fare il tifo per una squadra di calcio è, nella sua essenza, il risveglio del meccanismo di sopravvivenza più primitivo, la lotta per l'affermazione del proprio patrimonio genetico. È una scatola cinese: il gruppo rappresenta il mio io, la squadra rappresenta il gruppo, la squadra facendo gol - quindi fecondando l'ovulo - fa prevalere il patrimonio genetico del gruppo. Ovvero del mio, quindi io fecondo l'ovulo! Alla fine di tutta questa sudata vi prego, gentili lettori, pensate a queste mie riflessioni ogni volta che vi accingete a gioire per un successo della vostra squadra o a deprimervi per una sua disfatta. Pensando a bocce ferme: "Ma chi me lo fa fare?".
(2 - continua)
Mauro Floritta Martorana

La retorica e il “Circo Massimo”

Bisogna dirlo: il 2 dicembre al Circo massimo è andato in onda un fallimento. Il fallimento dei gruppi organizzati del tifo romanista che hanno tentato un’iniziativa politica per affermare delle ragioni che, condivisibili o meno, non hanno trovato riscontro nelle adesioni. Non credo che ci fosse la speranza di vedere tutti i 17.000 potenziali abbonati alla manifestazione, ma sicuramente cera la presunzione di vedere la curva vuota. La realtà ha detto che alla manifestazione erano presenti circa 4.000 “tifosi”, ma soprattutto che la curva, a parte gli spazi da sempre dei gruppi organizzati, era comunque occupata da tutti gli altri abbonati. E si eccepisce che lo stadio era comunque semi vuoto, si deve anche ricordare che ormai tutti gli stadi d’Italia incominciano, tra paure, costi, disaffezione e proibizioni ad essere vuoti.
Il 2 dicembre, ancora una volta, si è tentato di strumentalizzare il povero Gabriele per ragioni che poco hanno a che fare con la morte del tifoso laziale. L’oscura regia, quella che ha scatenato gli incidenti a Roma (e non solo) di fronte al fallimento delle azioni violente ha tentato un passaggio politico, ha tentato una conta. Il passaggio politico era contro lo stato che reprime gli ultrà e contro il cosiddetto calcio moderno. Questa la base politica. Quale migliore terreno di cultura per l’eversione?
Non entro nel merito politico. Non condivido a priori le ragioni che hanno portato questi signori a indire la manifestazione e quindi non mi perdo in parole vuote che lascio a Biscardi e suoi emuli. Di certo, vivendo la realtà romana, lancio un grido di allarme sull’informazione, radiotelevisiva o carta stampata, che, a livello sportivo, esiste nella città. Non voglio discutere di quanto tecnicamente viene espresso, ma sulla possibilità di esprimere opinioni che siano di molto lontane da quelle del cosiddetto tifo organizzato. Io sento molta paura. Si ha paura di schierarsi contro, si aderisce idealmente (“perché le ragioni sono buone”) a certe manifestazioni e non si parla mai contro. In fin dei conti ognuno deve arrivare a fine mese e le minacce fanno paura. Ma ormai è certo: fintanto che si tratta di un gol tutti possono parlare, quando si deve discutere del tifo si cammina su un filo di lana ed è meglio non dire e assecondare quanto più possibile. Questo è il clima.
Un breve cenno sui numeri.
Il 2 dicembre si è visto: la maggioranza dei tifosi non è con i cosiddetti Ultrà. Sono una minoranza ideale, politica e anche di tifo. Erano fuori dallo stadio e mi auguro che ci rimangano più a lungo possibile. L’Olimpico, seppur semi vuoto, era bellissimo con i cori (quelli semplici di una volta), la gente serena e che guardava, con competenza tecnica, la partita e le famiglie unite a godersi una giornata diversa. Il vecchio cuore CUCS. Questi sono quelli che amano veramente la Roma.
Cari cosiddetti Ultrà….. avete perso.
Marco Zacchia

14° turno di campionato.

SAMPDORIA – REGGINA 3-0
Al Ferraris la Sampdoria annulla la Reggina: merito della classe di Cassano, che torna in campo dal primo minuto, e della doppietta di Bellucci, bomber rivelazione, ai quali Mazzarri affianca Sammarco in un inedito tridente. Tris d’assi, perché Sammarco sigla il gol del 2-0.

MILAN – JUVENTUS 0-0
L’attesa sfida tra Milan e Juventus termina a reti inviolate. Per la classifica, il risultato è più favorevole alla Juve. La squadra di Ancelotti non riesce a vincere in casa ormai da 9 giornate consecutive (in due campionati)... ma andrà a disputare il mondiale per club a Tokyo.

SIENA – LAZIO 1-1
Due sviste per parte e 1-1 che non accontenta né il Siena né la Lazio. I gol di Pandev e Maccarone sono l’istantanea di due squadre che meritano più di quanto stiano ottenendo. Il pari è probabilmente giusto, nonostante i due pali di Kolarov e Firmani. Pandev approfitta di sinistro rubando palla a Loria che pasticcia sul passaggio di Manninger. Dall’altra parte ci pensa Ballotta, forse abbagliato dal sole, che esce in modo sciagurato su un pallone ormai spento: non trattiene e Maccarone segna a porta vuota. Secondo tempo da dimenticare.

CATANIA – PALERMO 3-1
Mascara, Spinesi e Martinez, a dieci mesi dalla morte dell’ispettore Raciti e in un Massimino tornato alla normalità, regalano la vittoria ai padroni di casa. Mascara apre le marcature di testa nel primo tempo. Dieci minuti Spinesi segna su rigore. Nella ripresa l’ex Caserta, nonostante i fischi, va in gol, ma poi viene espulso. Nel finale segna anche Martinez con una splendida traiettoria a girare.

ROMA – UDINESE 2-1
La Roma resta aggrappata in testa alla classifica battendo in casa l’Udinese: all’11’ bel gol di Juan, ma un minuto dopo Quagliarella, con un gol dei suoi, riporta la parità. Al 27’ Taddei batte Handanovic, complice una deviazione di Lukovic. A metà della ripresa l’Udinese si ritrova in nove per l’eccessiva severità di Saccani che espelle Pinzi e Dossena. La Roma non ne approfitta e al 37’ l’Udinese potrebbe pareggiare con Floro Flores, ma Doni si supera.

ATALANTA – NAPOLI 5-1
L’Atalanta travolge il Napoli. Dopo 5 minuti Floccari batte Iezzo, poi in gol Langella e Doni. Nella ripresa Carrozzieri firma il poker quasi a porta vuota. Sosa sostituisce Zalayeta e con un gran destro batte Coppola. Ma Ferreira Pinto, il migliore in campo, dopo aver fornito assist preziosi, segna il quinto gol.

FIORENTINA – INTER 2-0
La Fiorentina cade di fronte allo strapotere dei nerazzurri, che chiudono la partita con i due gol di Jimenez e di Cruz nel primo tempo, proprio come in Champions contro il Fenerbahçe. Prandelli accolto da applausi e rose bianche per la scomparsa della moglie Manuela. L’Inter unisce qualità a forza fisica, inossidabile.

PARMA – EMPOLI 1-0
Malesani, nuovo tecnico dell’Empoli, viene accolto dai fischi al ritorno al Tardini. Decide il risultato il gol di testa di Paci al 21’ del primo tempo.

CAGLIARI – LIVORNO 0-0
Pareggio senza reti tra Cagliari e Livorno e tanti fischi per i padroni di casa. Foggia opaco, poco tranquillo anche per le note vicende che lo coinvolgono nella vergognosa vicenda Marchini. Buona la prova di Tristan che impegna Marruocco. Nella ripresa proteste per un presunto mani di De Vezze in area, Amelia si supera su un colpo di testa di Lopez.

TORINO-GENOA 1-1
Primo tempo scialbo e ripresa da spettacolo. Termina 1-1 con i gol di Borriello e Lanna. Le due squadre sembrano equivalersi sotto ogni aspetto.

Alessandro Staiti

martedì 4 dicembre 2007

Italiane in Coppa

È andato tutto come doveva andare nella 3 giorni di Coppe (Champions e Uefa) delle italiane. Ha vinto chi doveva vincere, si qualificherà chi si doveva qualificare, ha perso e non si qualificherà chi non doveva...
Si inizia il martedì con i turni più scontati. Le regine del campionato Inter e Roma sbrigano le formalità contro Fenerbahçe e Dinamo Kiev, insidie relative.
L'Inter soffre un tempo contro i turchi brasiliani di Zico, brillanti come nella partita d'andata; poi nella ripresa dice basta con il solito Cruz che trova un gol di petto, con un gol spot di “Ibraldinho” e per finire con il redivivo Jimenez, e tutti a casa.
La Roma temeva più l’eventuale arrivo degli orsi sul campo che la Dinamo Kiev, perché se le squadre dell'Est Europa in autunno sono uno spauracchio per l'inizio anticipato dei loro campionati, in inverno sono una benedizione visto che i tornei sono compensibilmente fermi. Più pathos nella partitella del giovedì, neanche il disturbo di prendere l'aereo, Panucci, Giuly, doppietta di un incontenibile Vucinic (chissà cosa ronza nel telefonino di Totti...)e in mezzo il gol bandiera di Bangoura, generosamente concesso dalla banda Spalletti.
Mercoledì il Milan apre con un gol spaziale di Pirlo poi, al solito,il Gerovital finisce l'effetto, tutti dormicchiano, si fanno mettere sotto dai portoghesi del Benfica condotti per mano dal simpatico ex Rui Costa e Maxi Rodriguez pareggia con un tiro altrettanto spaziale. Per Roma e Milan ora basterà il solito punticino che, come i sigari e i cavalierati di giolittiana memoria, non si nega a nessuno.
La solita Lazio degli ultimi tempi, tanto simile a quella di fine anni '60, nonostante il vantaggio con il gol irregolare di Pandev, viene maltrattata in casa dai greci dell'Olympiakos, prima rimontata dal solito Galletti (evidentemente più efficace delle Aquile) poi matata definitivamente dall'ex flop Kovacevic. Addio Coppa(compresa la UEFA)! È stato bello finché è durato, ora si salvi chi può (in campionato), se si può...
Per finire, il giovedì, una buona Fiorentina ancora senza Mutu e, purtroppo, senza Prandelli in panchina, porta a casa un buon 1 a 1 da Atene contro l'AEK (gol di Osvaldo e autogol di Balzaretti) che dovrebbe consentirle una qualificazione alla fase primaverile senza eccessivi sforzi.
Mauro Floritta Martorana

lunedì 3 dicembre 2007

13° turno di campionato

La Juventus affonda il Palermo, l'Udinese vola e la Fiorentina si ferma a Reggio. L'Inter resta saldamente al comando. All'Olimpico la Lazio vince all’ultimo minuto grazie a Firmani: il commosso ricordo di Gabbo.

Non era facile tornare a giocare dopo la morte di Gabriele Sandri, alla quale si aggiunge quella di Daniele Paladini, il militare italiano ucciso in Afghanistan nel compimento del proprio dovere. Eppure su alcuni campi, come a Livorno e a Genova, ci sono stati fischi al posto del minuto di raccoglimento per il militare e a Roma brevi cori contro la Polizia.

