martedì 30 settembre 2008

Torino–Lazio 1-3: le Aquile volano alto


Le Aquile volano alto, molto alto. Nella trasferta contro il Torino la Lazio fa bottino pieno, pur soffrendo per buoni 50 minuti. Rolando Bianchi e compagni scendono in campo aggressivi, ben piazzati, decisi a interrompere ogni azione dei biancocelesti e a pressarli con veemenza. La Lazio nel primo tempo soffre, non riesce a scalare le marcature, ma al 30’ ci pensa Goran Pandev a finalizzare nell’angolino basso un delizioso suggerimento inventato, tanto per cambiare, dall’imprendibile Mauro Zárate, che sfugge in accelerazione a tre difensori granata. Di Loreto riesce a soffiargli il pallone, ma il suo rinvio finisce sui piedi di Pandev che non lascia scampo all’ex-compagno Sereni. La Lazio è un’altra squadra: ora sa soffrire, pur non essendo brillante riesce a sfruttare l’unica conclusione a rete. Chiamatela cinica, se volete, come sanno essere solo le grandi. Intanto, al 24’, brutto infortunio per Cribari: Abbruscato in elevazione allarga i gomiti e provoca a Emilson una ferita sull’arcata sopraccigliare sinistra che gli verrà suturata con 20 punti. Lo rileva Rozehnal. L’attaccante del Torino non viene punito neanche con un’ammonizione, ma il regolamento parla chiaro. I padroni di casa reagiscono con orgoglio e un bel destro di Abbruscato si stampa sulla traversa a Carrizo ormai battuto. Al ritorno dagli spogliatoi il Torino cerca il pareggio, ma in campo è scesa un’altra Lazio: quella capace di annientare la Fiorentina appena tre giorni prima. I primi effetti si vedono al 16’, con Mauri che sfortunatamente colpisce il palo. A Zárate bastano solo 2 minuti però per spegnere ogni velleità degli avversari: dal limite dell’area inventa un esterno destro potente e affilato che Sereni neanche vede partire. L’arbitro Gava, che non ha tenuto un atteggiamento disteso nei confronti di ambedue le squadre, termina la gara in crescendo: rigore per la Lazio per l’atterramento di Brocchi, mentre sta per calciare a rete, da parte di Sereni. Il portiere viene espulso, come da regolamento, Zárate non lascia scampo al povero Ventola, portiere improvvisato perché le sostituzioni del Torino sono esaurite. Non basta: al 43’ Pratali si fa espellere, ormai i nervi sono a fior di pelle e viene mandato negli spogliatoi anche De Biasi al 46’. A tempo scaduto il Toro segna il gol della bandiera: Lichtsteiner dà una spallata un po’ troppo energica a Saumel in area, rigore trasformato da Abbruscato, dopo ben 2 ripetizioni (Gava avrebbe potuto lasciar correre). Grazie al Milan, vincitore nel derby serale contro l’Inter, la Lazio si ritrova da sola al comando. Non accadeva da tanto tempo. Non accadeva da tanto tempo che questa squadra facesse sognare nuovamente i propri tifosi, mai stanchi di ammirare le evoluzioni di un attacco scintillante, con Foggia, Pandev e Zárate che sono ormai l’incubo delle difese avversarie. È tutta la squadra che suscita ammirazione con lo spettacolo che dà in campo. Calciatori come Lichtsteiner, Brocchi, Radu, Mauri, Siviglia, Cribari, Rozehnal, Manfredini, Meghni ormai si assomigliano tutti: “Le vittorie fanno alti, biondi e con gli occhi azzurri” - ricorda spesso Delio Rossi, al quale va il plauso per aver dato a questa nuova incarnazione biancoceleste un gioco sfavillante e rapido. Il mister riesce a marcare stretto anche le provocazioni del solito Bargiggia che a Mediaset Premium 24 cerca di seminare zizzania e far sorgere dubbi in una società che ha ritrovato serenità, entusiasmo, successi. E soprattutto calciatori affamati di risultati. Una squadra imprevedibile, unita, determinata. Se manterrà queste qualità a lungo durante il campionato non solo continuerà a far divertire e gioire i propri tifosi, ma potrebbe riservare sorprese fino a ieri neanche immaginabili. Vola Lazio, vola.
Alessandro Staiti


