martedì 30 ottobre 2007

Lazio, un periodo difficile in vista del Derby

Dopo aver espugnato Livorno (bel tiro di Pandev, appena deviato dallo scarpino di Rezaei, che spiazza Amelia) e aver perso anche Mauri – che si infortuna cercando una girata al volo in area - la Lazio cade a Brema. È la prima sconfitta in Champions League: la squadra si sveglia tardi e il gol di Manfredini a otto minuti dal termine è purtroppo inutile: il Werder Bremen è passato in vantaggio con Sanogo nel primo tempo e ha raddoppiato nel secondo con Hugo Almeida, anche se il gol è viziato da un fuorigioco iniziale. Alla Lazio manca poi l’espulsione di Pasanen per una brutta gomitata volontaria a Behrami, “colpevole” di non aver buttato fuori il pallone con un giocatore del Werder a terra: ma il (modesto) arbitro portoghese aveva fatto ampi cenni di continuare. Con mezza squadra infortunata e i sostituti in condizioni precarie non ci si può aspettare di più, ma anche gli episodi hanno un loro peso specifico. Ora la Lazio è costretta a battere Werder e Olympiacos in casa se non vuole essere eliminata. Del resto la squadra non ha – per esplicita ammissione di Delio Rossi – un organico competitivo per giocare ogni tre giorni. Peccato, considerati i risultati degli ultimi anni, poteva essere l'anno del coronamento di tanti sforzi. Poi l’Udinese in casa: una brutta figura per i biancocelesti, che scendono in campo con la testa altrove, chissà forse al derby. Quando il portiere 43enne, l’encomiabile Marco Ballotta, salva la porta per ben 5 volte vuol dire che la squadra non ha funzionato. Non ce la fa la sesta volta, quando un’incornata del solito Asamoah al 33' del secondo tempo finisce in rete. Male in ogni reparto, anche se i biancocelesti sono stati ulteriormente svantaggiati da un paio di rigori non concessi. Anche in questo caso gli episodi avrebbero potuto dare una mano a una squadra stanca, invece è successo il contrario. La posizione in classifica si complica: la Lazio -insieme al Milan - è a 10 punti (solo 1 in meno dello scorso anno, però), a metà strada tra la zona retrocessione e la Uefa. E l’attende un calendario di fuoco: prima di tutto il derby “fuori casa” di mercoledì 31 ottobre, poi la gara in casa con la Fiorentina il prossimo 3 novembre (alle ore 18.00). Tre giorni dopo il match contro il Werder Bremen, sempre all'Olimpico. Infine, prima della sosta per gli impegni della Nazionale, l’11 novembre è la volta dell’Inter a Milano. Non ci si può lamentare, insomma.
In vista della stracittadina, la Lazio sembra sfavorita da ogni punto di vista: morale non certo alle stelle, per stessa ammissione del capitano Zauri, dopo la sconfitta con l’Udinese; Ledesma forse recuperato (miracolosamente) dopo l’intervento al menisco esterno di soli 20 giorni fa; una squadra che ultimamente non ha funzionato, al di là degli schemi; le assenze importanti di Mauri, Behrami, Siviglia. Senza contare il deferimento di Delio Rossi per la telefonata con il presidente Lotito dell’aprile 2006 che getta, ingiustamente, un’ombra pesante sull’intero ambiente biancoceleste. Delio Rossi – ne siamo certi – avrà occasione di chiarire a fondo questa vicenda, strana da ogni punto di vista, ma sulla quale non intendiamo soffermarci in questa sede, anche perché riteniamo lo stralcio dell’intercettazione, curiosamente reso pubblico, davvero poco significativo.
La Roma è invece alle stelle: con un organico prestigioso che può sopperire anche agli infortuni di Taddei e Aquilani, dopo qualche passo falso si è subito ripresa: in Champions battendo lo Sporting Lisbona e in campionato affermandosi sul Milan senza difficoltà. È vero, perde anche il capitano, quel Francesco Totti (a meno di clamorose smentite dell'ultima ora) che è una risorsa inesauribile per i colori giallorossi – e non solo a livello tecnico – ma ritrova un grande Vucinic, decisivo in ogni competizione appena riportato nel suo vero ruolo. Però il derby romano è una partita che sfugge a ogni pronostico. Non perché vinca sempre la sfavorita – le statistiche non lo confermano – ma perché è un match che si gioca con grandi motivazioni, capaci di far correre anche le gambe più stanche. Considerata la situazione in classifica e i differenti obiettivi delle due capitoline, addirittura agli antipodi, la Lazio è paradossalmente la squadra che ha più risultati utili: un pareggio e una vittoria sarebbero entrambi un successo. Non così per la Roma, oggi seconda in classifica, che potrebbe allontanarsi ulteriormente dalla capolista Inter. Spalletti, che è un tecnico molto in gamba oltre che una persona intelligente, non si fida. Sa che la Lazio è comunque una squadra "scorbutica". Sarà il campo a dire, come sempre, l’ultima parola.
Alessandro Staiti