GENOA - ROMA 0-1
Bella partita a Marassi con pali e occasioni da entrambe le parti. Il protagonista è ancora Panucci. Dopo l'importante gol con la Scozia in Nazionale, la sua incornata regala - quasi in fotocopia - tre punti preziosi e fortunati alla Roma. Le provano tutte i giallorossi, ancora orfani di Totti, Taddei, Aquilani, Perrotta e Mexes, contro un Genoa al completo e con un tridente aggressivo che fa capire la voglia di vincere. Tutto scorre come al solito per la squadra di Spalletti, almeno fino alla tre quarti: dopo qualcosa non va, manca l'ultimo passaggio, la fiammata. Tonetto al 6' manda fuori un cross filtrante di Pizarro. Il Genoa innesca buone ripartenze con Leon e Borriello che al 29' non riesce a trasformare in gol un assist di Juric, con Toni pronto ad opporsi. Nella ripresa da segnalare il rigore negato alla Roma: Vucinic viene platealmente strattonato in area da Bega, ma Rosetti fa finta di niente. Il ritmo rallenta, le squadre sono meno ispirate. Al 25' un gran destro di Paro colpisce il palo. Cinque minuti dopo la migliore azione della Roma: cross di Mancini per la testa di Vucinic, ma Rubinho respinge sulla traversa e De Rossi non riesce a deviare in gol il pallone che sta uscendo oltre la linea. Al 45' la sorpresa: punizione di Pizarro che Panucci, lasciato in piena libertà, infila di testa.

INTER-ATALANTA 2-1
Nel Meazza chiuso ai tifosi atalantini il volto allegro dei bambini delle scolaresche del bergamasco. I padroni di casa al 10' vanno subito in rete con uno scatenato Suazo, dopo una bella triangolazione con Cruz. L'Atalanta non reagisce e per l'Inter non è difficile raddoppiare sempre grazie all'attaccante honduregno che dalla destra lascia partire un cross. Coppola è sorpreso, il pallone prende il palo, ma sulla ribattuta è pronto Cruz, che non fallisce il bersaglio. Quando sembra che l'Inter abbia la partita in mano, i bergamaschi hanno un guizzo: Floccari si esibisce in un gran tiro sul quale Julio Cesar non può davvero nulla. Mancini si arrabbia molto in panchina. Nella ripresa l'Atalana ha l'occaisone del pareggio, ma questa volta il portiere interista si supera sul colp di testa di Doni. Mancini manda in campo Ibrahimovic, ma sono ancora i bergamaschi a farsi avanti con Ferreira Pinto che cade in area dopo un contatto con Maxwell, ma il rigore non sembra proprio esserci e Banti non lo concede. Al 43', poi, il lieto ritorno di Materazzi in campo.
Nel recupero l'Atalana rimane in dieci: Simone Inzaghi, entrato da poco e già ammonito, fa di tutto per evitare Julio Cesar in uscita, ma lo colpisce accidentalmente e in modo non grave. Ma Banti non è arbitro equilibrato e lo espelle per doppia ammonizione.

UDINESE – SIENA 2-0
L’Udinese continua a stupire, pur senza brillare, battendo il Siena del neo rientrato Beretta per 2-0. Il merito è di Quagliarella che al 43’ beffa Eleftheropoulos che non trattiene un buon tiro di Pepe. È ancora Quagliarella a far partire il passaggio per Di Natale che batte Manninger.

REGGINA – FIORENTINA 0-0
Reggina e Fiorentina concludono in pareggio una partita noiosa e senza spunti. Tanto gioco in mezzo al campo e pochissime emozioni. I granata si divorano un gol clamoroso allo scadere con Missiroli.

EMPOLI – TORINO 0-0
Anche Empoli - Torino termina con un pareggio a reti bianche che non accontenta nessuno. Anzi fa inspiegabilmente perdere la panchina a Cagni per il rientrante Malesani, accolto a suon di fischi dai tifosi. Le due squadre si annullano in campo per imprecisioni.

LAZIO – PARMA 1-0
All’Olimpico di Roma l’atmosfera è surreale. Una pesante cappa di dolore, una sentita commozione da parte di pubblico e calciatori aleggia sul campo. Sui tabelloni, poco prima della gara, le immagini e la canzone preferita di Gabbo. Sotto la curva, deserta – entrerà dopo 20 minuti - una gigantografia del ritratto di Gabriele Sandri sotto al quale l’amico De Silvestri depone un mazzo di fiori biancocelesti. I calciatori della Lazio sotto la maglietta ufficiale ne indossano un'altra con il volto di Sandri, stampata in fretta e furia da un amico di Firmani. Anche i tifosi del Parma espongono uno striscione con scritto "ciao Gabriele", mentre gli ex Corradi e Couto rendono omaggio sotto il ritratto. In campo poco gioco e molta sfortuna per la Lazio che colpisce ben due legni della porta di Bucci: al 34’ paolo di Scaloni, quattro minuti dopo traversa di Ledesma. Non è aria, il secondo tempo scorre anonimo e proprio quando sembra che i giochi siano finiti, al 90’ il guizzo di Firmani regala la vittoria alla Lazio. Un gol molto strano, che ha tutti i segni del presagio. A segnarlo è stato l’unico calciatore romano della Lazio in campo, visto che De Silvestri è dovuto uscire dopo circa 20 minuti per infortunio. E poi quella palla ribattuta da vari piedi, come in un flipper, che poi trova prodigiosamente la via del gol. Al termine la Lazio è tutta ad esultare davanti al ritratto di Gabriele. Lazio batte Parma 1-0.

CAGLIARI - MILAN 1-2
A Cagliari il Milan va in svantaggio dopo pochi minuti: corner di Conti da sinistra per Acquafresca che anticipa Oddo e infila Dida. Il Milan soffre, la difesa va in crisi sotto il pressing rossoblu, Foggia fa il folletto come al suo solito. Al 44’ il rientrante Ronaldo si procura un rigore che l’ottimo Fortin para a Kakà. Nonostante la scarsa forma, il talento di Ronaldo è intatto e all’8’ della ripresa colpisce un bel palo. Il Milan cresce e riesce a trovare il pari con una fiammata di Gilardino, fino a quel momento i ombra. Il Cagliari reagisce con rabbia e va vicinissimo al vantaggio ancora con Acquafresca, che salta Dida e tira. La palla si avvia dentro la porta, ma sulla riga un incredibile recupero di Bonera salva i rossoneri. Spetta al solito Pirlo, al 41’, inventare su punizione il gol che segna al 41’ la vittoria del Milan.

LIVORNO - SAMPDORIA 3-1
Il Livorno riesce a vincere in casa. Il vantaggio su colpo di testa di Knezevic (già al secondo gol in campionato) e il raddoppio dopo appena un minuto grazie a un bel piattone del ritrovato Tavano (e con questo fanno 5). La Sampdoria non riesce riprendersi, vano lo splendido gol al 40’ del solito Bellucci. Al 90’ Tavano, in contropiede, porta a tre le reti del Livorno.

NAPOLI - CATANIA 2-0
Il Napoli onora il San Paolo. Primo tempo in equilibrio fino al 44’, quando Zalayeta - dopo una splendida azione personale - batte il portiere del Catania. La ripresa è tutta del Napoli ed è ancora Zalayeta ad andate in gol, al termine di un ottimo trinagolo con Lavezzi.

JUVENTUS - PALERMO 5-0
La Juventus affonda il Palermo e soprattutto il suo allenatore, Colantuono, che viene esonerato per il pluri-rientrante Guidolin. È al secondo posto assieme a Roma e Udinese. Fino al 29’ vita dura per i bianconeri che si vedono negare il vantaggio con due belle parate di Agliardi su Iaquinta. Il portiere palermitano però nulla può sulla fine girata al volto di Trezeguet che sblocca il risultato. Peccato che il corner da cui nasce l’azione e battuto da Camoranesi sia stato inventato dall’arbitro. Al 41’ il raddoppio dia Iaquinta che vince un contrasto con Barzagli e infila Agliardi. Nel secondo tempo il Palermo ce la mette tutta, ma non sembra davvero essere sceso in campo. La Juve è padrona e al 26' sigla il 3-0 con una punizione d’autore di Del Piero appena subentrato a Iaquinta. Al 30' il 4-0 di Marchionni che sfrutta un contropiede avviato da Del Piero che nel finale trasforma anche un dubbio rigore concesso per un presunto atterramento di Nedved da parte di Biava.
Alessandro Staiti

Italia Far Oer 3-1 – I sorteggi per i Mondiali 2010 ed Euro 2008

Italia già qualificata dopo la bella prova in Scozia, contro i volenterosi dilettanti delle Far Oer non serve certo un’impresa. Modena non è lontana da Pavullo nel Frignano, dove è nato Luca Toni, che viene accolto con le migliori onoreficenze. Donadoni schiera le “seconde linee”, o quasi. C’è il capitano Cannavaro, ora a 113 presenze in azzurro (ma Paolo Maldini rimane a 126). La strada al successo la spiana al 10’ il povero Benjaminsen, che trova un clamoroso autogol sul tentativo di traversone al volo da parte di Oddo. Trascorrono 26 minuti e Grosso, servito sulla fascia da Palladino, mette al centro. Toni è pronto: controllo e destro che impallina Mikkelsen. Al 41' splendida azione personale di Chiellini che scarica un sinistro velenoso a mezz'altezza che trova la rete alla sinistra di Mikkelsen, nell’occasione piuttosto addormentato. Apatia che coglie anche Bonera e Amelia all’83' quando Jacobsen la mette dentro con uno stacco imperioso. E le Far Oer vanno vicine al secondo gol quando Davidsen colpisce un clamoroso palo all’89’. Nel frattempo si sono svolti i sorteggi per i Mondiali 2010 in Sudafrica: l’Italia ha un percorso apparentemente facile sulla carta, sarà chiamata a battersi contro Bulgaria, Irlanda, Cipro, Georgia e Montenegro. Non altrettanto facili i sorteggi per Euro 2008: l’Italia dovrà affrontare Olanda, Romania e Francia. Un bel lavoro per Donadoni in vista del debutto contro l’Olanda il 9 giugno a Berna.
Alessandro Staiti

sabato 1 dicembre 2007

Se tifo... meglio che mi vaccino - 1

Calcio, fenomeno globale che scatena negli esseri umani pulsioni emotive incontrollabili fondamentalmente deleterie che vanno sotto il nome generico di tifo. Noi, presunti civilizzati, attribuiamo questo fenomeno ai guasti ed al clima di decadenza morale che caratterizza la nostra disgraziata epoca e ripensiamo con nostalgia ai bei tempi andati. Ma i tempi andati erano davvero belli? Senza discendere ai tempi degli antichi romani, in cui il pubblico si accalorava in maniera smodata per i circenses (che non erano i ludi gladiatori ma le corse di carri al Circo Massimo, con scene di isteria collettiva da far paura a qualsiasi curva moderna, rimaniamo nel pallone e andiamo al primo campionato di calcio del nostro Paese, anno di grazia 1898 (a proposito, lo sapevate che nel 1896 fu disputato il primo vero campionato italiano di calcio, non omologato perché non esisteva ancora una federazione e che fu vinto dall'Udinese?) complessivamente 4 squadre partecipanti, tre di Torino più il Genoa. Tutto in una giornata, semifinali al mattino e finale il pomeriggio. Beh, tutta la giornata fu caratterizzata dalle continue risse tra i tifosi delle varie squadre. Quindi il tifo fattore endemico del calcio. Del calcio. Avete mai sentito che si siano massacrati di mazzate sostenitori dell'atletica leggera o del pattinaggio a rotelle? Capita, alle volte, che vengano a vie di fatto i tifosi di altri sport ma, se andiamo a ben guardare, anche in queste altre occasioni si tratta di sport di squadra. Allora, che cosa caratterizza il tifo e le sue barbariche manifestazioni? Il punto fondamentale è: tifo = parteggiare per qualcuno o qualcosa che non siamo noi, quindi al di fuori di noi. Ohibò! Detta così sembra uno stato dissociativo, roba da cure psichiatriche! Ma non è così, altrimenti sarebbe un disturbo ascrivibile a pochi e riconosciuto come infermità mentale. Sembra invece che fare il tifo sia un'esigenza insopprimibile dell'essere umano. Lo facciamo inconsapevolmente, sempre, fin da quando veniamo al mondo, su tutto. Si inizia con il fare una semplice scelta. Quella cosa, facciamo ancora l'esempio delle partite di calcio, ci piace? Sì. Andiamo avanti. Tra le due squadre che stanno giocando, una ci piace più dell'altra? Sì, andiamo avanti. Perché ci piace di più? Non ha importanza. Motivi tra i più svariati. Ma nel momento che decidiamo che ci piace di più, e quindi scegliamo una squadra, ecco che scatta il meccanismo perverso, entra a far parte della nostra esistenza. Essa è noi, noi siamo lei e allora la frittata è fatta, non si può più tornare indietro e questa scelta condizionerà una buona parte il resto della nostra vita emozionale. E tutto ciò una infinità di volte perché infinite sono le scelte che facciamo nella nostra vita e ognuna di queste ci forma, fa parte di noi. E poiché si tratta di una nostra scelta, ne identifichiamo l'oggetto con noi stessi, creando così quel transfert di identità che chiamiamo comunemente tifo.
(1 – continua)
Mauro Floritta Martorana