IL TABELLINO
TORINO-LAZIO 1-3 (pt 0-1)
TORINO: Sereni; Colombo (27' st Zanetti), Di Loreto, Pratali, Rubin; Dezmaili, Corini (14' st Amoruso), Saumel; Abate (24’ Ventola), Abbruscato; Bianchi. All. De Biasi.
LAZIO:Carrizo; Lichtsteiner, Siviglia, Cribari (23’ Rozehnal), Radu; Brocchi, Ledesma, Mauri (32' st Manfredini); Foggia, Pandev (24' st Meghni), Zárate. All. Delio Rossi.
MARCATORI: pt 30' Pandev (L); st 18' e 38' rig. Zárate, 47' rig. Amoruso.
ARBITRO: Gabriele Gava di Conegliano Veneto
NOTE: Spettatori 16.000. Ammoniti 25’ Colombo (T), 41’ Dzemaili (T), 46’ Pandev (L), 40' st Rubin (T). Espulsi: 38' st Sereni (T), 43' st Pratali (T), 46' st De Biasi, allenatore Torino. Angoli 2-1 per il Torino. Recupero: 3' e 2'.

La Lazio polverizza la Fiorentina in 8 minuti (nonostante l’arbitro)


All’indomani della sconfitta con il Milan, nella quale la Lazio ha comunque evidenziato un’ora di ottimo gioco, ci si aspetta una grande prestazione contro la Fiorentina. C’è anche da onorare un anniversario molto importante: il 24 settembre 1958 la Lazio vince la Coppa Italia, primo trofeo della sua gloriosa storia, grazie a un gol di testa di Maurilio Prini. Nella bella cerimonia che precede la partita – con tutti gli scintillanti trofei vinti dai biancocelesti in bella mostra – il presidente Lotito premia tre degli eroi di quella Lazio: Bob Lovati, Maurilio Prini e Franco Janich. Un bell’inizio. Ma lo spettacolo – a tratti davvero abbagliante – che ha illuminato l’Olimpico mercoledì sera supera ogni attesa e fa intravvedere scenari insospettabili prima d’ora. Delio Rossi mette in campo una squadra quasi perfetta, che fatica soltanto nei primi 20 minuti nel prendere le misure agli avversari. A centrocampo spicca la presenza di Mauri mezzo interno sinistro, accanto a Brocchi e Ledesma, vista l’indisponibilità di Matuzalem. L’attacco con Foggia, Pandev e Zárate, che si scambiano continuamente i ruoli, è l’incubo costante della difesa viola. All’11’ Pandev (che si afferma sempre più leader e fuoriclasse di livello internazionale) inventa un assist da manuale per l’argentino, che purtroppo fallisce il bersaglio, alzando il pallone di un soffio sulla traversa. La Fiorentina è progressivamente schiacciata nella propria metà campo: al 17’ Pandev stoppa di destro e di sinistro impegna seriamente Frey. Lazio sempre più pericolosa: Zárate è inesauribile, Foggia apre continui spazi nell’area avversaria, bravissimo nel tornare in fase di copertura assieme a Pandev. La direzione arbitrale appare subito molto dubbia. Per non dire ostile, quando alla mezzora il signor De Marco nega un rigore evidente alla Lazio: Dainelli aggancia vistosamente da dietro il piede destro di Zárate che va al suolo. De Marco commette un errore grossolano e ingiustificabile, che falsa completamente il risultato della prima frazione di gioco. In campo ormai c’è una sola squadra, la Lazio. Carrizo ridicolizza Gilardino con un bel dribbling in area, mentre l’Olimpico trattiene il fiato e applaude il portiere argentino. Lichtsteiner si conferma una degli acquisti più importanti del mercato estivo: quando scende come un treno, scambiando alla perfezione con Brocchi, annienta il velleitario Vargas, e in fase difensiva annulla completamente un campione come Mutu. Al 33’ ancora Zárate protagonista: sul vertice sinistro dell’area rientra liberandosi di un difensore viola e scarica un destro potente, ma Frey gli si oppone a pugni chiusi. A Zárate, questa sera, il dio del gol dice di no. Quando si va negli spogliatoi, i tifosi laziali sono preoccupati: da un lato la gioia per una Lazio splendida e straripante, mai vista finora; dall’altra l’indignazione nei confronti dell’arbitro De Marco e della sua disastrosa direzione che potrebbe condizionare irrimediabilmente l’esito della gara. Un coro unanime si leva dagli spalti: “Buffone, buffone”. Costerà mille euro alla Lazio per responsabilità oggettiva. Al rientro in campo, lo spartito è completamente biancoceleste: Pandev salta Melo al limite e serve Zárate, che da centro area cerca l’angolino basso, ma Frey ancora una volta si supera in angolo. Al 6’ il primo gol: Zárate cerca il bersaglio di testa ma trova la traversa, sulla linea di porta c’è Mauri che in rovesciata la mette dentro, a coronamento di una prestazione gigantesca. Al 10’ è Pandev a raccogliere un assist geniale di Zárate e a battere con un sinistro imprendibile l’estremo difensore viola. Trascorrono altri 4 minuti e anche Sebastiano Siviglia torna al gol, schiacciando di testa il perfetto suggerimento di Foggia. In 8 minuti la Lazio ha messo al tappeto la Fiorentina, una delle candidate allo scudetto secondo molti addetti ai lavori. La Lazio gestire la restante mezzora con una grinta inesauribile: Maurito Zárate - pur da migliore in campo - non riesce a trovare la rete neanche a due minuti dalla fine quando in contropiede entra in area e scarica in porta, ma ancora una volta Frey gli si oppone. Inutili i cambi di Prandelli, vistosamente deluso dalla prestazione della proprio squadra. Anche Rossi sgancia in campo tutte le sostituzioni inserendo Manfredini per Foggia, Makinwa per Pandev e Rozehnal per Cribari. Una Lazio a dir poco abbagliante, con un gioco veloce, perfetto, inesauribile: se manterrà questo spirito potrà davvero giocarsela alla pari con chiunque e dare tante soddisfazioni ai suoi tifosi. Vivendo ogni traguardo alla giornata.
Alessandro Staiti