Note a margine: 8° e 9° turno di campionato

Roma-Napoli 4-4 ha dato spettacolo. Una di quelle partite avvincenti, che colorano un campionato. Un match particolare, considerati i gol da una parte e dall’altra. Le due squadre sono in salute, certo una registrata alla difesa è d’obbligo, soprattutto per i romani che sulla carta sono più forti. Il Napoli ha centrato sicuramente gli acquisti e le scommesse si sono rivelate vincenti: Hamsik, Lavezzi, Gargano e Zalayeta stanno facendo il loro dovere, anche di più.
Peccato che nella partita successiva alla squadra di Reja siano stati regalati due rigori inesistenti: il 3-1 contro la Juventus è eccessivo, anche se i partenopei stavano reggendo bene l’impatto. Il tutto da ascrivere alla miopia dell’arbitro Bergonzi, inadeguato anche per una competizione di calcetto. E meno male che si era pure candidato a internazionale! Stranezze del campionato italiano, non ce che dire… Soprattutto se si tiene conto del grado di confusione in cui versa la giustizia sportiva in questi anni: dopo lo scandalo dei rigori inesistenti, il povero Zalayeta, protagonista involontario del secondo rigore, è stato squalificato per due giornate. Una beffa, perché le immagini mostrano con chiarezza che l’attaccante cerca in tutti i modi di saltare Buffon in uscita. Ovvio il ricorso d’urgenza della società di De Laurentis, che a sorpresa viene accolto. Risultato: annullata la squalifica per Zalayeta. E menomale, aggiungiamo noi! Avranno visto per bene le nuove immagini... Ma non bastavano i filmati che tutti abbiamo visto?
Il Milan si trasforma a seconda delle competizioni: in Champions straccia lo Shakhtar Donetsk per 4-1, ma prima perde a Empoli e poi in casa con la Roma. Un campionato incomprensibile, o quasi, per i rossoneri.
Livorno in emergenza. Nonostante l’arrivo di Camolese in panchina e i due gol di Tavano che sembra risorgere dall’anonimato, a Parma la squadra toscana soccombe per 3-2, e resta ultima in classifica con soli 2 punti. Spinelli fa intravedere la possibilità del ritorno dell’ex capitano Lucarelli…
L’Inter, nonostante la battuta di arresto a Palermo, continua a guidare la classifica, che però vede nuovamente la Roma seconda, dopo il pari tra Fiorentina e Genoa.
Gustosa, infine, l’autosostituzione di Cassano a Catania: il barese non si smentisce, e manda al diavolo Montella che gli chiede di rientrare in campo. Ma si è infortunato davvero, purtroppo, non è uscito dal campo solo perché il Catania sta dominando la partita. Sampdoria a corrente alternata: soccombe per 2-0 e bisogna fare i complimenti a Mascara, autore del gol e dell’assist decisivo.
Alessandro Staiti

martedì 16 ottobre 2007

Come Claudio Garella?