mercoledì 21 novembre 2007

L’Italia batte la Scozia 2-1 e si qualifica agli Europei 2008

Ironia della sorte: ti qualifichi con una bella partita, combattuta con muscoli e fair play, e fai un favore a quell’antipatico di Domenech. Per lo meno d’ora in poi il commissario tecnico della Nazionale francese farà attenzione a dire che l’Italia gioca per pareggiare. Battendo l’orgogliosa Scozia, l’Italia spiana la strada alla Francia, ormai matematicamente qualificata. Italia a tre punte, con Di Natale, Toni e Camoranesi, il centrocampo a tre tutto milanista (Gattuso, Pirlo e Ambrosini), in difesa Panucci a destra accanto a Cannavaro, che raggiunge Dino Zoff a 112 presenze in nazionale, Barzagli e Zambrotta. McLeish, il tecnico scozzese, schiera una sola punta, McFadden. L’Italia gela subito i padroni di casa: rimessa laterale, il pallone arriva a Di Natale, assist al bacio per Toni che la mette dentro. 0-1, e l’Hampden Park affonda nel silenzio. Dopo solo 2 minuti Camoranesi, su assist di Toni, spara alto. Di Natale all’11’ si fa parare un debole tiro da Gordon, poi Toni, bravo a rubare palla in difesa, si fa deviare in angolo un bel tiro sul primo palo. Al 16’ la Scozia si procura tre corner consecutivi, ma non riesce a centrare il bersaglio neanche al 18’ quando va vicini al pareggio su un altro corner colpito di testa da Hutton. Al 30’ Buffon deve impegnarsi su un rasoterra di Fletcher. Gli azzurri rispondono con convinzione: Toni per Camoranesi, tiro respinto, arriva Ambrosini che colpisce Di Natale che la mette dentro. Azione regolarissima, ma l’arbitro annulla per un fuorigioco di fantasia. La Scozia è potente, molto fisica, non un granché a livello tattico, il suo repertorio è monotematico ma a volte efficace: pressing, velocità, squadra larga sulle fasce. L’Italia si fa soffocare da tanta fisicità, e termina il primo tempo schiacciata in difesa. All’ultimo minuto Pirlo si improvvisa gran colpitore di testa, salvando sulla linea di porta un colpo di testa di Weir, con Buffon completamente fuori dai pali. Nella ripresa è tutt’altro discorso, perché gli azzurri spingono sull’acceleratore, regalando esempi di gran classe perfino con Gattuso, che offre a Di Natale una palla d’oro per essere girata al volo, peccato che sulla traiettoria vi sia un difensore piazzato proprio davanti a Gordon. La botta sveglia la Scozia che al 20’ con Ferguson, in fuorigioco, la mette dentro. Altro errore madornale di Mejuto Gonzales e dei suoi scarsi assistenti di linea. Donadoni tenta la carta Iaquinta per Di Natale, McLeish risponde con Miller per Brown. Il finale è al cardiopalma: Scozia con rabbia tutta in avanti, Italia che ce la mette tutta, ma si vede che è un po’ stanca: Chiellini rileva Camoranesi, poi De Rossi sostituisce Gattuso. Quando sembra che il match debba terminare in parità, ci pensa un grande Panucci nel recupero. A distanza di 3 minuti il difensore giallorosso ci prova ben due volte di testa: la prima volta fallisce, la seconda – al 91’ batte Gordon sugli sviluppi di una punizione. L’Italia si è qualificata con grande merito. L’Italia ha dato alla Scozia una lezione di calcio, ma la Scozia ha dato all’Italia – dilaniata da assurde tragedie – una vera lezione di tifo. Quello vero.
Alessandro Staiti

martedì 20 novembre 2007

Quel che resta del 12° turno di campionato

Nella domenica funestata dalla morte di Gabriele Sandri su quasi tutti i campi si è giocato, con un ritardo simbolico di 10 minuti e il lutto al braccio. Questa la decisione del ministro dell’Interno. È stata rinviata Inter-Lazio su esplicita richiesta del Presidente Lotito per rispetto alla scomparsa del tifoso biancoceleste. Il rinvio del posticipo serale Roma-Parma è invece stato comunicato inopinatamente soltanto alle 18.00, scatenando poi il “sacco” di Roma nelle zone intorno allo Stadio Olimpico da parte di bande di pseudo tifosi. Atalanta-Milan, invece, è stata sospesa dopo pochi minuti: sugli spalti succede di tutto. I soliti pseudo tifosi riescono perfino a sfondare un vetro anti sfondamento con il pesante coperchio di un tombino. E meno male che la legge prevede severi controlli per chi entra nello stadio. Ma un tombino, evidentemente, si nasconde facilmente... Poi le minacce dei più esagitati, riferite a Cristiano Doni che si avvicina alla curva per cercare di sedare gli animi: "Se riprendete a giocare succede qualcosa di grave". Alle 15.51 arriva la decisione del questore: partita sospesa definitivamente. Torna alla memoria quel derby romano non giocato per volere di un manipolo di capi popolo. Chi ci rimette, come sempre, sono i tifosi veri, quelli che vanno allo stadio per stare vicino alla propria squadra e per vedere la partita. La cattiva coscienza del calcio impera.

Fiorentina sconfitta in casa dall’Udinese (1-2). Bella prova, come sempre, dei viola, forse un po’ stanchi per la splendida vittoria (6-1) contro gli svedesi dell’Elfsborg in Uefa, e poco efficaci sotto porta. La squadra di Prandelli domina i primi 20 minuti, con Liverani a dettare gioco in campo. Handanovic deve impegnarsi al 7’ su un bel destro di Semioli. Quagliarella di si fa notare e quando gli arriva sulla testa l’imbeccata perfetta di Pepe da destra non esita a metterla dentro. Bravi i viola a pareggiare quasi subito: Liverani recupera una buon palla al limite, crossa, Handanovic sbaglia l’uscita e Pazzini in tuffo pareggia il conto. Il giovane attaccante si infortuna e nella ripresa viene sostituito da Vieri fin dal primo minuto. La mancanza di Pazzini si fa sentire, e l’Udinese è sempre viva e pericolosa. Al 23’ sull’asse di un perfetto contropiede ad opera di Quagliarella e Pepe, Di Natale sigla la seconda rete bianconera. Poi Di Natale e Asamoah vanno vicini al terzo gol. In chiusura espulso Pasqual per fallo da ultimo uomo.

Altra occasione persa per il Torino che pareggia in casa con il Catania (1-1). I siciliani non hanno mai vinto in trasferta finora e il Toro deve fare a meno di presenze importanti: l’ultimo infortunato è Matteo Sereni, sostituito da Fontana. Rosina, poi, si infortuna agli adduttori dopo pochi minuti e viene sostituito da Malonga. Il Catania approfitta del momento e assedia i padroni di casa, ma Spinesi fallisce clamorosamente di testa su cross di Edusei. Il Toro si scuote, Ventola fa una prodezza in rovesciata ma la traversa gli dice di no. Arriva proprio Malonga e dopo qualche indecisione la scarica in rete. Catania nervoso: al 25’ Spinesi va a terra in area, l’arbitro Stefanini fischia la simulazione, Vargas va ad applaudirlo e rimedia il rosso. Prima di scendere negli spogliatoi la squadra di Novellino crea altre tre occasioni da gol, senza realizzare un bel nulla. Gol mancato, gol subito. Pur in dieci, i rossoblu non mollano e al primo affondo trovano la rete del pareggio con Martinez che segna a porta vuota, con Fontana ingannato da un velo involontario di Spinesi. Sul bagnato quasi sempre piove, e Di Michele – rientrato da appena due giornate – subisce una brutta torsione al ginocchio dopo che Polito gli frana addosso. Applausi al calciatore del Catania che a fine partita, come primo gesto, va immediatamente a informarsi delle condizioni dell’avversario.

A Parma la Juve rimonta dopo essere andata sotto di due gol, ma Iaquinta si vede annullare dall’arbitro Gava un gol regolarissimo. Termina 2-2, e la Juve avrebbe meritato la vittoria solo per il carattere dimostrato nella ripresa per rimontare. Forse per qualcuno i bianconeri non hanno ancora pagato abbastanza, e le decisioni arbitrali - quelle decisive - sono tutte contro, a prescindere. Il Parma domina ampiamente i primi 45 minuti, forti della spinta sulle fasce di Gasbarroni e Pisanu, complice la peggiore Juventus vista finora, nulla in difesa e assente a centrocampo, a Del Piero e Trezeguet non arriva una palla giocabile. Reginaldo va vicino al gol su cross di Corradi da sinistra, ma Buffon respinge con il petto. Lo stesso ex-viola al 42’ cerca il dribbling in area tra Criscito e Zanetti, quest’ultimo lo tocca e per Gava è rigore, il sesto contro la Juve in questo campionato. Gasbarroni non sbaglia, e il Parma chiude il primo tempo in vantaggio, con grande merito. Nella ripresa Ranieri fa entrare Iaquinta per Del Piero. Ma proprio quando la Juve sembra risvegliarsi subisce il secondo gol ad opera di Pisanu, che si beve Grygera con un magistrale stop di petto e mette dentro di destro. I bianconeri sembrano disfatti, attaccano ma non concludono, Ranieri fa entrare Tiago e Salihamidzic. Legrottaglie accorcia le distanze con un bel colpo di testa su punizione battuta da sinistra proprio da Tiago. La partita si fa più intensa, anche un po’ cattiva, tanto che Chiellini e Morfeo si fanno espellere dopo essersi scambiati reciproche gentilezze. La Juve attacca con convinzione: Iaquinta pareggia su suggerimento di Salihamidzic. Gava poi straborda: espelle Coly (esagerato) e annulla un gol di Iaquinta perfettamente regolare. Così si continua a falsare i campionati.

La prima, storica (ci sono voluti ben 61 anni) vittoria del Livorno all’Artemio Franchi nel sentito derby toscano contro il Siena costa a Mandorlini la panchina. Al suo posto viene richiamato il buon Beretta. Siena disastroso in difesa, becca tre reti nel solo primo tempo dai piedi di Tavano (che sembra aver ritrovato il feeling da bomber), Bergvold e Knezevic. Un minuto dopo il bel diagonale rasoterra di Tavano al 17’, sul quale Elephteropoulos nulla può, l’illusorio pareggio – piuttosto fortunoso – di Maccarone. La sorpresa arriva dal jolly di centrocampo Bergvold, che prima dell’arrivo di Camolese era riserva, mentre Knezevic segna il classico gol del difensore che arriva al momento giusto. Nella ripresa Mandorlini tenta vari aggiustamenti, ma Corvia trova l’opposizione del bravo Amelia. Solo a tempo scaduto Loria segna il gol del 3-2. Ormai è troppo tardi, e il Livorno ha ampiamente meritato il bottino. Bravo Camolese!