IL TABELLINO:
LAZIO-FIORENTINA 3-0 (pt 2-0)
LAZIO: Carrizo; Lichtsteiner, Siviglia, Cribari (40'st Rozehnal), Radu; Brocchi, Ledesma, Mauri; Foggia (23'st Manfredini), Pandev (31'st Makinwa), Zarate. (Muslera, De Silvestri, Kolarov, Meghni). All. Rossi.
FIORENTINA: Frey; Zauri (1'st Comotto), Gamberini, Dainelli, Vargas; Almiron, Felipe Melo, Montolivo; Kuzmanovic (28'st Donadel); Mutu (33'st Pazzini), Gilardino. (Storari, Da Costa, Pasqual, Osvaldo). All. Prandelli
MARCATORI: 6' Mauri, 10' Pandev, 14' st Siviglia.
ARBITRO: De Marco di Chiavari
NOTE: Serata fresca, terreno in buone condizioni. Spettatori: 32mila circa. Ammoniti: Zauri (L), Pandev (L), Felipe Melo (F). Angoli: 7-6. Recupero: 1'pt e 1'st.

martedì 23 settembre 2008

Un Milan indiavolato piega la Lazio di Zárate


L’analisi del Presidente Claudio Lotito ai microfoni della Domenica Sportiva ben fotografa il posticipo di domenica sera: “Non siamo arrivati a San Siro con euforia eccessiva. La squadra e la società sono rimaste con i piedi per terra, nelle nostre dichiarazioni c’è sempre stata grande umiltà. Il calcio è fatto di episodi, al di là della qualità, ci sono stati due episodi che ci hanno penalizzato, due acrobazie balistiche che non sempre riescono, mi riferisco al secondo e al quarto gol. La squadra ha cercato di battersi alla pari, ha espresso gioco, non ha concretizzato qualche occasione, abbiamo avuto la palla del 2-2 ma non siamo riusciti a ottenerlo, poi c’è stato il terzo gol molto bello di Pato, poi ancora la prodezza di Kakà. Stasera dopo il 4-1 ho di nuovo sentito qualche coro contro la Società. Io comunque non ho nulla da rimproverare alla squadra, queste sono partite che nascono in una maniera, mi riferisco al primo gol di Seedorf favorito da un rimpallo, poi la prodezza balistica di Zambrotta, ancora il bel gol di Pato e quindi l’altra prodezza di Kakà”. Ha ragione il Presidente: con quel Milan c’era poco da fare. Nonostante la Lazio fosse arrivata a San Siro carica e determinata, le fiammate – più che il gioco di squadra – dei campioni rossoneri sono state letali. Nonostante le critiche – piuttosto esagerate – Carrizo ha salvato la porta biancoceleste in altre tre occasioni. Si capisce subito che la Lazio avrà vita dura, dopo soli 8 minuti: Seedorf approfitta di un triangolo fortuito sul corpo di Ledesma e la mette dentro. Ma è pur vero che appena a 25 secondi dall’inizio, complice un errore difensivo di Kaladze, Mauri si trova da solo davanti ad Abbiati, ma viene ostacolato con molta esperienza da Zambrotta che si disinteressa del pallone e lo ferma con un braccio. A termini di regolamento sarebbe rigore, ma evidentemente Rizzoli non la pensa così. Nonostante lo svantaggio, la Lazio non si perde d’animo e ingaggia una lotta a viso aperto, senza costruire barricate e approfittare di qualche varco per ripartire veloce in contropiede. Attacca con coraggio e a volte un po’ di incoscienza, perché il Milan non