mercoledì 26 dicembre 2007

Risultati del 17° turno di Serie A

Inter-Milan 2-1
Fiorentina-Cagliari 5-1
Juventus-Siena 2-0
Livorno-Atalanta 1-1
Napoli-Torino 1-1
Palermo-Lazio 2-2
Reggina-Catania 3-1
Udinese-Empoli 2-2
Genoa-Parma 1-0
Roma-Sampdoria 2-0

Risultati del 16° turno di Serie A

Atalanta - Palermo 1-3
Cagliari - Inter 0-2
Catania - Udinese 2-0
Empoli - Genoa 1-1
Lazio - Juventus 2-3
Milan - Livorno (recupero il 13 febbraio 2008)*
Parma - Reggina 3-0
Sampdoria - Fiorentina 2-2
Siena - Napoli 1-1
Torino - Roma 0-0

* Milan a Yokohama in Giappone al Mondiale per Club della FIFA, vinto per 4 a 2 contro gli argentini del Boca Juniors.

Coppa Italia – Andata degli ottavi di finale: bene Empoli, Cagliari, Inter, Lazio e Torino. Roma, quarti a rischio.

EMPOLI - JUVENTUS 2-1
Doppio vantaggio dell’Empoli con Pozzi di testa al 19‘ del primo tempo e Abate al 3‘ della ripresa. Dubbi sul primo gol: forse la palla non ha varcato la linea della porta. La partita si innervosisce a al 16‘Almiron si fa espellere: prima abbatte Giovinco e poi continua a protestare. Iaquinta accorcia le distanze al 36‘ del secondo tempo raccogliendo una buona punizione di Del Piero.

ASCOLI - FIORENTINA 1-1
Fiorentina ancora piuttosto spenta. I gol arriva al 30’ dagli sviluppi di un in angolo battuto da Osvaldo: Kroldrup supera Vremec. Nella ripresa, al 34', arriva il pareggio dei padroni di casa con un bel tiro al volo di Guberti.

CAGLIARI-SAMPDORIA 1-0
Il Cagliari torna alla vittoria dopo un digiuno di oltre due mesi. Spazio alle seconde linee in entrambe le squadre: nel primo tempo meglio i padroni di casa con Mancosu e Larrivey tra i più attivi in campo. La rete del vantaggio arriva a circa un quarto d'ora dal termine con Matri, subentrato da pochi minuti a D'Agostino. Bonazzoli vicino al pareggio in un paio di occasione nel finale.

UDINESE-PALERMO 0-0
Da segnalare solo il legno del palermitano Jankovic al 34' su lancio di Simplicio da centrocampo. Il serbo stoppa da posizione non facile e di collo piede colpisce in pieno la traversa.

TORINO-ROMA 3-1
Recoba (doppietta), poi l’inutile il gol di Mancini per i giallorossi che adesso dovranno impegnarsi a fondo nel ritorno di gennaio. Al 12' il vantaggio granata: Recoba da fuori area la mette dentro di sinistro con un micidiale rasoterra. La Roma si riprende a fine primo tempo e Mancini, complice una dormita della difesa avversaria, firma il momentaneo pareggio con un bel diagonale. Al 4' della ripresa il Toro si riporta in vantaggio: De Rossi libera al tiro Recoba che non perdona. Al 43' il gol che chiude la partita: su cross di Grella, Comotto gira di testa con tempismo nella porta di Curci.

REGGINA-INTER 1-4
Reggina e Inter mettono in campo tanti giovani della Primavera, ma la differenza c’è e si vede. In mezz’ora i nerazzurri chiudono la partita. Al 14' il vantaggio con Crespo che di testa batte Novakovic su un calcio d’angolo di Solari. Al 30' il raddoppio: in gol una rivelazione nerazzurra, il giovane Balotelli, classe 1990, di cui sentiremo parlare molto in futuro. Al 5'della ripresa, la Reggina accorcia le distanze con Pettinari ma al 17' Solari marca l'1-3 di sinistro. Al 41' la seconda rete di Balotelli.

LAZIO-NAPOLI 2-1
Le seconde linee della Lazio (ma di fa per dire, perché le prime sono quasi tutte indisponibili, hanno la meglio sul Napoli con una rimonta di grandissimo carattere. Rossi schiera dal primo minuto Igli Tare, che si apprezzare per le numerose sponde e la duttilità quando ripiega a dare una mano in difesa. Anche Meghni si dà molto da fare ma dopo una ventina di minuti è costretto a uscire per una brutta contusione alla coscia sinistra. Viene sostituito da Mauri, ancora spento. La Lazio gioca meglio nel secondo tempo (Mutarelli sostituisce un Firmani un po’ fuori fase) e al 20' una punizione velenosa di Kolarov, non trattenuta da Gianello, viene respinta in rete dall'accorrente De Silvestri. Ancora cinque minuti e la Lazio si porta in vantaggio con una splendida punizione di Baronio, capitano per l’occasione e autore di un’ottima prova, che si infila imparabilmente sotto al sette. I tifosi laziali credevano di aver rivisto Veron in campo. Come ultimamente spesso accade, l’arbitraggio penalizza i biancocelesti che reclamano un rigore netto su Firmani e altri diversi episodi non segnalati dal direttore di gara.