La Reggina torna a sorridere con Renzo Ulivieri battendo in casa il Genoa per 2-0. Tanti gli ex in campo: ben 7 si sono scambiati le due maglie nel corso degli anni. Il Genoa, che non sfigura affatto, inizia meglio degli amaranto, con un buon pressing e ripartenze veloci. Modesto non riesce a scendere sulla fascia sinistra, Konko lo fa soffrire. Nel suo momento peggiore, la Reggina trova il solito Amoruso: controllo in area, si libera di Lucarelli e la mette dentro sul primo palo. Il Genoa costruisce gioco, ma non affonda e non riesce a concludere neanche nella ripresa, quando sferra l’assedio ai padroni di casa. Al 32’ Leon imbecca Di Vaio, ma il suo colpo di testa si spegne sul legno. Ancora 3 minuti e questa volta è Joelson a infilare di testa Rubinho. Ancora attacco forsennato del Genoa, ma Sculli fallisce l’occasione per accorciare le distanze da solo davanti a Campagnolo.

Sabato 10 novembre si sono giocati i due anticipi: Sampdoria-Empoli e Palermo-Napoli.

La Sampdoria stende l’Empoli con un secco 3-0, il secondo dopo quello di Cagliari. L’Empoli si fa male da solo con un’autorete in apertura di Giacomazzi. Al 40’ ci pensa Montella, con il solito bellissimo gol. Infine nel finale – con le squadre stanchissime e lunghe in campo – gol di Sammarco.

Spettacolo a La Favorita, dove il Palermo batte il Napoli per 2-1 e si riconcilia con i propri tifosi. Ma la vittoria significa anche per i rosanero un bel salto in classifica a 18 punti, in piena zona Uefa. Protagonista del match Giovanni Tedesco, che con la sua doppietta risolve l’incontro. Il Napoli parte meglio e Fontana è decisivo in un paio di occasioni su Lavezzi, mentre Tedesco e Brienza colpiscono lo stesso legno a distanza di un minuto. Il ritmo è alto, ambedue le squadre vogliono i 3 punti. Nella ripresa si decide tutto: Bogliacino va in gol di testa su assist di lavezzi, un tuffo che gli costa una dolorosa ferita sulla fronte ad opera dello scarpino di Zaccardo. Al 12’ risponde Tedesco di destro, complice una deviazione involontaria di Savini. al 21’ Tedesco raddoppia sugli sviluppi di un corner, bel sinistro. Stadio in delirio. Al 30’ l’arbitro Rosetti vede un mani di Garics in area, ma il suo assistente saggiamente lo corregge e Rosetti si rimangia tutto. Nonostante il forcing disperato, il Napoli non riesce a scardinare il risultato

Alessandro Staiti

lunedì 12 novembre 2007

La morte assurda di un ventottenne.

Muore sul sedile posteriore di una Scenic, mentre si recava con gli amici a Milano per assistere alla partita della sua squadra del cuore, la Lazio. Colpito da un proiettile sparato da un agente della polizia stradale. Accidentalmente, sembra, anche se è davvero inverosimile. Le indagini sono ancora in corso e mentre scriviamo apprendiamo che l'agente sarà indagato per omicidio colposo, ma al di là del doveroso accertamento delle responsabilità e delle dinamiche dell'accaduto, resta il fatto che Gabriele Sandri è stato sottratto all'affetto dei propri cari e dei tanti amici. Due famiglie distrutte: quella di Gabriele e quella dell'agente, commettendo un errore imperdonabile, lo ha ucciso.
Ragazzo allegro e gentile, Gabriele aveva una grande passione, la musica, che lo aveva portato a diventare apprezzato dj nelle più note discoteche nella Capitale e in Sardegna. La notte precedente aveva terminato il lavoro al Piper alle 4 del mattino e alle 6 si era messo in viaggio assieme ai suoi amici per Milano. Poi l'assurdo susseguirsi degli eventi: la lite con un'altra vettura occupata da tifosi juventini (di cui non si sa nulla al momento), la ripartenza alla volta di San Siro e poi il proiettile che buca il finestrino e gli recide la carotide, presumibilmente mentre stava dormendo. Poi la follia del mondo esterno. Mentre il Presidente della S.S. Lazio, Claudio Lotito, chiede immediatamente di non giocare la partita per rispetto alla scomparsa del tifoso, il resto del campionato va avanti. Ma dopo pochi minuti viene sospesa anche Atalanta - Milan per i tumulti e le richieste degli ultras bergamaschi. Rimangono negli occhi le inquadrature dei bambini allo stadio, increduli e tristi per non poter vedere la propria squadra del cuore continuare la partita. Rimangono negli occhi le inquadrature dei teppisti incappucciati che sfondano un vetro antisfondamento. Incidenti, nella notte, a Roma. Il posticipo tra Roma e Cagliari viene rinviato. La curva sud aveva già annunciato che, comunque, non sarebbe entrata all'Olimpico. Ma i teppisti non si fermano: prendono spunto da un episodio che con il calcio c'entra soltanto per circostanze accidentali per scatenare la guerriglia intorno allo Stadio Olimpico e assaltare le caserme delle forze dell'ordine nella zona circostante. Ferro e fuoco, altri feriti, distruzione e sprangate. Il quartiere Flaminio sotto assedio. Non è un bel modo per onorare la memoria di Gabriele Sandri, che non sarebbe stato certo contento di tanta violenza. Perché a Gabriele piaceva la musica, lo star bene insieme alla gente.
Addentrarsi in analisi politiche e sociologiche non riporta in vita Gabriele, e onestamente è davvero difficile comprendere una società che si avvia sempre più verso episodi di violenza efferata. I tempi sono mutati, la mentalità dei governi, delle istituzioni non è pronta a comprendere l'evoluzione (se fossimo moralisti diremmo, ma lo diciamo pur non essendolo, involuzione) di una comunità di persone che adopera la violenza e la distruzione per protestare chissà contro cosa. Il calcio avrebbe dovuto fermarsi. Grave errore non aver bloccato tutte le partite. Anche se il calcio, lo ripetiamo, è quasi uno sciagurato pretesto - proprio per la dinamica degli accaduti - per sfogare odio e violenza inaudite. Caserme assaltate, non era accaduto neanche negli anni di piombo. Questo è terrorismo. Una deriva pericolosissima per la nostra civiltà, per la nostra società.
Chi scrive, e parla soltanto ed esclusivamente a titolo personale, non crede più nelle soluzioni politiche. Le ideologie non hanno salvato il mondo, né lo hanno fatto le religioni. Possiamo diventare esseri umani soltanto se decidiamo di sapere cosa significa essere un essere umano. Conosci te stesso, diceva il saggio. Una voce che grida nel deserto. Giustizia dovrà essere fatta.
Riposa in pace Gabriele. Siamo vicino alla tua famiglia e a tutti i tuoi amici.
Alessandro Staiti

Scompare a 85 anni Nils Liedholm, il Barone

Niels Liedholm si è spento il 5 novembre scorso nella sua tenuta agricola a Cuccaro Monferrato, in provincia di Alessandria. 85 anni, svedese, ex calciatore del Milan ed ex allenatore dei rossoneri e della Roma era soprannominato "il Barone" per lo stile che lo ha sempre contraddistinto. Assieme ai connazionali Gren e Nordhal formava nel Milan il mitico tridente Gre-No-Li. Con i rossoneri vinse 4 scudetti realizzando 81 gol in 359 partite. Centrocampista arretrato, si impose all'attenzione dei grandi club professionistici (in Svezia all'epoca il calcio era soltanto amatoriale) vincendo con la propria Nazionale l'oro alle Olimpiadi del 1948. Nel 1963 intraprese la carriera di allenatore sedendo sulle panchine di Milan, Verona, Monza, Varese, Fiorentina e Roma, e conquistando 2 scudetti, uno con il Milan nel 1979 l'altro con la Roma nel 1983. Era la Roma del presidente Viola, dei campioni Falcao, Di Bartolomei e Conti.
Calcio in Rete lo ricorda come esempio di grande umanità e professionismo.

In Champions vince l’Italia. Volano Lazio, Milan, Inter. Pareggio d’oro per la Roma a Lisbona.

La Lazio incontra il Werder Brema all’Olimpico: deve riscattare un periodo negativo e l’unica sconfitta in Europa nelle partite di andata, quella con i tedeschi per l’appunto. Gli infortuni sono la realtà costante dei biancocelesti in questo periodo: anche Pandev è ai box per una contrattura muscolare, mentre Behrami ritorna esterno di difesa dopo un fastidioso ascesso tonsillare che lo ha fatto dimagrire di quattro chili. Rossi si gioca la carta Meghni dietro a Rocchi e Makinwa. Mossa ispirata, perché il francese si rivelerà il vero asso nella manica. Il Werder, dal canto suo, ha due assenze importanti: il nazionale Frings e quel Sanogo che ha punito la Lazio in Germania. La Lazio parte a mille: nei primi 45’ crea domina il gioco e nei primi 20’ crea almeno 4 occasioni da gol, malamente sprecate da Zauri (che al momento del tiro, deviato in corner da Wiese, si infortuna e deve cedere il posto a De Silvestri), da Meghni (che spara alto sulla traversa), da Stendardo che di testa appoggia sulle mani del portiere, e da Makinwa che solo davanti a Wiese gli tira addosso. Nella ripresa il Werder entra in campo con maggiore determinazione, ma proprio nel momento peggiore della Lazio arrivano i gol di Rocchi. Il primo su rigore: Meghni viene malamente atterrato in area dal gigantesco Naldo e Rocchi va sul dischetto. Non è un rigorista provetto, tira centrale, Wiese para ma il pallone gli sfugge, arriva Rocchi in spaccata e la mette dentro. Il secondo è un capolavoro di Meghni, sicuramente il migliore in campo. Lancio ispirato dalla metà campo che innesca lo scatto di Rocchi: delizioso colpo da sotto e gol. La reazione dei tedeschi è fiera, e la Lazio potrebbe portare a casa la vittoria tonda se a pochi minuti dalla fine Cribari non viene espulso per un fallo da rigore che Diego trasforma, per poi essere anch’egli espulso nel finale per proteste. La Lazio stringe in denti e alla fine porta a casa due successi: la prima vittoria in Champions League con un risultato speculare a quello dell’andata (2-1) e la scoperta di un campione chiamato Meghni.

Il Milan ripete il folle copione che la vede ormai in crisi in campionato e devastante in Champions. Con la complicità di Filippo Inzaghi, come al solito. Fa molto freddo a Donetsk, e nel primo tempo sembra che Milan e Shaktar si accontentino del pareggio. Gli ucraini si rendono pericolosi nonostante il ritmo blando, e mancano il gol con Chygrynskiy che colpisce centralmente e dopo la mezzora con Srna che si vede deviare con grande perizia da Dida un diagonale al veleno. Dopo appena 5’ nella ripresa Fernandinho scuote i rossoneri, che pochi minuti dopo accelerano e colpiscono il palo con Ambrosini. Al 18’ della ripresa Ancelotti cala l’asso vincente: Inzaghi al posto Gilardino, troppo isolato là davanti come il suo connazionale avversario Lucarelli, totalmente in ombra. A Pippo bastano solo sette minuti per piegare i padroni di casa. Prima va in gol sfruttando la solita verticalizzazione perfetta di Pirlo, poi controlla magistralmente in area e serve a Kakà la palla del 2-0. Il brasiliano restituisce a Pippo il favore e in contropiede gli offre l’occasione del 3-0 che arriva a tempo scaduto.