è di quelle squadre che ti perdonano al minimo sbaglio. Così al 26’ è sempre lui, Mauro Zárate a battere Abbiati sul primo palo, sfuggendo in velocità ai difensori rossoneri, imbeccato da un magistrale suggerimento di Pandev. La Lazio ci crede, è tornata sul pari. A ridimensionarne le speranze però ci pensa Zambrotta che sul rilancio di Abbiati, dai 31 metri scarica una bordata incredibile che passa tra due calciatori laziali e trova Carrizo leggermente in ritardo, probabilmente coperto nella visuale. La Lazio del primo tempo convince, dimostra di potersela giocare, il risultato di svantaggio del resto è stato determinato da due episodi, come spesso accade nel calcio. Al ritorno in campo però, dopo soli 4 minuti, Pato fulmina Carrizo con un perfetto colpo di testa su cross misurato di Jankulovski. La Lazio accusa pesantemente il colpo. È già troppo tardi quando al 18’ Foggia sostituisce un evanescente Mauri (al quale Rizzoli nega un altro rigore, su una spinta di Zambrotta quando il calciatore aveva già stoppato di petto un buon cross). Il Milan è sceso in campo con il coltello tra i denti fin dal primo minuto, è superiore in ogni contrasto. Al 15’ Kakà inventa un’altra delle sue raffinate prodezze con una bordata dai 30 metri. Sul 4-1 la partita è virtualmente conclusa. Un risultato che premia eccessivamente il Milan e penalizza troppo la Lazio, il cui principale rimprovero è quello di essere scesa sul campo di San Siro con troppo timore riverenziale e un pizzico di giovanile incoscienza. Questa Lazio è una squadra che sa attaccare, alla grande, ma deve sicuramente trovare la quadra tra il centrocampo e la difesa, che spesso si fa sorprendere, come se alcuni meccanismi debbano essere ancora ben oliati. Una battuta d’arresto che non spegne però l’entusiasmo intorno alla squadra, che non ne diminuisce il valore e soprattutto non ne mortifica gli obiettivi. La gara di mercoledì sera all’Olimpico contro la Fiorentina ne chiarirà la portata.
Alessandro Staiti

IL TABELLINO:
MILAN-LAZIO 4-1 (pt 3-1)
MILAN: Abbiati; Zambrotta, Kaladze, Maldini, Jankulovski; Ambrosini, Gattuso (Emerson dal 34' st), Seedorf (Flamini dal 19' st); Kakà; Pato (Ronaldinho dal 26' st), Borriello. (Dida, Bonera, Favalli, Shevchenko). All. Ancelotti
LAZIO: Carrizo; Lichtsteiner, Siviglia, Rozehnal, Kolarov; Brocchi (De Silvestri dal 34' st), C. Ledesma, Matuzalem (Meghni dal 23' st); Mauri (Foggia dal 18' st); Pandev, Zarate. (Muslera, Cribari, C. Manfredini, Makinwa). All. D. Rossi
MARCATORI: Seedorf (M) all'8', Zarate (L) al 26', Zambrotta (M) al 35' pt; Pato (M) al 4', Kakà (M) al 15' st
ARBITRO: Rizzoli di Bologna (assistenti S. Ayroldi-Lanciano)
NOTE - Spettatori 57.362 per un incasso di 979.373,50 euro. Ammoniti Zambrotta per comportamento non regolamentare, Kaladze, Brocchi, Jankulovski per gioco scorretto. Angoli 7-6. Recuperi 1' pt, 2' st

martedì 16 settembre 2008

Lazio ancora in vetta. Spettacolo Zárate.