Stagione 1977/1978, l'ex allenatore miracolo del Napoli Luis Vinicio sostituisce sulla panchina della Lazio il compianto Tommaso Maestrelli. Il mitico portiere dello scudetto '74, Felice Pulici, è andato a cercar fortuna in altri lidi, ormai in rottura la società. Vinicio mette al suo posto nella porta laziale un esordiente, una sua scoperta sul quale si gioca la reputazione. È Claudio Garella, alto, forte, biondo e bello come un attore. Di lui si dice che abbia un gran talento e un futuro certo. Invece si rivela un disastro. Garella alterna parate strabilianti a goffaggini inaudite, ingenuità incredibili e, soprattutto, non ha presa! La palla scivola tra i suoi guantoni come fosse cosparsa di grasso. Con lui in porta la Lazio prende valanghe di gol e viene eliminata dalla Coppa Uefa in una tremenda serata a Lens. Garella è allontanato dalla prima squadra, Vinicio ci rimette il posto, il numero 1 l'anno successivo si stampa sulla maglia di Cacciatori, esperto portiere ex Sampdoria e si volta pagina.

Il nostro biondone comincia a girovagare su e giù per l'Italia pallonara, finché un bel giorno la critica comincia ad accorgersi che in serie B nel Verona c'è un portiere fenomenale, che ha qualche difetto nella presa ma che in porta è una vera saracinesca e che in uscita, soprattutto, è un vero incubo per gli avversari. Questo mostro, grande, biondo e bello come un attore è Claudio Garella, che con quel Verona (guidato dal mister Osvaldo Bagnoli) si toglierà lo sfizio di vincere uno scudetto per poi passare al Napoli di Maradona (corsi e ricorsi…) col quale vincerà scudetti, coppe e quant'altro. Dopo Lazio-Milan 1-5 il parallelo Muslera/Garella diventa suggestivo. Coraggio Fernando, anche se forse ti sei giocato (e non per colpa tutta tua) la piazza di Roma, anche se ormai presso il popolo laziale hai raggiunto una popolarità simile a quella di Lanna per i romanisti, con le costanza e il carattere di cui sei dotato (e le tue dichiarazioni del dopo partita lo dimostrano) hai delle doti. Sicuramente prima o poi verranno fuori e, in qualche altro tempo o in qualche altro luogo, coglierai quei traguardi che, ne sono certo, meriti.

Mauro Floritta Martorana

domenica 14 ottobre 2007

Tra Europei e Campionato

Gli azzurri di Donadoni incassano i 3 punti contro un avversario di poco conto, con un centravanti appena sedicenne. A Genova l’Italia batte la Georgia per 2-0, ma il gioco non convince. Se poi la Scozia comincia a vincere dappertutto (per l’occasione contro l’Ucraina) e la Francia rifila un tennistico 6-0 alle Far Oer, la situazione si complica. In altre parole, ora dobbiamo sperare di battere la Scozia e che la Georgia (molto improbabile) faccia lo stesso. Altrimenti fuori dagli Europei. I campioni del mondo, paradossalmente, sono in cerca di una nuova identità. Certo, l’abbandono di campioni indiscussi come Totti e Nesta, e l’infortunio di una testa dura come Materazzi ha dato una spallata alla qualità del gioco. Se a questo aggiungiamo i continui cambiamenti nelle convocazioni da parte di Donadoni, non è difficile comprendere come la Nazionale non si stia esprimendo al meglio. Ma, probabilmente, è un passaggio obbligato. Spazio ai giovani, non si può vivere sempre sulla gloria dei campioni, soprattutto se se ne vanno di propria iniziativa. Donadoni, in fondo, non ha molte colpe: deve cercare di mettere assieme i migliori, anche quando si dimostrano un po’ discontinui o distratti. Come Quagliarella, che durante la prima metà della gara cerca ben 2 volte di andare a segno, ma difetta nella mira. Poi è Di Natale che, ben pescato da Pirlo, prende il palo. Anche il grande goleador del campionato tedesco, Luca Toni, crede di poter esultare, ma si sbaglia perché il suo bel colpo di testa viene fermato dal legno. Troppi sprechi. Ci pensa proprio Pirlo, o meglio Lomaia – portiere della Georgia – a far andare in vantaggio l’Italia prima di scendere negli spogliatoi. Al 43’ il regista del Milan confeziona una delle sue punizioni dai 20 metri, ma non così velenosa. È Lomaia, però, che si scansa con un’uscita tanto buffa quanto sbagliata: e la palla entra indisturbata al centro della porta. Nella ripresa esordisce Foggia e torna Mauri, ma il gol arriva al 39’ con un delizioso tocco da sotto di Grosso, smarcato da Toni che difende la palla a centro area. Per Mercoledì 17 ottobre nell’amichevole contro il Sudafrica altri cambiamenti in vista, nuove convocazioni. Auguriamoci di trovare gli uomini giusti al momento giusto.