Pazza Inter, come canta l’inno della squadra. Prima va in svantaggio di due gol con il Cska di Mosca, in due minuti rimonta e poi stravince con altri due gol. In uno stadio non certo pieno, i Campioni d’Italia regalano la prima mezzora di gioco al Cska, che di russo ha ben poco con gente come Dudu, Carvalho, Jo e Vagner Love, che impiega solo 8’ a sfuggire a Samuel e Cordoba. Poi, durante un contropiede fulmineo fa sponda per Jo che al 23’ insacca con un missile di sinistro. Dopo 8’ Vagner Love riceve un assist da Carvalho, si beve Cordoba e Dacourt e spara un bolide di sinistro che mette sotto choc i nerazzurri. Ma la squadra di Mancini non si perde d’animo e in 2 minuti e mezzo riporta il risultato in parità con Ibrahimovic e Cambiasso. Che nella ripresa va in raddoppio su un finissimo colpo di tacco di Cruz. La serata delle meraviglie non è terminata, perché Ibrahimovic vuole ancora stupire: salta Grigoriev con un controllo da paura e mette sotto l’incrocio di potenza. Il resto è controllo del risultato (4-2), mentre a Suazo non riesce per poco di segnare la quinta rete.

Una Roma modesta riesce fortunosamente a pareggiare a Lisbona. Non è la solita storia delle distrazioni o dei gol mancati sotto porta. È che lo Sporting Lisbona la domina sul piano del gioco, impartendole una lezione di calcio. I giallorossi soffrono ancora per le assenze di Totti, Taddei e Aquilani e per gli infortuni rimediati sul campo (Tonetto nel pre-partita e Mexes durante la gara). In realtà la Roma è anche brava a interpretare l’altro ruolo: di solito è lei a fare la partita, questa volta devono subire chi la partita la sa fare, anche molto bene. E allora fuori l’opportunismo, la cattiveria. Partono forte i giallorossi con Cassetti che segna un grandissimo gol di interno destro. La reazione dei portoghesi è di gran classe, grazie ai piedi dei vari Moutinho , Romagnoli, Liedson e Veloso. Doni poi non sembra in gran serata: su un missile di Abel non trattiene e sull’insistenza di Liedson la mette nella propria rete. Ma l’arbitro belga De Bleeckere vede il fallo dell'attaccante sul portiere. Il pareggio è rimandato di poco: è proprio Liedson a firmarlo su un assist involontario di Mexes, che forse non si capisce con Doni in uscita bassa. I portoghesi ci prendono gusto e fanno il tiro al bersaglio con la porta dei giallorossi: prima Djalo di testa, poi Moutinho dal limite, ambedue fuori di poco. Nella ripresa la Roma si ritrova senza Mexes, infortunato nello scontro con Doni e sostituito da Ferrari. Sembra reagire meglio ma passa nuovamente in svantaggio ad opera del solito Liedson, questa volta a segno di testa sugli sviluppi di un corner, complice la disattenzione di Juan. Tutto sembra perduto quando arriva la fortuna a dare una mano a Spalletti: Pizarro sullo scadere tira una bordata di destro piuttosto velleitaria, ma la deviazione di Polga la spinge in rete. Finisce così 2-2 e con la qualificazione più vicina per i giallorossi.

Da sottolineare che Milan e Roma hanno giocato con il lutto al braccio per la morte del grande Niels Liedholm, avvenuta il 5 novembre.

Alessandro Staiti

domenica 11 novembre 2007

La Fiorentina sorpassa la Roma, Lazio suicida all’Olimpico. Inter e Juve in parità.

Nell’anticipo pomeridiano all’Olimpico la Lazio fa harakiri contro la Fiorentina (0-1) che – grazie al pari della Roma a Empoli – sale al secondo posto. Del match romano resta poco da commentare: una partita scialba che viene risolta al 19’ con un gol a porta vuota da Pazzini. Un gol che alla moviola si rivelerà irregolare perché il cross di Pasqual, che Cribari improvvidamente passa a Ballotta di testa, è uscito di circa mezzo metro sulla linea del fallo laterale. Nessuno se ne accorge, pare, neanche il quarto uomo Pantana che è a pochissimi metri. Dopo il colpo di testa del centrale di difesa biancoceleste, Ballotta compie il capolavoro: nel tentativo di evitare il corner, fa perno sul pallone sulla linea di fondo, si gira di 180° pancia a terra e se lo fa sfuggire scivolando sul tappeto pubblicitario della TIM. Pazzini è lì, pronto ad approfittarne e a metterla dentro. L’episodio in sé racchiude lo spirito che aleggia intorno alla Lazio. Va tutto storto, non si protesta neanche per un pallone ormai in fallo laterale, sbaglia anche una colonna come l'ottimo Ballotta. Rocchi prova a pareggiare al 39’ ma il suo tiro è deviato dalla difesa viola. La Lazio è decimata dagli infortuni e poco tranquilla, la sua reazione è sterile, Frey deve impegnarsi salvando su Mutarelli al 36’ del secondo tempo. La Fiorentina, stanca per l’impegno in UEFA ma molto ben messa in campo e tenace nel mantenere l’imbattibilità in tutte le competizioni, si fa notare con il solito Pazzini che colpisce la traversa al 29’ della ripresa. A tempo scaduto Mutarelli viene espulso per aver rivolto una frase ingiuriosa contro Dondarini, che fischia un fallo inesistente. Gesto sbagliato che costerà al mediano laziale una squalifica da record: ben tre giornate, in attesa del ricorso della società. È il quarto uomo Pantana a riferire all’arbitro dell’insulto di Mutarelli. Lo stesso Pantana che in veste di arbitro, a Livorno nello scorso campionato, sanzionò soltanto con un cartellino giallo Lucarelli, accorrente da centrocampo per punire con una gomitata volontaria a gioco fermo Pandev, colpevole di esultare dopo il gol del vantaggio. Stranezze del mondo arbitrale.

Il Milan rimane ancora a secco a San Siro: 0-0 con un Torino pericoloso, in cui si distinguono Di Michele al ritorno dopo la lunga squalifica e Sereni tra i pali. I rossoneri sprecano l’impossibile: prima con Gilardino (doppio errore), poi con Kakà e Inzaghi. Curioso che Ancelotti sostituisca Seedorf - nel suo momento migliore – con Gourcuff. È vero però che Novellino ha messo in campo un Toro agguerrito, con Rosina imprevedibile e Di Michele in gran movimento. Enigma Milan.

La Roma si ferma e Empoli (2-2). Un primo tempo brillante, in cui la squadra di Spalletti sembra poter fare a meno anche di Totti, Panucci, De Rossi e Taddei. Due gol da manuale ad opera di Giuly e di Brighi su assist di Mancini, che festeggia le 200 presenze nel campionato italiano ma si divora il terzo gol davanti a Bassi, uno dei migliori in campo dei toscani. L’Empoli è agguerrito e Marianini per poco non va in gol nei primi minuti. Poi i valori in campo dimostrano la superiorità della Roma, fluida e veloce sulle fasce. Fino al 15’ della ripresa, quando arriva il bolide di Vannucchi dai 30 metri che si infila sotto l’incrocio. Ultima mezz’ora di fuoco, con la Roma che subisce troppo gli avversari e soprattutto sbaglia ancora con Vucinic che all’89’ manda a lato da solo davanti al portiere. Gol fallito, gol subìto: la legge è impietosa e Giovinco bravo (e fortunato) al 91’ a metterla sotto l’incrocio dei pali, forse con Doni non piazzato a perfezione. Nonostante la rosa più nutrita, sembra che la Roma conservi uno dei difetti dello scorso anno. Gioca un’ora a partita. Inoltre prende molti più gol. Anche se Juan è centrale di gran classe, forse la difesa giallorossa risente ancora della cessione di Chivu. Se vuole gareggiare per lo scudetto dovrà cambiare atteggiamento.

Il cosiddetto derby d’Italia tiene con il fiato sospeso fino alla fine. Inter - Juventus termina 1-1 e coinvolge per lo spettacolo. Al 41’ i nerazzurri passano in vantaggio con il solito Cruz che approfitta di un buco centrale della difesa juventina e infila Buffon. Fino a quel momento l’Inter ha fatto sfogare l’avversario, una Juve orgogliosa e agguerrita, messa bene in campo da Ranieri. Si distinguono Palladino e Del Piero, pericoloso su una punizione da sinistra, che Julio Cesar sventa in angolo. Prima dello scadere Ibrahimovic fallisce per un pelo il raddoppio. Nella ripresa i bianconeri sono ancora più agguerriti, ma mostrano qualche incertezza nella manovra. Sono ancora i milanesi ad andare vicini al 2-0 con una bella punizione di Chivu: respinta di Buffon sulla quale Cambiasso mette dentro, ma è in fuorigioco e la rete viene giustamente annullata. Cambi: nella Juve fuori Nedved per Iaquinta e Del Piero per Camoranesi, nell’Inter dentro Suazo per Cruz, mentre Figo si infortuna su intervento di Nedved (frattura del perone, si scoprirà il giorno successivo) e viene rimpiazzato da Burdisso. La gara si fa avvincente, l’Inter sfiora il gol con Ibrahimovic e Suazo, la Juve con Trezeguet. Al 32’ Camoranesi – su ottima sponda di testa di Iaquinta – la mette alla spalle di Julio Cesar. Juve e Inter in competizione per il primo posto?

Spettacolo tra Genoa e Palermo (3-3) al Marassi. Ne escono moralmente sconfitti i padroni di casa, raggiunti a tempo scaduto da un gol di Amauri. Partita di grande intensità, le due squadre giocano a viso aperto, il Palermo è il primo a salire in cattedra con Cavani, che all’8’ è abile nel metterla dentro, complice uno scellerato errore difensivo di Bovo. La reazione rossoblu è feroce, Borriello (il più scatenato, reclama un rigore per atterramento da terga che l’arbitro non concede), Leon e Sculli trovano sempre un miracoloso Fontana insuperabile tra i pali, con la collaborazione di Zaccardo leader della difesa palermitana. La ripresa è mozzafiato: Fontana di supera deviando in corner un missile di Juric, ma al 14’ capitola su una parabola da manuale di Leon. Il Palermo reagisce con una cavalcata paurosa di Cavani per le vie centrali, fermata con un contrasto in area. Gervasoni non concede il rigore, il direttore sportivo del Palermo è di parere opposto e viene espulso. Il Genoa domina, Leon raddoppia dopo un bel dribbling. Tra i rosanero entra Brienza per Diana ed è fatale, perché coglie l’attimo e la mette dentro deviando di testa un cross di Simplicio. Ma il Genoa dilaga: Borriello segna la rete del 3-2 raccogliendo un suggerimento perfetto di Konko. La vittoria sembra raggiunta, quando al 91’ un errore della difesa rossoblu permette ad Amauri di metterla dentro di testa, sulla solita punizione di Simplicio.

Cagliari umiliato dalla Sampdoria con un secco 0-3. Sblocca il risultato Volpi al 33’ con un gol da cineteca: tiro al volo da fuori di straordinaria potenza e bellezza. Il secondo gol è di Caracciolo, fortunato nel ribadire in rete una conclusione di Bellucci respinta da Fortin. Quando arriva il terzo gol di Maggio al 44’ la partita è virtualmente terminata. Il Cagliari, con il solo Matri in attacco, poco supportato da Foggia sulla destra, affonda inesorabilmente e non rialza più la testa.

Il Catania esce sconfitto in casa (1-2) grazie a una doppietta di Langella che fa guadagnare il sesto posto in classifica all’Atalanta. Partono bene i siciliani con Martinez e Mascara ma il pericolo arriva da nerazzurri con Ferreira Pinto che si vede deviare in angolo un gol fatto da Stovini. Poco dopo è Carrozzieri a sparare alto dopo una mischia in area catanese. Il crollo arriva dopo pochi secondi, Doni offre una palla d’oro a Floccari a centro area, Sottil sbaglia l’anticipo, la punta nerazzurra lo salta ma il difensore lo stende. Rigore sacrosanto, che lo specialista Doni fallisce nel tentativo di metterla nell’angolino basso. La partita si decide in pochi minuti nella ripresa: al 12’ Doni serve bene Langella che mette dentro dopo una respinta. Due minuti dopo ancora i 2 nerazzurri protagonisti con la difesa siciliana spiazzata, Langella segna il raddoppio. Il Catania è stanco, il campo pesante, Spinesi riesce ad accorciare le distanze con un bel destro su assist di Martinez. Finale tutto siciliano, ma la squadra di Baldini non crea più azioni da gol. Langella superstar.