I tifosi biancocelesti hanno dovuto attendere solo 14 giorni prima di poter applaudire nuovamente la nuova Lazio di Delio Rossi e Mauro Matias Zárate, la sua stella nascente. Ha ragione il tecnico: si è aperto un nuovo ciclo. Lo si vede dal gioco, dall'atteggiamento sempre propositivo della squadra, dall'aria che si respira a Formello durante gli allenamenti.
Nella gara contro la Sampdoria all'Olimpico la Lazio trova 35 mila spettatori: uno stadio così pieno lo scorso anno si era visto soltanto nelle gare di Champions. Un grande successo dovuto all'eccellente promozione estiva che ha portato allo stadio 18 mila nuovi abbonati e 3 mila bambini (finalmente!) per un totale di 24.500 tessere.
Sono bastati 7 minuti a Zárate per far saltare in piedi l'intero stadio. Un gol perfetto, cercato con la giusta intuizione e realizzato con un gesto tecnico che ai più ha ricordato Maradona: finta con il corpo che disorienta la difesa della Sampdoria, e poi - quasi da fermo e dopo aver alzato velocemente la testa per aggiustare la mira - sinistro a rientrare preciso e potente all’incrocio dei pali. Con il pallone che prima di entrare rimbalza violentemente all'interno della traversa. Impossibile determinarne la traiettoria. Un gol unico. L'Olimpico esulta come da anni non era più abituato a fare. Mazzarri, che aveva impostato la partita sulla falsariga di quella contro l'Inter, deve rivedere tutte le strategie e negli ultimi 25 minuti del primo tempo riesce a far soffrire la Lazio. Ma i biancocelesti sono pronti: Licthsteiner, una delle più belle sorprese della campagna acquisti, inventa una diagonale a chiudere su Cassano all'interno dell'area piccola che da sola vale un gol. Siviglia e Rozehnal sono comprensibilmente spaesati dal modulo di gioco dei genoani, che con gli inserimenti dei centrocampisti non offre punti di riferimento per le marcature. La situazione, infatti, migliora sensibilmente per la difesa laziale con l'ingresso in campo di Bonazzoli al 16' del secondo tempo al posto di Delvecchio. Interessante anche la posizione di Mauri come centravanti arretrato, ma il biancoceleste si fa rimproverare un gol divorato sotto porta (non era facile l'aggancio, comunque), mentre Zárate e Pandev - che conferma sempre più la statura da vero fuoriclasse - allargano a dovere le maglie della difesa avversaria. Nella ripresa al 27' è proprio Goran a siglare un bel gol su perfetta verticalizzazione di Brocchi che lo smarca da solo davanti a Mirante, con Bottinelli incapace a contenerlo.
Partita chiusa a doppia mandata. Standing ovation dell'Olimpico alla sostituzione di Zárate con Foggia al 29' del secondo tempo, mentre sono da censurare senza esitazione i fischi preventivi a Manfredini, che sostituisce l'ottimo Meghni al 17' della ripresa. Cristian è una figura esemplare di professionista che ha sempre dato il massimo ogni volta che è stato chiamato a dare il proprio contributo. Non merita un simile trattamento.
Arbitraggio molto discutibile del signor Brighi:
- non sanziona con il giallo un brutto fallo di Lucchini su Zárate al limite dell'area;
- fischia un fuorigioco inesistente a Pandev, che l'ha già praticamente messa dentro (Mirante si arrabbia perché Pandev lo dribbla);
- non concede un rigore netto per fallo di mano volontario di un difensore blucerchiato in area.
Alla fine, con un risultato così netto, poco importa. Da dimenticare l'esordio in sala stampa di Walter Mazzarri: "Fino al gol della Lazio la Sampdoria aveva fatto la partita". Giusto, per 7 minuti. Forse aveva dimenticato l'orologio a casa.
Alessandro Staiti