MILAN - CATANIA 1-2
A San Siro il Milan non riesce più a vincere: è pur vero che schiera seconde e terze linee, mentre il Catania ha la sua migliore formazione (o quasi). Digao non è certo all’altezza del fratello Kakà, almeno come centrale difensivo: i gol di Spinesi e Mascara nascono da due suoi svarioni. Meglio in attacco, nella ripresa, quando impegna Bizzarri per salvare la rete. Buona prova del giovane Paloschi che segna il gol della bandiera rossonera. Del resto il Milan, reduce dalla trasferta Giapponese dove si è affermato campione del mondo, vedeva in panchina perfino il figlio di Ancelotti.
Alessandro Staiti

Gerd Müller... e Pippo Inzaghi

Chi ha più di 40 anni non può non ricordarselo. Piccolotto, brevilineo, con una massa di capelli neri in testa, bruttino anzichenò. Faceva raggelare i difensori d'Europa e di mezzo mondo. Non incantava nessuno, non era un giocatore di calcio. Lo chiamavano Bomber der Nation (il cannoniere nazionale) e, vista la sua statura modesta, Kleines dickes Müller (il piccolo grasso Müller, forzando la declinazione dell’aggettivo). Faceva solo gol. E ne faceva tanti, al centro dell'attacco del Bayern di Monaco e della Nazionale tedesca, ambedue dirette dall'impeccabile bacchetta di "Kaiser" Franz Beckenbauer tra la fine dei '60 e la metà dei '70. Il re del gol, l'indiscussa volpe dell'area di rigore era solo lui, Gerd Müller. Fece tanti gol, tantissimi; belli nessuno. Non aveva il dono dell'estetica. L'importante era che il pallone entrasse dentro la rete, in ogni modo. E lui era sempre lì, preferibilmente nei 2 metri dell'area piccola, a dare come per caso la puntata, la-scivolata, la tibiata decisiva. Così, tanto per fare la differenza tra la vittoria e non, niente altro. Di lui ho tre ricordi, piccoli lampi come le sue realizzazioni. Nelle folle corrida dei supplementari dell’Azteca nel '70contro l'Italia, illuse il popolo teutonico con un gol degno di un fantasma. Lui, così bassotto (tedesco ovviamente) che fa materializzare il suo piede tre quelli di Burgnich per anticipare con la punta il retropassaggio ad Albertosi col pallone che si infila sotto la pancia del nostro portierone. Poi un goal segnato in notturna, non ricordo contro quale avversaria, era una partita che guardavo distrattamente, una battuta al volo dentro l'area, il pallone che si impenna in modo surreale a una quota fuori dalla logica per poi ripiombare giù solo per forza di gravita per infilarsi sotto la traversa, con il portiere rimasto lì come un manichino. Poi, a fine carriera, quando altri eroi più immaginifici si stavano affacciando di prepotenza sulla ribalta calcistica mondiale, quasi per caso come sempre, nella finale mondiale all'Olimpico di Monaco (il suo stadio) un intercetto in scivolata, sempre vicino all'area piccola e la Germania Ovest è World Champion per la seconda volta. Provaci ancora Crujiff, sarai più fortunato. Smise di giocare di lì a poco, con discrezione quasi invisibile, come quando appariva nell'area piccola, portando con sé ben stretto in pugno quel titolo; la volpe dell'area ai rigore, quello che aveva segnato più gol di tutti nelle competizioni europee. Martedì 4 dicembre 2007 quel titolo è passato a un altro grandissimo realizzatore italiano, così diverso nell'aspetto esteriore ma così simile nel modo di segnare. Oggi sorge un altro mito, da ora è Mega Pippo Inzaghi la nuova volpe dell'area di rigore sulla vetta d'Europa.
Mauro Floritta Martorana