Alessandro Staiti

venerdì 2 novembre 2007

Un bel derby romano. L’Inter sempre capolista.

Il derby capitolino torna in giallorosso. La Roma riesce a prendersi la rivincita sulla secca sconfitta dello scorso anno (3-0) ma non umilia la Lazio. Assenze importanti per ambedue le squadre, che pesano maggiormente per i biancocelesti: a parte Totti e Aquilani, la più importante per la Roma è l’indisponibilità di Taddei. In casa Lazio invece mezza squadra titolare è in infermeria: Siviglia, Behrami, Mauri, oltre che sostituti utili come Del Nero. Tuttavia Delio Rossi mette bene la squadra in campo, tanto che Rocchi all’11’ del primo tempo è già in gol: su ottimo passaggio smarcante di Pandev, stop di tacco e destro a infilare Doni in diagonale con Mexes che resta a guardare. La Roma si sveglia e Vucinic suona la carica: alla sua prima incursione, ormai dal solo in area, si fa ipnotizzare da Ballotta che gli si oppone con bravura e reattività. Alla seconda però non sbaglia: bella triangolazione con Mancini e poi dentro di piattone sinistro, complice una difesa biancoceleste a dir poco in bambola. Dopo un paio di pericoli da ambo le parti ad opera di Mancini e Pandev, arriva il raddoppio romanista: Mancini fulmina Ballotta dopo un veloce scambio con Mexes e la difesa laziale in superiorità numerica ma incapace di agire con prontezza. Nella ripresa Rossi schiera Meghni in sostituzione di Manfredini, riportando Mutarelli sulla linea mediana. Pandev si rende pericoloso con una buona incursione, ma è la Roma ad andare in gol per la terza volta con Perrotta. Ballotta gli impedisce dapprima di segnare di testa con un guizzo felino, ma poi viene superato: pallonetto del romanista a scavalcarlo e gol a porta vuota. A questo punto la Lazio potrebbe prendere altri 2 o 3 gol, perché spavaldamente continua a spingersi in avanti, e lasciare il contropiede ai giallorossi è a dir poco presuntuoso, perché le ripartenze della squadra di Spalletti sono fulminanti. È sempre Ballotta a salvare il risultato, superandosi in più di un’occasione. Al 24’ del secondo tempo la Lazio trova lo spunto per accorciare le distanze: Meghni innervosisce i difensori romanisti con i suoi dribbling e viene atterrato. La punizione è affidata a Ledesma, l’altro vero eroe laziale della serata assieme a Ballotta. L’argentino è rientrato a tempo di record da una fastidiosa operazione al menisco esterno e sta reggendo la partita alla grande: la sua punizione è un capolavoro di balistica che si va stampare con potenza sotto la traversa. Doni resta a guardare. Sono venti minuti di sofferenza per i giallorossi quelli finali: la Lazio ci prova a tutti i costi a riagguantare un pareggio, ma non ci riesce. Pesa il maggior tasso tecnico della Roma: i suoi difensori sono molto bravi nell’anticipare gli avversari, Juan è una meraviglia. La Roma si ritira anche al completo in area per difendere il risultato fino al fischio finale. Recriminano i biancocelesti un calcio di rigore, nel primo tempo, per l’atterramento di De Silvestri in area. Resta il dubbio. Inoltre Vucinic, già ammonito per essersi tolto la maglia in occasione del gol, rischia il secondo giallo e dunque l’espulsione quando si lascia cadere platealmente in area dopo un contatto con Ballotta, ma l’arbitro Rocchi sorvola. Infine, lo stesso arbitro – né il suo assistente di linea - che non ha mai favorito i biancocelesti soprattutto dopo le vicende di calciopoli, non vede il fuorigioco di rientro di Vucinic in occasione del gol del pareggio giallorosso. Episodi che giustamente sanzionati avrebbero potuto incidere sulla gara, così come la presa di Ballotta con i piedi in area ma con le mani oltre la linea sulla discesa dell’attaccante montenegrino. I calciatori di Roma e Lazio sono scesi con il lutto al braccio per il terribile episodio di cronaca che ha visto vittima una donna massacrata da un romeno a pochi chilometri dallo stadio Olimpico. Esemplare il comportamento dei tifosi, che questa volta hanno dimostrato correttezza e maturità, permettendo al derby di svolgersi nel miglior modo possibile. Meno fair play dal parte del capitano romanista, che anche quando vince ci tiene a provocare i laziali: “Sono contento. Gli scudetti si vincono con le piccole” ha dichiarato Totti a fine partita. “Ancora una volta non si è smentito per la sua poca intelligenza” la replica di Zauri. "Dico solo che ci vuole anche un po' di intelligenza e chi ce l'ha la deve adoperare", ha aggiunto Ballotta. Più equilibrate le parole di Spalletti: “La differenza l'hanno fatta solo i gol, la partita è stata equilibrata. In campo ci sono state due squadre che sanno dare confidenza alla palla.” – ha detto il tecnico di Certaldo a Sky – “Anche la Lazio ha giocato una buonissima partita: qualche colpo di qualità in più ce l'ha la mia squadra, ma non è detto che ciò ti comporti un vantaggio. Il loro primo gol rappresenta la sintesi del loro gioco. E poi il rombo di giocatori in mezzo al campo, tutti palleggiatori, ti crea sempre problemi”. Delio Rossi, ancora in silenzio stampa, ha lasciato a Zauri il posto in sala stampa: “La classifica è bugiarda, anche perché questa squadra non merita una posizione simile, e ne sono convinto. Ma sono sicuro che sapremo reagire in fretta. Dobbiamo farlo a tutti i costi già sabato prossimo con la Fiorentina, altrimenti sarà dura, visto che dopo c’è anche l’Inter. La Champions una distrazione che può fare male? Assolutamente no, è un sogno e vogliamo arrivare più avanti possibile”.
Per la Roma dunque secondo posto in classifica confermato e un calendario che si preannuncia piuttosto in discesa a partire da domenica a Empoli, sempre che la squadra di Spalletti non tradisca le aspettative. La Lazio invece attende sabato la Fiorentina in casa, e dovrà far punti per non cominciare a preoccuparsi della classifica.

L’Inter liquida il Genoa con un secco 4-1 anche se nel corso del primo tempo il Genoa dà parecchi pensieri ai nerazzurri. Cordoba sblocca il risultato all’8’, nella ripresa raddoppia Cambiasso e poi si assiste alla fiera dei gol mancati soprattutto in casa interista con Crespo e Cesar. Il Genoa raggiunge il 2-1 con una bella combinazione Figueroa - Konko che l'ex Crotone mette dentro di precisione. Ma è un attimo: entra Suazo e, complice De Rosa, gli permette di segnare il primo gol in campionato. Chiude Cruz su rigore.

Il Milan ritrova i gol e Gilardino, proprio come contro la Lazio, al Marassi nel match che la oppone alla Sampdoria. 5-0 è un risultato secco e pesante e i gol arrivano a raffica tutti nel secondo tempo. Doppietta di Gilardino, poi si aggiungono Kakà, Gourcouff e Seedorf.

Anche la Juve liquida l’Empoli con un risultato netto, che non lascia adito ad alcun dubbio: 3-0 e soprattutto tripletta di Trezeguet. E meno male che il bomber francese non è gradito nella sua nazionale! Una follia.

Il Livorno si impone contro la Reggina con un bel 3-1, prima vittoria in campionato, che costa la panchina a Ficcadenti, sostituito da Renzo Ulivieri. Reti di Pulzetti, autorete di Valdez e infine Rossini. Amoruso sigla il momentaneo pareggio per i calabresi.

A Firenze sfortunato il Napoli che perde per 1-0 contro una Fiorentina arrembante e sempre più in crescita: i viola ritrovano il miglior Bobo Vieri, ma Sosa si vede annullare un gol regolare dopo averne mancato un paio che gridano vendetta.

Il Palermo con il solito Amauri riacciuffa in casa il pari contro un Parma (1-1) che domina la partita. Gli emiliani meritavano molto di più dopo essere passati in vantaggio al 3’ con Morrone.

Floro Flores e Inler garantiscono 2 ottime reti all’Udinese che bloccano nuovamente il Torino. Ventola riesce ad accorciare le distanze, ma il pareggio non arriva. Termina 2-1 e Sereni deve fari i miracoli per salvare la rete dagli attacchi di Floro Flores e Di Natale.

Siena – Catania termina sull’1-1 ma Maccarone sbaglia ancora una volta un rigore. Mandorlini ha le ore contate, confermato fino a domenica, anche se a sbagliare sono i suoi calciatori davanti alla porta. Le reti di De Ceglie e di Vargas, che gela i toscani nella ripresa.

Alessandro Staiti

martedì 30 ottobre 2007

Lazio, un periodo difficile in vista del Derby

Dopo aver espugnato Livorno (bel tiro di Pandev, appena deviato dallo scarpino di Rezaei, che spiazza Amelia) e aver perso anche Mauri – che si infortuna cercando una girata al volo in area - la Lazio cade a Brema. È la prima sconfitta in Champions League: la squadra si sveglia tardi e il gol di Manfredini a otto minuti dal termine è purtroppo inutile: il Werder Bremen è passato in vantaggio con Sanogo nel primo tempo e ha raddoppiato nel secondo con Hugo Almeida, anche se il gol è viziato da un fuorigioco iniziale. Alla Lazio manca poi l’espulsione di Pasanen per una brutta gomitata volontaria a Behrami, “colpevole” di non aver buttato fuori il pallone con un giocatore del Werder a terra: ma il (modesto) arbitro portoghese aveva fatto ampi cenni di continuare. Con mezza squadra infortunata e i sostituti in condizioni precarie non ci si può aspettare di più, ma anche gli episodi hanno un loro peso specifico. Ora la Lazio è costretta a battere Werder e Olympiacos in casa se non vuole essere eliminata. Del resto la squadra non ha – per esplicita ammissione di Delio Rossi – un organico competitivo per giocare ogni tre giorni. Peccato, considerati i risultati degli ultimi anni, poteva essere l'anno del coronamento di tanti sforzi. Poi l’Udinese in casa: una brutta figura per i biancocelesti, che scendono in campo con la testa altrove, chissà forse al derby. Quando il portiere 43enne, l’encomiabile Marco Ballotta, salva la porta per ben 5 volte vuol dire che la squadra non ha funzionato. Non ce la fa la sesta volta, quando un’incornata del solito Asamoah al 33' del secondo tempo finisce in rete. Male in ogni reparto, anche se i biancocelesti sono stati ulteriormente svantaggiati da un paio di rigori non concessi. Anche in questo caso gli episodi avrebbero potuto dare una mano a una squadra stanca, invece è successo il contrario. La posizione in classifica si complica: la Lazio -insieme al Milan - è a 10 punti (solo 1 in meno dello scorso anno, però), a metà strada tra la zona retrocessione e la Uefa. E l’attende un calendario di fuoco: prima di tutto il derby “fuori casa” di mercoledì 31 ottobre, poi la gara in casa con la Fiorentina il prossimo 3 novembre (alle ore 18.00). Tre giorni dopo il match contro il Werder Bremen, sempre all'Olimpico. Infine, prima della sosta per gli impegni della Nazionale, l’11 novembre è la volta dell’Inter a Milano. Non ci si può lamentare, insomma.
In vista della stracittadina, la Lazio sembra sfavorita da ogni punto di vista: morale non certo alle stelle, per stessa ammissione del capitano Zauri, dopo la sconfitta con l’Udinese; Ledesma forse recuperato (miracolosamente) dopo l’intervento al menisco esterno di soli 20 giorni fa; una squadra che ultimamente non ha funzionato, al di là degli schemi; le assenze importanti di Mauri, Behrami, Siviglia. Senza contare il deferimento di Delio Rossi per la telefonata con il presidente Lotito dell’aprile 2006 che getta, ingiustamente, un’ombra pesante sull’intero ambiente biancoceleste. Delio Rossi – ne siamo certi – avrà occasione di chiarire a fondo questa vicenda, strana da ogni punto di vista, ma sulla quale non intendiamo soffermarci in questa sede, anche perché riteniamo lo stralcio dell’intercettazione, curiosamente reso pubblico, davvero poco significativo.
La Roma è invece alle stelle: con un organico prestigioso che può sopperire anche agli infortuni di Taddei e Aquilani, dopo qualche passo falso si è subito ripresa: in Champions battendo lo Sporting Lisbona e in campionato affermandosi sul Milan senza difficoltà. È vero, perde anche il capitano, quel Francesco Totti (a meno di clamorose smentite dell'ultima ora) che è una risorsa inesauribile per i colori giallorossi – e non solo a livello tecnico – ma ritrova un grande Vucinic, decisivo in ogni competizione appena riportato nel suo vero ruolo. Però il derby romano è una partita che sfugge a ogni pronostico. Non perché vinca sempre la sfavorita – le statistiche non lo confermano – ma perché è un match che si gioca con grandi motivazioni, capaci di far correre anche le gambe più stanche. Considerata la situazione in classifica e i differenti obiettivi delle due capitoline, addirittura agli antipodi, la Lazio è paradossalmente la squadra che ha più risultati utili: un pareggio e una vittoria sarebbero entrambi un successo. Non così per la Roma, oggi seconda in classifica, che potrebbe allontanarsi ulteriormente dalla capolista Inter. Spalletti, che è un tecnico molto in gamba oltre che una persona intelligente, non si fida. Sa che la Lazio è comunque una squadra "scorbutica". Sarà il campo a dire, come sempre, l’ultima parola.
Alessandro Staiti