IL TABELLINO:
LAZIO-SAMPDORIA 2-0
(pt 1-0)
LAZIO: Carrizo; Lichtsteiner, Siviglia, Rozehnal, Kolarov; Brocchi (36' st De Silvestri), Ledesma, Meghni (17' st Manfredini); Mauri; Pandev, Zarate (29' st Foggia). (Muslera, Cribari, Radu, Makinwa). All. Rossi
SAMPDORIA : Mirante; Lucchini, Gastaldello, Bottinelli; Padalino (9' st Stankevicius), Sammarco (30' st Fornaroli), Palombo, D. Franceschini, Pieri; Delvecchio (16' st Bonazzoli), Cassano. (Castellazzi, Bonanni, Ziegler, Dessena). All. Mazzarri
MARCATORI: 7' pt Zarate, 27' st Pandev
ARBITRO: Brighi di Cesena
NOTE: ammoniti Sammarco e D. Franceschini. Recupero 0' pt, 4' st. Spettatori 35 mila circa.

giovedì 4 settembre 2008

Lotito: “Cinque anni di passione per il club” (AGI)


(AGI/ITALPRESS) - Roma, 4 set. - “Sono quasi al quinto anno della mia presidenza, una storia di passione, di sentimenti. Un grosso sacrificio, passione assoluta, per far si’ che il club potesse acquisire un livello calcistico internazionale. Un punto di riferimento del calcio, rispetto delle regole, trasparenza di gestione e rapporto sereno con la tifoseria”.
È il pensiero di Claudio Lotito, presidente della Lazio, intervenuto in diretta ai microfoni di “RadioRadio”. “Non ho mai pensato di lasciare il club - spiega - non avevo immaginato di dover intraprendere battaglie su varie tematiche di cui non conoscevo l’esistenza, pensavo solo a problemi gestionali. Sono emerse invece altre problematiche, più generali, un modo di gestione che ormai era obsoleto, non in linea con i valori dello sport. Se dovessi fare una somma di tutti i danni che ho subito da quando sono arrivato l’ammontare sarebbe elevato, non si possono fare battaglie, dobbiamo assumerci le responsabilità, non bisogna abbandonare la scena”.
Lotito e il suo rapporto con la Lega. “Sono una persona coerente, porto avanti un progetto trasparente. Ritengo che alla fine la coerenza di un comportamento vince, alla luce vedo i risultati e i fatti. Quattro anni fa predicavano allarmi, venivo deriso, oggi sono diventato oggetto di attenzione. Mi riferisco alla legalità della gestione, i rapporti con tifoseria e gli stadi. Sto battagliando da anni, la correttezza di un comportamento alla fine vince, bisogna scardinare un sistema di comportamento. Ci sono persone che confidano in una battaglia ma assumono posizione passiva. Bisogna che ognuno di noi faccia la sua parte”.
Lotito analizza il campionato dopo l’esordio della prima giornata. “Nessuna delle grandi vince, la Lazio va a Cagliari e vince. L’umiltà è la mia politica, lavoro duro, sacrificio, un atteggiamento di rispetto assoluto. Vogliamo attraverso il nostro comportamento far capire che con i giusti atteggiamenti arrivano i risultati. Il vantaggio della prima giornata non conta, il campionato è lunghissimo, squadre più attrezzate che dimostreranno di ottenere grandi risultati. La più grande soddisfazione è aver salvato dai debiti la società, non è stato un gioco. Spero che la Lazio possa esprimere al cento per cento le potenzialità , una squadra che è in grado di confrontarsi con tutti. Il campo è il nostro giudice. Gli arabi prendono il Manchester City? Ho preso il club e mi auguro di averlo a vita. Ma voglio essere coerente, il Chelsea non ha vinto tutto. Se non riportiamo lo sport al giusto valore non cambia niente. Tanti capitali che migrano da varie nazioni e arrivano a Londra. Arriveranno capitali in Italia? Quando si parlò di Chinaglia e della cordata milionaria non accettai di scendere a patti e dissi che volevo conoscere l’interessato e la provenienza dei capitali. A questo punto, qualsiasi persona che arriva e che ha grandi disponibilità può acquisire un club, ma il club deve portare valori. La vittoria frutto di capitali illeciti penso che non sia giusto portarla avanti. Sono convinto che se per il bene della Lazio fosse necessario andar via, sapendo di porre la Lazio in mano di persone con la mia stessa filosofia e magari con grosse disponibilità mi creerebbe un interrogativo ma non darei una risposta perché contraddirei il mio pensiero”. “Zárate? Contrariamente a quello che si dice, faccio uno screening dei calciatori proposti e poi faccio le valutazioni. Ritenevo che fosse importante per la Lazio - spiega Lotito sull’attaccante sudamericano autore di una doppietta nel primo match di campionato - ha 21 anni, ha grandi doti atletiche, un ragazzo che ha valori, vuole combattere ha orgoglio e voglia di far bene. Bianchi? È stato giudicato non idoneo al nostro schema, sono state fatte scelte, di cui si fa carico la società”.
Lotito e la formula 6+5 giocatori, tra italiani e stranieri. “Siamo italiani e dovremmo preservare il nostro patrimonio, se è mal gestito. Il costo di un calciatore italiano è di gran lunga maggiore rispetto ad uno straniero. Devo conciliare i conti, perché mi rivolgo al campionato estero? Perché porta un abbattimento di costi di ingaggi e di acquisizione, almeno per il calcio. Ci sono situazioni che consentono di rilevare calciatori all’estero con prezzi inferiori e ingaggi inferiori. Intorno a me non resiste nessuno? Non si scappa da me - chiude Lotito - forse ho la capacità di valorizzare persone e non ho cacciato via nessuno, le persone sono andate via liberamente. A fine campionato la Lazio classificata tra le prime cinque o le prime dieci? Mi auguro che la squadra possa esprimere al massimo le proprie potenzialità. Se useremo umiltà vedremo dove potremo arrivare. Tare? È una persona capace, seria e competente. Ha sensibilità giusta, penso che attraverso il suo inserimento e il suo ruolo eviteremo spaccature e altro”.