Meglio la coppa... che la mortadella

Termina la fase a gironi della Champions League senza scosse né sorprese. Tutte (meno una) già qualificate, le italiane si concedono il lusso di partite senza pathos ma di buon contenuto tecnico. Il Milan, in largo anticipo causa grottesca trasferta giapponese (di questo aggettivo ho già reso conto durante uno dei miei interventi in radio) batte 1-0 il Celtic con l'unico scopo di regolare i conti dell'andata, a parte che chi ha colpa del suo mal... (vero Dida?). Buona prova generale comunque del Milan col quale toccherà fare i conti pure in campionato dalla ripresa post festiva. Una Roma con diverse riserve che sarebbero titolari altrove, gioca divertendo e divertendosi, in un Olimpico all'insegna del "volemose bene", contro il Manchester Utd. anch’esso in formato panchina: 1-1 di prammatica, buona tecnica, agonismo quanto basta e arrivederci forse a una eventuale finale. (La "partita" agonisticamente più intensa è stata comunque quella giocata prima nei dintorni dello stadio, con un bilancio di accoltellati decisamente a favore degli "sportivi" locali. Quando si dice la classe...). L'Inter, ormai bulimica di vittoria, se la prende anche col PSV e il solito Cruz timbra 1-0 gli olandesi senza un briciolo di compassione. Buon gioco e meccanismi che ormai vanno da soli. Unica nota stonata (anche se prevedibile)dal Bernabeu da parte di una Lazio che, ormai, la capacità di fare miracoli l'ha lasciata in estate a Bucarest. Perlomeno gli uomini di Rossi sono riusciti a non perdere completamente la testa e a evitare un'umiliante goleada. Di questi tempi, la banda Lotito deve accontentarsi anche di questo...
Comunque, a tutte le squadre che hanno superato il turno,i miei migliori auguri per la ripresa delle ostilità in primavera, a tutte quelle che non ce l'hanno fatta il mio augurio di poterci riprovare almeno in tempo utile per poterlo commentare su questa emittente prima dell'inevitabile rimbambimento senile.
Mauro Floritta Martorana

mercoledì 12 dicembre 2007

I risultati del 15° turno di Serie A

Empoli - Cagliari 4-1
Genoa - Siena 1-3
Inter - Torino 4-0
Juventus - Atalanta 1-0
Lazio - Catania 2-0
Livorno - Roma 1-1
Napoli - Parma 1-0
Palermo - Fiorentina 2-0
Reggina - Milan (rinviata)*
Udinese - Sampdoria 3-2

* Milan in Giappone al Campionato del Mondo per Club della Fifa.

Se tifo... meglio che mi vaccino - 2

Riprendiamo da dove avevamo lasciato, dal transfert. Perché il nostro lato emozionale ne sente la necessità? La risposta è: perché è un meccanismo di sopravvivenza che ha le sue radici nella memoria cromosomica collettiva che detta comportamenti istintivi della nostra specie. Il primo grado di salvaguardia della nostra sopravvivenza è l'autodifesa. Prima della nostra persona, poi di ciò che serve alla nostra vita, quindi anche gli oggetti delle nostre scelte. L’uomo primitivo sceglieva un sentiero di caccia, una donna per riprodursi, doveva difenderli a costo della propria vita. Anche se non era la migliore scelta possibile, era la sua scelta: il suo io doveva sopravvivere con lui. Il secondo grado è la sopravvivenza collettiva. Il nostro antenato primitivo viveva in una comunità primitiva basata sulla sussistenza; le scelte collettive del gruppo facevano la differenza tra la vita e la morte. Non vi era spazio per una posizione individualista: o si condividevano le scelte del gruppo e si difendevano in maniera totale e acritica o si veniva emarginati e condannati a morire in solitudine. Tutto ciò per centinaia di migliaia di anni è stato alla base del successo della nostra specie. L'acculturazione autoimpostaci negli ultimi millenni non ha rimosso ciò che è impresso indelebilmente nella nostra memoria genetica. Fin qui tutto chiaro? Facciamo una scelta e la difendiamo in maniera totale e acritica in base al nostro io trasferito. Ci accostiamo spontaneamente a chi fa una scelta simile alla nostra per fare una comunità, e insieme la difendiamo in maniera totale e acritica da chi fa una scelta diversa, perché è il ricordo genetico della difesa delle nostre scelte di sopravvivenza da chi, altrettanto certo quanto noi di avere fatto le scelte più giuste possibili, voleva impadronirsi dei nostri averi. Una semplice questione di sopravvivenza. Ma c'è di più. Perché la scelta si fa così viscerale e totalizzante quando si tratta di sport di squadra fino al punto di usare la violenza per difenderla dall'invasione altrui? Qual è il denominatore comune della maggior parte degli sport di squadra, a parte colori sociali, bandiere, canzoni, ovvero ritualità tribale? Gli sport di squadra hanno per scopo principale l'inserimento di un piccolo oggetto rotondo in una cavità. Questo a cosa fa pensare se non alla strenua lotta degli spermatozoi per la fecondazione dell'ovulo ? Quindi, tirando le somme, fare il tifo per una squadra di calcio è, nella sua essenza, il risveglio del meccanismo di sopravvivenza più primitivo, la lotta per l'affermazione del proprio patrimonio genetico. È una scatola cinese: il gruppo rappresenta il mio io, la squadra rappresenta il gruppo, la squadra facendo gol - quindi fecondando l'ovulo - fa prevalere il patrimonio genetico del gruppo. Ovvero del mio, quindi io fecondo l'ovulo! Alla fine di tutta questa sudata vi prego, gentili lettori, pensate a queste mie riflessioni ogni volta che vi accingete a gioire per un successo della vostra squadra o a deprimervi per una sua disfatta. Pensando a bocce ferme: "Ma chi me lo fa fare?".
(2 - continua)
Mauro Floritta Martorana