La settima giornata di Campionato

Lazio - Milan conclude le partite dell’8° turno di campionato: i biancocelesti, dopo un primo tempo piuttosto buono, soccombono di fronte alla stanchezza e soprattutto alla superiorità degli avversari. Tre giorni prima la Lazio ha fermato orgogliosamente il Real Madrid in Champions, ora va a picco (1-5) contro i Campioni d’Europa, reduci dalla sconfitta in Europa contro il Celtic. Il Milan è ritornato a lottare per i primi posti? Difficile dirlo, perché la Lazio senza Ledesma (operato al menisco laterale starà fuori circa un mese) e tatticamente ridisegnata sul 4-4-2 si perde miseramente lasciando il campo agli uomini di Ancelotti. Serata nera per Muslera, che ha pesanti responsabilità su almeno 3 dei 5 gol subiti. Probabilmente il giovane portiere uruguayano è andato in confusione dopo i primi 2 gol e ha mostrato un repertorio di gesti tecnici a dir poco goffi e approssimativi. Molto bene Seedorf – che come il buon vino migliora con gli anni, Oddo, Kakà e il redivivo Gilardino che segna la sua prima doppietta in campionato. Il primo gol di Ambrosini è fortunoso: un cross che prende un effetto strano ed entra in rete. La Lazio risponde con determinazione: il giovane, grintoso De Silvestri affonda meglio di quanto difenda, e così pesca con un cross delizioso Mauri che infila Dida con un piattone di sinistro al volo. Il primo tempo però termina con il Milan in vantaggio per 2-1: Gilardino trova il rigore su un uscita scomposta di Muslera (la seconda, sulla prima l’arbitro Morganti prima lo concede e poi lo nega, ma l’impressione in entrambe le occasioni è che Gilardino sfrutti abilmente la situazione) e Kakà lo realizza. Nella ripresa i biancocelesti provano a reagire, ma la terza rete del Milan li fa sprofondare. È ancora Kakà ad andare a segno infilando Muslera con un tunnel che ridicolizza il portiere uruguayano. Poi il genio brasiliano offre un suggerimento splendido per Gilardino che fa passare ancora una volta la palla sotto le gambe di Muslera. Gilardino fa cinquina con un bel tiro al volo. Bufera sull’inesperto portiere laziale: ma gli errori non sono da addebitare esclusivamente al ragazzo sudamericano, chiamato colpevolmente troppo presto a giocare in uno dei campionati più difficili. L’intera squadra ha mostrato limiti nervosi e atletici, non regge – al contrario del Milan – la pressione di due competizioni in contemporanea. E, incomprensibilmente, è stata indebolita rispetto allo scorso anno. Urgono rimedi. Per ora dovrà barcamenarsi fino a gennaio – magari con il rientro di Siviglia e l’utilizzo di Del Nero, Firmani, Meghni e Vignaroli. In attesa di rinforzi.

A Parma la Roma esce vittoriosa con un secco 0-3. La squadra di Spalletti, nonostante le assenze per infortunio, ha qualità indiscutibilmente superiori agli emiliani e un gran bel gioco, messo in mostra anche al Tardini. Dunque non sarebbe stato arduo pronosticare una vittoria. Tuttavia è difficile dare un giudizio tecnico sulla partita, perché le decisioni arbitrali ne hanno condizionato lo svolgimento. Il primo gol dei giallorossi è irregolare, macchiato da un fallo per trattenuta di Vucinic su Zenoni al momento del passaggio che porterà Totti a segnare. L’attenzione invece è tutta sul pallone che ha superato per più di metà, ma non completamente, la linea di fondo. Proteste, e Couto viene ammonito. Difficile reagire per i nervosi gialloblu, Mancini – protagonista di un’ottima prova - va in raddoppio con uno splendido gol. Poco dopo l’espulsione di Corradi per doppia ammonizione: la prima sull’intenzione, perché l’attaccante non tocca pericolosamente Totti in corsa. La seconda esagerata per uno stop tra braccio e spalla, visto che il giallo era stato già comminato,. Giuste o sbagliate, le decisioni di Banti lasciano il campo alla Roma che chiude con un altro bel gol del Capitano su tocco di De Rossi. E la Roma va, decisa e bella al confronto per il primo posto.