Note a margine: 8° e 9° turno di campionato

Roma-Napoli 4-4 ha dato spettacolo. Una di quelle partite avvincenti, che colorano un campionato. Un match particolare, considerati i gol da una parte e dall’altra. Le due squadre sono in salute, certo una registrata alla difesa è d’obbligo, soprattutto per i romani che sulla carta sono più forti. Il Napoli ha centrato sicuramente gli acquisti e le scommesse si sono rivelate vincenti: Hamsik, Lavezzi, Gargano e Zalayeta stanno facendo il loro dovere, anche di più.
Peccato che nella partita successiva alla squadra di Reja siano stati regalati due rigori inesistenti: il 3-1 contro la Juventus è eccessivo, anche se i partenopei stavano reggendo bene l’impatto. Il tutto da ascrivere alla miopia dell’arbitro Bergonzi, inadeguato anche per una competizione di calcetto. E meno male che si era pure candidato a internazionale! Stranezze del campionato italiano, non ce che dire… Soprattutto se si tiene conto del grado di confusione in cui versa la giustizia sportiva in questi anni: dopo lo scandalo dei rigori inesistenti, il povero Zalayeta, protagonista involontario del secondo rigore, è stato squalificato per due giornate. Una beffa, perché le immagini mostrano con chiarezza che l’attaccante cerca in tutti i modi di saltare Buffon in uscita. Ovvio il ricorso d’urgenza della società di De Laurentis, che a sorpresa viene accolto. Risultato: annullata la squalifica per Zalayeta. E menomale, aggiungiamo noi! Avranno visto per bene le nuove immagini... Ma non bastavano i filmati che tutti abbiamo visto?
Il Milan si trasforma a seconda delle competizioni: in Champions straccia lo Shakhtar Donetsk per 4-1, ma prima perde a Empoli e poi in casa con la Roma. Un campionato incomprensibile, o quasi, per i rossoneri.
Livorno in emergenza. Nonostante l’arrivo di Camolese in panchina e i due gol di Tavano che sembra risorgere dall’anonimato, a Parma la squadra toscana soccombe per 3-2, e resta ultima in classifica con soli 2 punti. Spinelli fa intravedere la possibilità del ritorno dell’ex capitano Lucarelli…
L’Inter, nonostante la battuta di arresto a Palermo, continua a guidare la classifica, che però vede nuovamente la Roma seconda, dopo il pari tra Fiorentina e Genoa.
Gustosa, infine, l’autosostituzione di Cassano a Catania: il barese non si smentisce, e manda al diavolo Montella che gli chiede di rientrare in campo. Ma si è infortunato davvero, purtroppo, non è uscito dal campo solo perché il Catania sta dominando la partita. Sampdoria a corrente alternata: soccombe per 2-0 e bisogna fare i complimenti a Mascara, autore del gol e dell’assist decisivo.
Alessandro Staiti

martedì 16 ottobre 2007

Come Claudio Garella?

Stagione 1977/1978, l'ex allenatore miracolo del Napoli Luis Vinicio sostituisce sulla panchina della Lazio il compianto Tommaso Maestrelli. Il mitico portiere dello scudetto '74, Felice Pulici, è andato a cercar fortuna in altri lidi, ormai in rottura la società. Vinicio mette al suo posto nella porta laziale un esordiente, una sua scoperta sul quale si gioca la reputazione. È Claudio Garella, alto, forte, biondo e bello come un attore. Di lui si dice che abbia un gran talento e un futuro certo. Invece si rivela un disastro. Garella alterna parate strabilianti a goffaggini inaudite, ingenuità incredibili e, soprattutto, non ha presa! La palla scivola tra i suoi guantoni come fosse cosparsa di grasso. Con lui in porta la Lazio prende valanghe di gol e viene eliminata dalla Coppa Uefa in una tremenda serata a Lens. Garella è allontanato dalla prima squadra, Vinicio ci rimette il posto, il numero 1 l'anno successivo si stampa sulla maglia di Cacciatori, esperto portiere ex Sampdoria e si volta pagina.

Il nostro biondone comincia a girovagare su e giù per l'Italia pallonara, finché un bel giorno la critica comincia ad accorgersi che in serie B nel Verona c'è un portiere fenomenale, che ha qualche difetto nella presa ma che in porta è una vera saracinesca e che in uscita, soprattutto, è un vero incubo per gli avversari. Questo mostro, grande, biondo e bello come un attore è Claudio Garella, che con quel Verona (guidato dal mister Osvaldo Bagnoli) si toglierà lo sfizio di vincere uno scudetto per poi passare al Napoli di Maradona (corsi e ricorsi…) col quale vincerà scudetti, coppe e quant'altro. Dopo Lazio-Milan 1-5 il parallelo Muslera/Garella diventa suggestivo. Coraggio Fernando, anche se forse ti sei giocato (e non per colpa tutta tua) la piazza di Roma, anche se ormai presso il popolo laziale hai raggiunto una popolarità simile a quella di Lanna per i romanisti, con le costanza e il carattere di cui sei dotato (e le tue dichiarazioni del dopo partita lo dimostrano) hai delle doti. Sicuramente prima o poi verranno fuori e, in qualche altro tempo o in qualche altro luogo, coglierai quei traguardi che, ne sono certo, meriti.

Mauro Floritta Martorana

domenica 14 ottobre 2007

Tra Europei e Campionato

Gli azzurri di Donadoni incassano i 3 punti contro un avversario di poco conto, con un centravanti appena sedicenne. A Genova l’Italia batte la Georgia per 2-0, ma il gioco non convince. Se poi la Scozia comincia a vincere dappertutto (per l’occasione contro l’Ucraina) e la Francia rifila un tennistico 6-0 alle Far Oer, la situazione si complica. In altre parole, ora dobbiamo sperare di battere la Scozia e che la Georgia (molto improbabile) faccia lo stesso. Altrimenti fuori dagli Europei. I campioni del mondo, paradossalmente, sono in cerca di una nuova identità. Certo, l’abbandono di campioni indiscussi come Totti e Nesta, e l’infortunio di una testa dura come Materazzi ha dato una spallata alla qualità del gioco. Se a questo aggiungiamo i continui cambiamenti nelle convocazioni da parte di Donadoni, non è difficile comprendere come la Nazionale non si stia esprimendo al meglio. Ma, probabilmente, è un passaggio obbligato. Spazio ai giovani, non si può vivere sempre sulla gloria dei campioni, soprattutto se se ne vanno di propria iniziativa. Donadoni, in fondo, non ha molte colpe: deve cercare di mettere assieme i migliori, anche quando si dimostrano un po’ discontinui o distratti. Come Quagliarella, che durante la prima metà della gara cerca ben 2 volte di andare a segno, ma difetta nella mira. Poi è Di Natale che, ben pescato da Pirlo, prende il palo. Anche il grande goleador del campionato tedesco, Luca Toni, crede di poter esultare, ma si sbaglia perché il suo bel colpo di testa viene fermato dal legno. Troppi sprechi. Ci pensa proprio Pirlo, o meglio Lomaia – portiere della Georgia – a far andare in vantaggio l’Italia prima di scendere negli spogliatoi. Al 43’ il regista del Milan confeziona una delle sue punizioni dai 20 metri, ma non così velenosa. È Lomaia, però, che si scansa con un’uscita tanto buffa quanto sbagliata: e la palla entra indisturbata al centro della porta. Nella ripresa esordisce Foggia e torna Mauri, ma il gol arriva al 39’ con un delizioso tocco da sotto di Grosso, smarcato da Toni che difende la palla a centro area. Per Mercoledì 17 ottobre nell’amichevole contro il Sudafrica altri cambiamenti in vista, nuove convocazioni. Auguriamoci di trovare gli uomini giusti al momento giusto.


La settima giornata di Campionato

Lazio - Milan conclude le partite dell’8° turno di campionato: i biancocelesti, dopo un primo tempo piuttosto buono, soccombono di fronte alla stanchezza e soprattutto alla superiorità degli avversari. Tre giorni prima la Lazio ha fermato orgogliosamente il Real Madrid in Champions, ora va a picco (1-5) contro i Campioni d’Europa, reduci dalla sconfitta in Europa contro il Celtic. Il Milan è ritornato a lottare per i primi posti? Difficile dirlo, perché la Lazio senza Ledesma (operato al menisco laterale starà fuori circa un mese) e tatticamente ridisegnata sul 4-4-2 si perde miseramente lasciando il campo agli uomini di Ancelotti. Serata nera per Muslera, che ha pesanti responsabilità su almeno 3 dei 5 gol subiti. Probabilmente il giovane portiere uruguayano è andato in confusione dopo i primi 2 gol e ha mostrato un repertorio di gesti tecnici a dir poco goffi e approssimativi. Molto bene Seedorf – che come il buon vino migliora con gli anni, Oddo, Kakà e il redivivo Gilardino che segna la sua prima doppietta in campionato. Il primo gol di Ambrosini è fortunoso: un cross che prende un effetto strano ed entra in rete. La Lazio risponde con determinazione: il giovane, grintoso De Silvestri affonda meglio di quanto difenda, e così pesca con un cross delizioso Mauri che infila Dida con un piattone di sinistro al volo. Il primo tempo però termina con il Milan in vantaggio per 2-1: Gilardino trova il rigore su un uscita scomposta di Muslera (la seconda, sulla prima l’arbitro Morganti prima lo concede e poi lo nega, ma l’impressione in entrambe le occasioni è che Gilardino sfrutti abilmente la situazione) e Kakà lo realizza. Nella ripresa i biancocelesti provano a reagire, ma la terza rete del Milan li fa sprofondare. È ancora Kakà ad andare a segno infilando Muslera con un tunnel che ridicolizza il portiere uruguayano. Poi il genio brasiliano offre un suggerimento splendido per Gilardino che fa passare ancora una volta la palla sotto le gambe di Muslera. Gilardino fa cinquina con un bel tiro al volo. Bufera sull’inesperto portiere laziale: ma gli errori non sono da addebitare esclusivamente al ragazzo sudamericano, chiamato colpevolmente troppo presto a giocare in uno dei campionati più difficili. L’intera squadra ha mostrato limiti nervosi e atletici, non regge – al contrario del Milan – la pressione di due competizioni in contemporanea. E, incomprensibilmente, è stata indebolita rispetto allo scorso anno. Urgono rimedi. Per ora dovrà barcamenarsi fino a gennaio – magari con il rientro di Siviglia e l’utilizzo di Del Nero, Firmani, Meghni e Vignaroli. In attesa di rinforzi.