La retorica e il “Circo Massimo”

Bisogna dirlo: il 2 dicembre al Circo massimo è andato in onda un fallimento. Il fallimento dei gruppi organizzati del tifo romanista che hanno tentato un’iniziativa politica per affermare delle ragioni che, condivisibili o meno, non hanno trovato riscontro nelle adesioni. Non credo che ci fosse la speranza di vedere tutti i 17.000 potenziali abbonati alla manifestazione, ma sicuramente cera la presunzione di vedere la curva vuota. La realtà ha detto che alla manifestazione erano presenti circa 4.000 “tifosi”, ma soprattutto che la curva, a parte gli spazi da sempre dei gruppi organizzati, era comunque occupata da tutti gli altri abbonati. E si eccepisce che lo stadio era comunque semi vuoto, si deve anche ricordare che ormai tutti gli stadi d’Italia incominciano, tra paure, costi, disaffezione e proibizioni ad essere vuoti.
Il 2 dicembre, ancora una volta, si è tentato di strumentalizzare il povero Gabriele per ragioni che poco hanno a che fare con la morte del tifoso laziale. L’oscura regia, quella che ha scatenato gli incidenti a Roma (e non solo) di fronte al fallimento delle azioni violente ha tentato un passaggio politico, ha tentato una conta. Il passaggio politico era contro lo stato che reprime gli ultrà e contro il cosiddetto calcio moderno. Questa la base politica. Quale migliore terreno di cultura per l’eversione?
Non entro nel merito politico. Non condivido a priori le ragioni che hanno portato questi signori a indire la manifestazione e quindi non mi perdo in parole vuote che lascio a Biscardi e suoi emuli. Di certo, vivendo la realtà romana, lancio un grido di allarme sull’informazione, radiotelevisiva o carta stampata, che, a livello sportivo, esiste nella città. Non voglio discutere di quanto tecnicamente viene espresso, ma sulla possibilità di esprimere opinioni che siano di molto lontane da quelle del cosiddetto tifo organizzato. Io sento molta paura. Si ha paura di schierarsi contro, si aderisce idealmente (“perché le ragioni sono buone”) a certe manifestazioni e non si parla mai contro. In fin dei conti ognuno deve arrivare a fine mese e le minacce fanno paura. Ma ormai è certo: fintanto che si tratta di un gol tutti possono parlare, quando si deve discutere del tifo si cammina su un filo di lana ed è meglio non dire e assecondare quanto più possibile. Questo è il clima.
Un breve cenno sui numeri.
Il 2 dicembre si è visto: la maggioranza dei tifosi non è con i cosiddetti Ultrà. Sono una minoranza ideale, politica e anche di tifo. Erano fuori dallo stadio e mi auguro che ci rimangano più a lungo possibile. L’Olimpico, seppur semi vuoto, era bellissimo con i cori (quelli semplici di una volta), la gente serena e che guardava, con competenza tecnica, la partita e le famiglie unite a godersi una giornata diversa. Il vecchio cuore CUCS. Questi sono quelli che amano veramente la Roma.
Cari cosiddetti Ultrà….. avete perso.
Marco Zacchia

14° turno di campionato.

SAMPDORIA – REGGINA 3-0
Al Ferraris la Sampdoria annulla la Reggina: merito della classe di Cassano, che torna in campo dal primo minuto, e della doppietta di Bellucci, bomber rivelazione, ai quali Mazzarri affianca Sammarco in un inedito tridente. Tris d’assi, perché Sammarco sigla il gol del 2-0.

MILAN – JUVENTUS 0-0
L’attesa sfida tra Milan e Juventus termina a reti inviolate. Per la classifica, il risultato è più favorevole alla Juve. La squadra di Ancelotti non riesce a vincere in casa ormai da 9 giornate consecutive (in due campionati)... ma andrà a disputare il mondiale per club a Tokyo.

SIENA – LAZIO 1-1
Due sviste per parte e 1-1 che non accontenta né il Siena né la Lazio. I gol di Pandev e Maccarone sono l’istantanea di due squadre che meritano più di quanto stiano ottenendo. Il pari è probabilmente giusto, nonostante i due pali di Kolarov e Firmani. Pandev approfitta di sinistro rubando palla a Loria che pasticcia sul passaggio di Manninger. Dall’altra parte ci pensa Ballotta, forse abbagliato dal sole, che esce in modo sciagurato su un pallone ormai spento: non trattiene e Maccarone segna a porta vuota. Secondo tempo da dimenticare.