Chi si è liberato di Marco Borriello con tanta facilità avrà certo qualche rimpianto. L’attaccante è diventato un pilastro del Genoa, che al Ferraris supera con un netto 2-0 il Cagliari di Giampaolo (ancora per quanto in panchina?). I liguri partono alla grande, con Borriello che semina il panico nella difesa avversaria e va vicino al gol in due occasioni nei primi dieci minuti. Un Foggia a corrente alternata – e ben controllato da Juric - non basta al Cagliari per sfondare, e Fortin deve fare i miracoli in porta. Ambedue i gol nella ripresa: al 13’ Borriello, che controlla alla perfezione un bell’assist di Leon e gira al volo di sinistro. Il Cagliari allenta le maglie e ne approfitta Di Vaio in contropiede per chiudere la partita. A fine gara Fortin si supera su un ottimo colpo di testa di Papa Waigo appena entrato in campo.

Al Franchi la Fiorentina pareggia 1-1 con la Juventus: risultato che lascia scontente entrambe le squadre, nonostante la buona prestazione. Soprattutto dei bianconeri, reduci da due vittorie consecutive contro Reggina e Torino: Iaquinta è in gran forma, Almiron in grande spolvero, e Grygera gigante in difesa. I viola hanno dimostrato carattere: nonostante le fatiche di coppa Uefa (l’unica squadra italiana a passare il turno, e per di più ai rigori contro il Groningen), ci ha creduto fino alla fine. Frey si dimostra sempre più un portiere di lusso, ottimo Mutu, ma non è una sorpresa, e soprattutto utile Vieri che si procura il rigore del pareggio. Male invece Pazzini, decisamente in un periodo di stanca. Il primo quarto d’ora è bruttino: le squadre si studiano, piuttosto coperte. Poi una fiammata di Mutu con un gran destro da 28 metri che sfiora la traversa. La Juve risponde subito con il gol: Almiron verticalizza, Gamberini respinge male e corto, Iaquinta arriva preciso a insaccare. Sul gol pesa la posizione di Trezeguet che al momento del tiro sembra in fuorigioco attivo proprio a disturbare la visuale di Frey. Ma il caso verrà sollevato solo a posteriori, inducendo Collina a organizzare un apposito convegno sul fuorigioco, regola tra le più confuse e interpretabili. La Fiorentina reagisce, ottimi i passaggi filtranti di Donadel e Montolivo, autore di una grande prestazione al quale Buffon nega il gol con una strepitosa respinta. La Juve va vicina al raddoppio con Nedved da fuori area, Frey alza sopra la traversa. Nella ripresa sono ancora gli uomini di Ranieri a impensierire Frey che si supera su Salihamidzic, poi Brazzo si divora un gol fatto. Nel finale la Fiorentina è tutta in avanti, e la Juve potrebbe approfittare dei grandi spazi a disposizione, ma l’incauto cambio di Nedved con Palladino finisce per indebolire le capacità offensive dei bianconeri, che all’ultimo minuto vengono penalizzati da un mani in area di Legrottaglie. È sempre Mutu, freddo e impeccabile, a battere il rigore, e anche Buffon.

Con un gol da rapina di Corini il Torino si aggiudica la prima vittoria in campionato (1-0) ai danni di una Sampdoria tutt’altro che arrendevole e molto ben messa in campo. Le due squadre sulla carta hanno più o meno lo stesso potenziale, e infatti il primo tempo è piuttosto equilibrato, magari con qualche invenzione in più da parte dei blucerchiati. Volpi però rifila una manata a Rubin, giudicata troppo severamente dall’arbitro come volontaria, e viene espulso. Nonostante l’inferiorità numerica, la Samp anche nella ripresa sembra avere una marcia in più del Toro, soprattutto con l’avvicendamento di Cassano a Montella. Novellino fa entrare Recoba e Malonga, e il gioco ne guadagna in qualità. Che si concretizza con l’esperienza e l’opportunismo di Corini, per l’occasione centravanti alla Inzaghi, che devia in rete un bel tiro di Malonga.