A Parma la Roma esce vittoriosa con un secco 0-3. La squadra di Spalletti, nonostante le assenze per infortunio, ha qualità indiscutibilmente superiori agli emiliani e un gran bel gioco, messo in mostra anche al Tardini. Dunque non sarebbe stato arduo pronosticare una vittoria. Tuttavia è difficile dare un giudizio tecnico sulla partita, perché le decisioni arbitrali ne hanno condizionato lo svolgimento. Il primo gol dei giallorossi è irregolare, macchiato da un fallo per trattenuta di Vucinic su Zenoni al momento del passaggio che porterà Totti a segnare. L’attenzione invece è tutta sul pallone che ha superato per più di metà, ma non completamente, la linea di fondo. Proteste, e Couto viene ammonito. Difficile reagire per i nervosi gialloblu, Mancini – protagonista di un’ottima prova - va in raddoppio con uno splendido gol. Poco dopo l’espulsione di Corradi per doppia ammonizione: la prima sull’intenzione, perché l’attaccante non tocca pericolosamente Totti in corsa. La seconda esagerata per uno stop tra braccio e spalla, visto che il giallo era stato già comminato,. Giuste o sbagliate, le decisioni di Banti lasciano il campo alla Roma che chiude con un altro bel gol del Capitano su tocco di De Rossi. E la Roma va, decisa e bella al confronto per il primo posto.

Chi si è liberato di Marco Borriello con tanta facilità avrà certo qualche rimpianto. L’attaccante è diventato un pilastro del Genoa, che al Ferraris supera con un netto 2-0 il Cagliari di Giampaolo (ancora per quanto in panchina?). I liguri partono alla grande, con Borriello che semina il panico nella difesa avversaria e va vicino al gol in due occasioni nei primi dieci minuti. Un Foggia a corrente alternata – e ben controllato da Juric - non basta al Cagliari per sfondare, e Fortin deve fare i miracoli in porta. Ambedue i gol nella ripresa: al 13’ Borriello, che controlla alla perfezione un bell’assist di Leon e gira al volo di sinistro. Il Cagliari allenta le maglie e ne approfitta Di Vaio in contropiede per chiudere la partita. A fine gara Fortin si supera su un ottimo colpo di testa di Papa Waigo appena entrato in campo.

Al Franchi la Fiorentina pareggia 1-1 con la Juventus: risultato che lascia scontente entrambe le squadre, nonostante la buona prestazione. Soprattutto dei bianconeri, reduci da due vittorie consecutive contro Reggina e Torino: Iaquinta è in gran forma, Almiron in grande spolvero, e Grygera gigante in difesa. I viola hanno dimostrato carattere: nonostante le fatiche di coppa Uefa (l’unica squadra italiana a passare il turno, e per di più ai rigori contro il Groningen), ci ha creduto fino alla fine. Frey si dimostra sempre più un portiere di lusso, ottimo Mutu, ma non è una sorpresa, e soprattutto utile Vieri che si procura il rigore del pareggio. Male invece Pazzini, decisamente in un periodo di stanca. Il primo quarto d’ora è bruttino: le squadre si studiano, piuttosto coperte. Poi una fiammata di Mutu con un gran destro da 28 metri che sfiora la traversa. La Juve risponde subito con il gol: Almiron verticalizza, Gamberini respinge male e corto, Iaquinta arriva preciso a insaccare. Sul gol pesa la posizione di Trezeguet che al momento del tiro sembra in fuorigioco attivo proprio a disturbare la visuale di Frey. Ma il caso verrà sollevato solo a posteriori, inducendo Collina a organizzare un apposito convegno sul fuorigioco, regola tra le più confuse e interpretabili. La Fiorentina reagisce, ottimi i passaggi filtranti di Donadel e Montolivo, autore di una grande prestazione al quale Buffon nega il gol con una strepitosa respinta. La Juve va vicina al raddoppio con Nedved da fuori area, Frey alza sopra la traversa. Nella ripresa sono ancora gli uomini di Ranieri a impensierire Frey che si supera su Salihamidzic, poi Brazzo si divora un gol fatto. Nel finale la Fiorentina è tutta in avanti, e la Juve potrebbe approfittare dei grandi spazi a disposizione, ma l’incauto cambio di Nedved con Palladino finisce per indebolire le capacità offensive dei bianconeri, che all’ultimo minuto vengono penalizzati da un mani in area di Legrottaglie. È sempre Mutu, freddo e impeccabile, a battere il rigore, e anche Buffon.

Con un gol da rapina di Corini il Torino si aggiudica la prima vittoria in campionato (1-0) ai danni di una Sampdoria tutt’altro che arrendevole e molto ben messa in campo. Le due squadre sulla carta hanno più o meno lo stesso potenziale, e infatti il primo tempo è piuttosto equilibrato, magari con qualche invenzione in più da parte dei blucerchiati. Volpi però rifila una manata a Rubin, giudicata troppo severamente dall’arbitro come volontaria, e viene espulso. Nonostante l’inferiorità numerica, la Samp anche nella ripresa sembra avere una marcia in più del Toro, soprattutto con l’avvicendamento di Cassano a Montella. Novellino fa entrare Recoba e Malonga, e il gioco ne guadagna in qualità. Che si concretizza con l’esperienza e l’opportunismo di Corini, per l’occasione centravanti alla Inzaghi, che devia in rete un bel tiro di Malonga.

A Catania va in rete Sardo: il difensore, alla prima segnatura in serie A, la mette dentro nel primo tempo superando Amelia, fino ad allora molto attento. Il suo colpo di testa regala l’1-0 sul Livorno, 3 punti vitali in classifica e fa cadere la testa di Orsi, sostituito da Camolese. Era nell’aria, nonostante i buoni propositi proprio in vista della gara contro gli uomini di Baldini, che per l’occasione rientra in panchina dopo le 5 giornate di squalifica per il calcio nel sedere rifilato a Di Carlo. Il Livorno non trova la quadratura necessaria per andare a rete: al 9’ Tavano – che dopo l’esperienza spagnola e romana sembra il ricordo di se stesso – balbetta: recupera una buona palla su un rinvio sbagliato di Terlizzi, salta l’uomo e poi se la allunga troppo e la manda a rotolare mestamente sul fondo. Dopo il gol di testa di Sardo ci si aspetterebbe la reazione dei toscani, che non arriva: il Catania domina fino a fine gara, Amelia se la vede brutta in diverse occasioni. E Spinelli non perdona...

Palermo - Reggina si chiude con un pareggio (1-1) all’ultimo minuto. Reggina chiusa a riccio per l’intera gara che ha visto protagonisti i siciliani con ottime prove di Zaccardo, Jankovic, Diana, Simplicio, Bresciano e Cavani. Tuttavia Colantuono non riesce a indovinare la combinazione per scardinare il catenaccio dei calabresi, che non si spingono mai a impensierire Fontana, praticamente disoccupato. Succede tutto nel secondo tempo, ai minuti 2’ e 4’ di recupero: al 47’ Amoruso si invola in contropiede, nessuno lo ferma, e mette in rete. Una beffa per il Palermitani, che non ci stanno: si riversano alla disperata nell’area della Reggina, finché Amauri al 49’ non sbuca come un diavolo alle spalle dei difensori amaranto e mette dentro di testa il bel suggerimento di Jankovic.

Il derby toscano tra Siena ed Empoli vede una sola squadra in campo: così i bianconeri trovano la prima vittoria in campionato. Ci pensano Maccarone, su rigore questa volta ben tirato, Locatelli e Galloppa a confezionare un netto 3-0 che forse penalizza troppo gli uomini di Cagni, in dieci per l’espulsione di Adani. È l’Empoli a fare la partita, Giovinco, Vannucchi e Saudati mettono spesso in difficoltà la difesa del Siena. Nella ripresa Mandorlini inserisce Locatelli per Codrea in vena di falli. Maccarone si scatena, prima sbaglia un paio di occasioni limpide, poi si fa atterrare da Adani in area al momento del tiro. Rigore ed espulsione del difensore empolese, già ammonito. In dieci, Cagni è costretto a togliere il malandato Saudati, Giovinco diventa centravanti, ma l’Empoli non combina più nulla. Al 34’ la mette dentro Locatelli dopo una bella azione personale, e infine Galloppa trova il primo gol in serie A.

A San Siro l’Inter batte il Napoli per 2-1. Gli uomini di Reja escono da Milano a testa alta. Mancini avanza imperterrito, la sua Inter fa meglio dello scorso anno, nonostante le critiche. I nerazzurri scendono in campo con Cruz dal primo minuto. Scelta felicissima, perché Julio è un grande goleador oltre che un’ottima persona, uno che va in rete anche quando entra a partita iniziata, non fa una grinza quando resta in panchina e fuori dal campo ha un comportamento esemplare. Cruz risolve la partita nei primi 35’, segnando due splendidi gol e divorandosene uno piuttosto facile. Il primo nasce da un contropiede, i napoletani sorvegliano Ibrahimović ma dimenticano Cruz che li fa secchi. Il secondo arriva con un controllo perfetto su un lancio dai 30 metri che “el Jardinero” mette alle spalle di Iezzo. Nella ripresa il Napoli ce la mette tutta, ma Julio Cesar è sempre pronto, finché – negli ultimi minuti - non entra Sosa, che imita Cruz. “El Pampa” coglie l’attimo e la mette dentro alla prima occasione. Nonostante l’entrata di Calaiò, l’Inter controlla bene il vantaggio. Che si limita al 2-1 perché Suazo, su un autentico capolavoro in corsa di Figo che lo smarca in area, si divora un gol fatto. Mancini rimane primo in classifica a guardare dall’alto dei 17 punti le altre squadre. Con 2 punti in più della stagione 2006/07.

Centenario senza lieto fine per l’Atalanta che, grazie anche a un rigore tirato da Zampagna sulla traversa, pareggia 0-0 con l’Udinese. Tante le occasioni sprecate dai bergamaschi nel primo tempo. L’Udinese, senza Di Natale in lutto per la perdita della mamma, non è riuscita a rendersi pericolosa sotto porta. L’unica occasione da rete per i friulani arriva su una punizione di Pepe deviata dalla barriera, con Coppola bravissimo a respingere. Le fiammate improvvise dell’Atalanta si fanno sentire: ma Handanovic si supera in diverse occasioni, mostrando un repertorio da grande portiere sulle insidie di Langella (bel sinistro), di Carrozzieri (insidioso colpo di testa), di Ferreira Pinto. Il primo tempo non manca di emozioni, come invece accade nella ripresa in cui, nonostante i cambi e gli inserimenti di diversi attaccanti, il risultato non si smuove. L’occasione per andare in vantaggio arriva per i padroni di casa nel finale: Dondarini vede (male) il rigore su un contrasto tra Lukovic e Pellegrino, Zampagna spara sulla traversa. L’Atalanta, però, avrebbe meritato qualcosa in più.
Alessandro Staiti