CATANIA – PALERMO 3-1
Mascara, Spinesi e Martinez, a dieci mesi dalla morte dell’ispettore Raciti e in un Massimino tornato alla normalità, regalano la vittoria ai padroni di casa. Mascara apre le marcature di testa nel primo tempo. Dieci minuti Spinesi segna su rigore. Nella ripresa l’ex Caserta, nonostante i fischi, va in gol, ma poi viene espulso. Nel finale segna anche Martinez con una splendida traiettoria a girare.

ROMA – UDINESE 2-1
La Roma resta aggrappata in testa alla classifica battendo in casa l’Udinese: all’11’ bel gol di Juan, ma un minuto dopo Quagliarella, con un gol dei suoi, riporta la parità. Al 27’ Taddei batte Handanovic, complice una deviazione di Lukovic. A metà della ripresa l’Udinese si ritrova in nove per l’eccessiva severità di Saccani che espelle Pinzi e Dossena. La Roma non ne approfitta e al 37’ l’Udinese potrebbe pareggiare con Floro Flores, ma Doni si supera.

ATALANTA – NAPOLI 5-1
L’Atalanta travolge il Napoli. Dopo 5 minuti Floccari batte Iezzo, poi in gol Langella e Doni. Nella ripresa Carrozzieri firma il poker quasi a porta vuota. Sosa sostituisce Zalayeta e con un gran destro batte Coppola. Ma Ferreira Pinto, il migliore in campo, dopo aver fornito assist preziosi, segna il quinto gol.

FIORENTINA – INTER 2-0
La Fiorentina cade di fronte allo strapotere dei nerazzurri, che chiudono la partita con i due gol di Jimenez e di Cruz nel primo tempo, proprio come in Champions contro il Fenerbahçe. Prandelli accolto da applausi e rose bianche per la scomparsa della moglie Manuela. L’Inter unisce qualità a forza fisica, inossidabile.

PARMA – EMPOLI 1-0
Malesani, nuovo tecnico dell’Empoli, viene accolto dai fischi al ritorno al Tardini. Decide il risultato il gol di testa di Paci al 21’ del primo tempo.

CAGLIARI – LIVORNO 0-0
Pareggio senza reti tra Cagliari e Livorno e tanti fischi per i padroni di casa. Foggia opaco, poco tranquillo anche per le note vicende che lo coinvolgono nella vergognosa vicenda Marchini. Buona la prova di Tristan che impegna Marruocco. Nella ripresa proteste per un presunto mani di De Vezze in area, Amelia si supera su un colpo di testa di Lopez.

TORINO-GENOA 1-1
Primo tempo scialbo e ripresa da spettacolo. Termina 1-1 con i gol di Borriello e Lanna. Le due squadre sembrano equivalersi sotto ogni aspetto.

Alessandro Staiti

martedì 4 dicembre 2007

Italiane in Coppa

È andato tutto come doveva andare nella 3 giorni di Coppe (Champions e Uefa) delle italiane. Ha vinto chi doveva vincere, si qualificherà chi si doveva qualificare, ha perso e non si qualificherà chi non doveva...
Si inizia il martedì con i turni più scontati. Le regine del campionato Inter e Roma sbrigano le formalità contro Fenerbahçe e Dinamo Kiev, insidie relative.
L'Inter soffre un tempo contro i turchi brasiliani di Zico, brillanti come nella partita d'andata; poi nella ripresa dice basta con il solito Cruz che trova un gol di petto, con un gol spot di “Ibraldinho” e per finire con il redivivo Jimenez, e tutti a casa.
La Roma temeva più l’eventuale arrivo degli orsi sul campo che la Dinamo Kiev, perché se le squadre dell'Est Europa in autunno sono uno spauracchio per l'inizio anticipato dei loro campionati, in inverno sono una benedizione visto che i tornei sono compensibilmente fermi. Più pathos nella partitella del giovedì, neanche il disturbo di prendere l'aereo, Panucci, Giuly, doppietta di un incontenibile Vucinic (chissà cosa ronza nel telefonino di Totti...)e in mezzo il gol bandiera di Bangoura, generosamente concesso dalla banda Spalletti.
Mercoledì il Milan apre con un gol spaziale di Pirlo poi, al solito,il Gerovital finisce l'effetto, tutti dormicchiano, si fanno mettere sotto dai portoghesi del Benfica condotti per mano dal simpatico ex Rui Costa e Maxi Rodriguez pareggia con un tiro altrettanto spaziale. Per Roma e Milan ora basterà il solito punticino che, come i sigari e i cavalierati di giolittiana memoria, non si nega a nessuno.
La solita Lazio degli ultimi tempi, tanto simile a quella di fine anni '60, nonostante il vantaggio con il gol irregolare di Pandev, viene maltrattata in casa dai greci dell'Olympiakos, prima rimontata dal solito Galletti (evidentemente più efficace delle Aquile) poi matata definitivamente dall'ex flop Kovacevic. Addio Coppa(compresa la UEFA)! È stato bello finché è durato, ora si salvi chi può (in campionato), se si può...
Per finire, il giovedì, una buona Fiorentina ancora senza Mutu e, purtroppo, senza Prandelli in panchina, porta a casa un buon 1 a 1 da Atene contro l'AEK (gol di Osvaldo e autogol di Balzaretti) che dovrebbe consentirle una qualificazione alla fase primaverile senza eccessivi sforzi.
Mauro Floritta Martorana

lunedì 3 dicembre 2007

13° turno di campionato

La Juventus affonda il Palermo, l'Udinese vola e la Fiorentina si ferma a Reggio. L'Inter resta saldamente al comando. All'Olimpico la Lazio vince all’ultimo minuto grazie a Firmani: il commosso ricordo di Gabbo.