lunedì 1 settembre 2008

Buona la prima: Cagliari-Lazio 4-1 e doppietta di Zarate.


Non gli davano tanta fiducia: "Ma che vuoi che mettano su YouTube, filmati taroccati, gli episodi migliori". Oppure: "Eh, ma bisogna vederlo nel campionato italiano...". Così è arrivato a Roma in bilico tra l'entusiasmo di pochi tifosi e lo scetticismo dei più. Tra i quali proprio Delio Rossi, che dopo la partita contro il Paok Salonicco in occasione della presentazione della Lazio all'Olimpico lo scorso 12 agosto, aveva detto:"Zarate è un giocatore che ha delle qualità, però anche lui viene da un'altra parte del mondo. Ha 21 anni, si inserirà piano piano. Sa giocare al calcio ma va inserito nel contesto insieme agli altri. Non vorrei che dessimo l'etichetta del fenomeno ai giocatori in base al criterio economico. Lo hai pagato tanto, quindi deve essere per forza un fenomeno. Zarate giocava con gli arabi, non viene dal Real Madrid, quindi qualche problema lo avrà avuto anche lui". Un Delio Rossi non proprio di tatto. Eppure Maurito ha saputo mettersi tutto dietro le spalle, non senza qualche difficoltà dopo non aver giocato neanche un minuto nel primo appuntamento di Coppa Italia contro il Benevento. Perché Delio Rossi all'inizio del ritiro aveva annunciato il risveglio di Makinwa, schierato puntualmente come prima punta (per Rossi Zarate non lo è) durante le amichevoli e puntualmente mai a segno. Molti si sono chiesti in questi giorni come sia possibile preferire Makinwa a Zarate, per un semplice motivo: di Makinwa si conoscono ormai (purtroppo) le giocate, di Zarate no. Così ieri Maurito ne ha approfittato per presentarsi ufficialmente al proprio allenatore, ai propri tifosi, al campionato italiano.
A Cagliari la Lazio ha esordito con un molle e preoccupante primo tempo. Pressata alta dai sardi, la squadra di Rossi (all'ultima giornata di squalifica, sostituito da Crialesi in panchina) sembrava la stessa brutta controfigura "ammirata" in campo nello scorso campionato. Interpreti diversi, eccome: Carrizo, Lichtsteiner, Matuzalem, Brocchi, Zarate. Ma stessa mancanza di idee, stessi affanni in difesa, stessa incapacità di costruire azioni credibili in attacco. Risultato: il Cagliari dominava e al 32' Larrivey - che qualche minuto prima aveva colpito un palo - la metteva dentro con un buon diagonale e la complicità della difesa biancoceleste. Non iniziava certo bene l'avventura della nuova Lazio di Delio Rossi. Anche perché il 4-4-2 non funzionava con quegli interpreti, causando soprattutto un forte scollegamento tra centrocampo e attacco. Bizzarra poi la decisione di schierare il neo arrivato Brocchi fin dal primo minuto e nel ruolo di ala destra. Nell'intervallo Foggia rileva Brocchi e si passa al 4-3-2-1 con Zarate prima punta, tanto per essere coerenti. Buon per la Lazio, che comincia a dare segni di risveglio e a pressare i cagliaritani finché al 17' non le viene concesso un sacrosanto rigore per un goffo fallo di mano