Non era facile tornare a giocare dopo la morte di Gabriele Sandri, alla quale si aggiunge quella di Daniele Paladini, il militare italiano ucciso in Afghanistan nel compimento del proprio dovere. Eppure su alcuni campi, come a Livorno e a Genova, ci sono stati fischi al posto del minuto di raccoglimento per il militare e a Roma brevi cori contro la Polizia.

GENOA - ROMA 0-1
Bella partita a Marassi con pali e occasioni da entrambe le parti. Il protagonista è ancora Panucci. Dopo l'importante gol con la Scozia in Nazionale, la sua incornata regala - quasi in fotocopia - tre punti preziosi e fortunati alla Roma. Le provano tutte i giallorossi, ancora orfani di Totti, Taddei, Aquilani, Perrotta e Mexes, contro un Genoa al completo e con un tridente aggressivo che fa capire la voglia di vincere. Tutto scorre come al solito per la squadra di Spalletti, almeno fino alla tre quarti: dopo qualcosa non va, manca l'ultimo passaggio, la fiammata. Tonetto al 6' manda fuori un cross filtrante di Pizarro. Il Genoa innesca buone ripartenze con Leon e Borriello che al 29' non riesce a trasformare in gol un assist di Juric, con Toni pronto ad opporsi. Nella ripresa da segnalare il rigore negato alla Roma: Vucinic viene platealmente strattonato in area da Bega, ma Rosetti fa finta di niente. Il ritmo rallenta, le squadre sono meno ispirate. Al 25' un gran destro di Paro colpisce il palo. Cinque minuti dopo la migliore azione della Roma: cross di Mancini per la testa di Vucinic, ma Rubinho respinge sulla traversa e De Rossi non riesce a deviare in gol il pallone che sta uscendo oltre la linea. Al 45' la sorpresa: punizione di Pizarro che Panucci, lasciato in piena libertà, infila di testa.

INTER-ATALANTA 2-1
Nel Meazza chiuso ai tifosi atalantini il volto allegro dei bambini delle scolaresche del bergamasco. I padroni di casa al 10' vanno subito in rete con uno scatenato Suazo, dopo una bella triangolazione con Cruz. L'Atalanta non reagisce e per l'Inter non è difficile raddoppiare sempre grazie all'attaccante honduregno che dalla destra lascia partire un cross. Coppola è sorpreso, il pallone prende il palo, ma sulla ribattuta è pronto Cruz, che non fallisce il bersaglio. Quando sembra che l'Inter abbia la partita in mano, i bergamaschi hanno un guizzo: Floccari si esibisce in un gran tiro sul quale Julio Cesar non può davvero nulla. Mancini si arrabbia molto in panchina. Nella ripresa l'Atalana ha l'occaisone del pareggio, ma questa volta il portiere interista si supera sul colp di testa di Doni. Mancini manda in campo Ibrahimovic, ma sono ancora i bergamaschi a farsi avanti con Ferreira Pinto che cade in area dopo un contatto con Maxwell, ma il rigore non sembra proprio esserci e Banti non lo concede. Al 43', poi, il lieto ritorno di Materazzi in campo.
Nel recupero l'Atalana rimane in dieci: Simone Inzaghi, entrato da poco e già ammonito, fa di tutto per evitare Julio Cesar in uscita, ma lo colpisce accidentalmente e in modo non grave. Ma Banti non è arbitro equilibrato e lo espelle per doppia ammonizione.

UDINESE – SIENA 2-0
L’Udinese continua a stupire, pur senza brillare, battendo il Siena del neo rientrato Beretta per 2-0. Il merito è di Quagliarella che al 43’ beffa Eleftheropoulos che non trattiene un buon tiro di Pepe. È ancora Quagliarella a far partire il passaggio per Di Natale che batte Manninger.

REGGINA – FIORENTINA 0-0
Reggina e Fiorentina concludono in pareggio una partita noiosa e senza spunti. Tanto gioco in mezzo al campo e pochissime emozioni. I granata si divorano un gol clamoroso allo scadere con Missiroli.

EMPOLI – TORINO 0-0
Anche Empoli - Torino termina con un pareggio a reti bianche che non accontenta nessuno. Anzi fa inspiegabilmente perdere la panchina a Cagni per il rientrante Malesani, accolto a suon di fischi dai tifosi. Le due squadre si annullano in campo per imprecisioni.

LAZIO – PARMA 1-0
All’Olimpico di Roma l’atmosfera è surreale. Una pesante cappa di dolore, una sentita commozione da parte di pubblico e calciatori aleggia sul campo. Sui tabelloni, poco prima della gara, le immagini e la canzone preferita di Gabbo. Sotto la curva, deserta – entrerà dopo 20 minuti - una gigantografia del ritratto di Gabriele Sandri sotto al quale l’amico De Silvestri depone un mazzo di fiori biancocelesti. I calciatori della Lazio sotto la maglietta ufficiale ne indossano un'altra con il volto di Sandri, stampata in fretta e furia da un amico di Firmani. Anche i tifosi del Parma espongono uno striscione con scritto "ciao Gabriele", mentre gli ex Corradi e Couto rendono omaggio sotto il ritratto. In campo poco gioco e molta sfortuna per la Lazio che colpisce ben due legni della porta di Bucci: al 34’ paolo di Scaloni, quattro minuti dopo traversa di Ledesma. Non è aria, il secondo tempo scorre anonimo e proprio quando sembra che i giochi siano finiti, al 90’ il guizzo di Firmani regala la vittoria alla Lazio. Un gol molto strano, che ha tutti i segni del presagio. A segnarlo è stato l’unico calciatore romano della Lazio in campo, visto che De Silvestri è dovuto uscire dopo circa 20 minuti per infortunio. E poi quella palla ribattuta da vari piedi, come in un flipper, che poi trova prodigiosamente la via del gol. Al termine la Lazio è tutta ad esultare davanti al ritratto di Gabriele. Lazio batte Parma 1-0.

CAGLIARI - MILAN 1-2
A Cagliari il Milan va in svantaggio dopo pochi minuti: corner di Conti da sinistra per Acquafresca che anticipa Oddo e infila Dida. Il Milan soffre, la difesa va in crisi sotto il pressing rossoblu, Foggia fa il folletto come al suo solito. Al 44’ il rientrante Ronaldo si procura un rigore che l’ottimo Fortin para a Kakà. Nonostante la scarsa forma, il talento di Ronaldo è intatto e all’8’ della ripresa colpisce un bel palo. Il Milan cresce e riesce a trovare il pari con una fiammata di Gilardino, fino a quel momento i ombra. Il Cagliari reagisce con rabbia e va vicinissimo al vantaggio ancora con Acquafresca, che salta Dida e tira. La palla si avvia dentro la porta, ma sulla riga un incredibile recupero di Bonera salva i rossoneri. Spetta al solito Pirlo, al 41’, inventare su punizione il gol che segna al 41’ la vittoria del Milan.

LIVORNO - SAMPDORIA 3-1
Il Livorno riesce a vincere in casa. Il vantaggio su colpo di testa di Knezevic (già al secondo gol in campionato) e il raddoppio dopo appena un minuto grazie a un bel piattone del ritrovato Tavano (e con questo fanno 5). La Sampdoria non riesce riprendersi, vano lo splendido gol al 40’ del solito Bellucci. Al 90’ Tavano, in contropiede, porta a tre le reti del Livorno.

NAPOLI - CATANIA 2-0
Il Napoli onora il San Paolo. Primo tempo in equilibrio fino al 44’, quando Zalayeta - dopo una splendida azione personale - batte il portiere del Catania. La ripresa è tutta del Napoli ed è ancora Zalayeta ad andate in gol, al termine di un ottimo trinagolo con Lavezzi.

JUVENTUS - PALERMO 5-0
La Juventus affonda il Palermo e soprattutto il suo allenatore, Colantuono, che viene esonerato per il pluri-rientrante Guidolin. È al secondo posto assieme a Roma e Udinese. Fino al 29’ vita dura per i bianconeri che si vedono negare il vantaggio con due belle parate di Agliardi su Iaquinta. Il portiere palermitano però nulla può sulla fine girata al volto di Trezeguet che sblocca il risultato. Peccato che il corner da cui nasce l’azione e battuto da Camoranesi sia stato inventato dall’arbitro. Al 41’ il raddoppio dia Iaquinta che vince un contrasto con Barzagli e infila Agliardi. Nel secondo tempo il Palermo ce la mette tutta, ma non sembra davvero essere sceso in campo. La Juve è padrona e al 26' sigla il 3-0 con una punizione d’autore di Del Piero appena subentrato a Iaquinta. Al 30' il 4-0 di Marchionni che sfrutta un contropiede avviato da Del Piero che nel finale trasforma anche un dubbio rigore concesso per un presunto atterramento di Nedved da parte di Biava.
Alessandro Staiti