di Lopez, che viene anche espulso. L'azione inizia con Mauri, lanciato da solo davanti al portiere, che gli scarica addosso il pallone divorandosi un gol fatto. Bravo anche Marchetti a mettersi sulla traiettoria, ma sulla sua respinta Pandev prova a metterla dentro, e qui interviene Lopez con una scivolata tanto inutile quanto maldestra che gli fa poi carambolare il pallone sulla mano. Rigore con espulsione del capitano del Cagliari. Pandev lascia tirare il rigore a Zarate, che la mette dentro. Pareggio. Trascorrono solo 9 minuti e al 26' Maurito si ripete, con un pallonetto da posizione davvero difficile defilata sulla sinistra. Questi sono i suoi colpi. Ancora 4 minuti e la legge dell'ex colpisce ancora: Foggia raccoglie un ottimo suggerimento di Kolarov che è sceso molto bene sulla fascia e la mette dentro con convinzione. Per pudore non esulta. Ma al 39' è proprio lui a svincolarsi in area e a dare a Pandev l'assist per il quarto gol. Partita chiusa. Tra le note positive la bella prova di Lichtsteiner: De Silvestri sarà spronato a una bella competizione con il giovane svizzero, puntuale e affidabile, e comunque Rossi avrà una nutrita scelta sulla fascia destra. Un po' in ombra Ledesma, che si trascina, almeno nel primo tempo, anche Matuzalem, meno reattivo del solito. Ma non abbiamo dubbi che i due saranno i pilastri del centrocampo biancoceleste, magari in un modulo a tre. E ancora Pasqualino Foggia, che si è ripreso la Lazio con entusiasmo e forza. Inspiegabile la sua assenza in questi ultimi 2 anni, nonostante Rossi lo avesse chiesto esplicitamente nell'affare Oddo. Da rivedere Brocchi, appena sbarcato da Milano e gettato subito nella mischia, e comunque non come esterno di centrocampo. Il 4-1 sul Cagliari è una grande iniezione di fiducia per questa nuova Lazio, che ben inizia il campionato: prima in classifica e con Zarate capocannoniere assieme a Di Natale. Voto 8, nonostante il primo tempo sconclusionato e un grazie a Crialesi che ha sostituito lo squalificato Rossi con un bel primato: tre presenze, tre vittorie.
Alessandro Staiti

IL TABELLINO:
CAGLIARI-LAZIO 1-4 (pt 1-3)
CAGLIARI: Marchetti; Pisano (dal 28' s.t. Lazzari), Lopez, Canini, Fini; Conti, Biondini, Agostini; Cossu (dal 18' s.t. Magliocchetti); Jeda (dal 33' s.t. Matri), Larrivey. (Aresti, Acquafresca, Parola, Ferri). All. Allegri.
LAZIO: Carrizo; Lichtsteiner, Siviglia, Rozenhal, Kolarov; Brocchi (dal 1' s.t. Foggia), Ledesma, Matuzalem, Mauri; Pandev (dal 43' s.t. Manfredini), Zarate (dal 47' s.t. Makinwa). (Muslera, Cribari, Radu, Diakhite). All. Crialesi
MARCATORI: Larrivey (C) al 31' p.t.; Zarate (L) su rigore al 17' e al 26', Foggia (L) al 30' e Pandev (L) al 39' s.t.
ARBITRO: Bergonzi di Genova
NOTE: pomeriggio soleggiato, terreno in buone condizioni; spettatori 10mila circa. Espulso al 16' s.t. Lopez per fallo di mano in area. Ammoniti: Agostini, Brocchi, Larrivey, Cossu, Biondini. Angoli: 8-3. Recupero: 1' p.t. e 3' s.t.