Italia Far Oer 3-1 – I sorteggi per i Mondiali 2010 ed Euro 2008

Italia già qualificata dopo la bella prova in Scozia, contro i volenterosi dilettanti delle Far Oer non serve certo un’impresa. Modena non è lontana da Pavullo nel Frignano, dove è nato Luca Toni, che viene accolto con le migliori onoreficenze. Donadoni schiera le “seconde linee”, o quasi. C’è il capitano Cannavaro, ora a 113 presenze in azzurro (ma Paolo Maldini rimane a 126). La strada al successo la spiana al 10’ il povero Benjaminsen, che trova un clamoroso autogol sul tentativo di traversone al volo da parte di Oddo. Trascorrono 26 minuti e Grosso, servito sulla fascia da Palladino, mette al centro. Toni è pronto: controllo e destro che impallina Mikkelsen. Al 41' splendida azione personale di Chiellini che scarica un sinistro velenoso a mezz'altezza che trova la rete alla sinistra di Mikkelsen, nell’occasione piuttosto addormentato. Apatia che coglie anche Bonera e Amelia all’83' quando Jacobsen la mette dentro con uno stacco imperioso. E le Far Oer vanno vicine al secondo gol quando Davidsen colpisce un clamoroso palo all’89’. Nel frattempo si sono svolti i sorteggi per i Mondiali 2010 in Sudafrica: l’Italia ha un percorso apparentemente facile sulla carta, sarà chiamata a battersi contro Bulgaria, Irlanda, Cipro, Georgia e Montenegro. Non altrettanto facili i sorteggi per Euro 2008: l’Italia dovrà affrontare Olanda, Romania e Francia. Un bel lavoro per Donadoni in vista del debutto contro l’Olanda il 9 giugno a Berna.
Alessandro Staiti

sabato 1 dicembre 2007

Se tifo... meglio che mi vaccino - 1

Calcio, fenomeno globale che scatena negli esseri umani pulsioni emotive incontrollabili fondamentalmente deleterie che vanno sotto il nome generico di tifo. Noi, presunti civilizzati, attribuiamo questo fenomeno ai guasti ed al clima di decadenza morale che caratterizza la nostra disgraziata epoca e ripensiamo con nostalgia ai bei tempi andati. Ma i tempi andati erano davvero belli? Senza discendere ai tempi degli antichi romani, in cui il pubblico si accalorava in maniera smodata per i circenses (che non erano i ludi gladiatori ma le corse di carri al Circo Massimo, con scene di isteria collettiva da far paura a qualsiasi curva moderna, rimaniamo nel pallone e andiamo al primo campionato di calcio del nostro Paese, anno di grazia 1898 (a proposito, lo sapevate che nel 1896 fu disputato il primo vero campionato italiano di calcio, non omologato perché non esisteva ancora una federazione e che fu vinto dall'Udinese?) complessivamente 4 squadre partecipanti, tre di Torino più il Genoa. Tutto in una giornata, semifinali al mattino e finale il pomeriggio. Beh, tutta la giornata fu caratterizzata dalle continue risse tra i tifosi delle varie squadre. Quindi il tifo fattore endemico del calcio. Del calcio. Avete mai sentito che si siano massacrati di mazzate sostenitori dell'atletica leggera o del pattinaggio a rotelle? Capita, alle volte, che vengano a vie di fatto i tifosi di altri sport ma, se andiamo a ben guardare, anche in queste altre occasioni si tratta di sport di squadra. Allora, che cosa caratterizza il tifo e le sue barbariche manifestazioni? Il punto fondamentale è: tifo = parteggiare per qualcuno o qualcosa che non siamo noi, quindi al di fuori di noi. Ohibò! Detta così sembra uno stato dissociativo, roba da cure psichiatriche! Ma non è così, altrimenti sarebbe un disturbo ascrivibile a pochi e riconosciuto come infermità mentale. Sembra invece che fare il tifo sia un'esigenza insopprimibile dell'essere umano. Lo facciamo inconsapevolmente, sempre, fin da quando veniamo al mondo, su tutto. Si inizia con il fare una semplice scelta. Quella cosa, facciamo ancora l'esempio delle partite di calcio, ci piace? Sì. Andiamo avanti. Tra le due squadre che stanno giocando, una ci piace più dell'altra? Sì, andiamo avanti. Perché ci piace di più? Non ha importanza. Motivi tra i più svariati. Ma nel momento che decidiamo che ci piace di più, e quindi scegliamo una squadra, ecco che scatta il meccanismo perverso, entra a far parte della nostra esistenza. Essa è noi, noi siamo lei e allora la frittata è fatta, non si può più tornare indietro e questa scelta condizionerà una buona parte il resto della nostra vita emozionale. E tutto ciò una infinità di volte perché infinite sono le scelte che facciamo nella nostra vita e ognuna di queste ci forma, fa parte di noi. E poiché si tratta di una nostra scelta, ne identifichiamo l'oggetto con noi stessi, creando così quel transfert di identità che chiamiamo comunemente tifo.
(1 – continua)
Mauro Floritta Martorana