A Catania va in rete Sardo: il difensore, alla prima segnatura in serie A, la mette dentro nel primo tempo superando Amelia, fino ad allora molto attento. Il suo colpo di testa regala l’1-0 sul Livorno, 3 punti vitali in classifica e fa cadere la testa di Orsi, sostituito da Camolese. Era nell’aria, nonostante i buoni propositi proprio in vista della gara contro gli uomini di Baldini, che per l’occasione rientra in panchina dopo le 5 giornate di squalifica per il calcio nel sedere rifilato a Di Carlo. Il Livorno non trova la quadratura necessaria per andare a rete: al 9’ Tavano – che dopo l’esperienza spagnola e romana sembra il ricordo di se stesso – balbetta: recupera una buona palla su un rinvio sbagliato di Terlizzi, salta l’uomo e poi se la allunga troppo e la manda a rotolare mestamente sul fondo. Dopo il gol di testa di Sardo ci si aspetterebbe la reazione dei toscani, che non arriva: il Catania domina fino a fine gara, Amelia se la vede brutta in diverse occasioni. E Spinelli non perdona...

Palermo - Reggina si chiude con un pareggio (1-1) all’ultimo minuto. Reggina chiusa a riccio per l’intera gara che ha visto protagonisti i siciliani con ottime prove di Zaccardo, Jankovic, Diana, Simplicio, Bresciano e Cavani. Tuttavia Colantuono non riesce a indovinare la combinazione per scardinare il catenaccio dei calabresi, che non si spingono mai a impensierire Fontana, praticamente disoccupato. Succede tutto nel secondo tempo, ai minuti 2’ e 4’ di recupero: al 47’ Amoruso si invola in contropiede, nessuno lo ferma, e mette in rete. Una beffa per il Palermitani, che non ci stanno: si riversano alla disperata nell’area della Reggina, finché Amauri al 49’ non sbuca come un diavolo alle spalle dei difensori amaranto e mette dentro di testa il bel suggerimento di Jankovic.

Il derby toscano tra Siena ed Empoli vede una sola squadra in campo: così i bianconeri trovano la prima vittoria in campionato. Ci pensano Maccarone, su rigore questa volta ben tirato, Locatelli e Galloppa a confezionare un netto 3-0 che forse penalizza troppo gli uomini di Cagni, in dieci per l’espulsione di Adani. È l’Empoli a fare la partita, Giovinco, Vannucchi e Saudati mettono spesso in difficoltà la difesa del Siena. Nella ripresa Mandorlini inserisce Locatelli per Codrea in vena di falli. Maccarone si scatena, prima sbaglia un paio di occasioni limpide, poi si fa atterrare da Adani in area al momento del tiro. Rigore ed espulsione del difensore empolese, già ammonito. In dieci, Cagni è costretto a togliere il malandato Saudati, Giovinco diventa centravanti, ma l’Empoli non combina più nulla. Al 34’ la mette dentro Locatelli dopo una bella azione personale, e infine Galloppa trova il primo gol in serie A.

A San Siro l’Inter batte il Napoli per 2-1. Gli uomini di Reja escono da Milano a testa alta. Mancini avanza imperterrito, la sua Inter fa meglio dello scorso anno, nonostante le critiche. I nerazzurri scendono in campo con Cruz dal primo minuto. Scelta felicissima, perché Julio è un grande goleador oltre che un’ottima persona, uno che va in rete anche quando entra a partita iniziata, non fa una grinza quando resta in panchina e fuori dal campo ha un comportamento esemplare. Cruz risolve la partita nei primi 35’, segnando due splendidi gol e divorandosene uno piuttosto facile. Il primo nasce da un contropiede, i napoletani sorvegliano Ibrahimović ma dimenticano Cruz che li fa secchi. Il secondo arriva con un controllo perfetto su un lancio dai 30 metri che “el Jardinero” mette alle spalle di Iezzo. Nella ripresa il Napoli ce la mette tutta, ma Julio Cesar è sempre pronto, finché – negli ultimi minuti - non entra Sosa, che imita Cruz. “El Pampa” coglie l’attimo e la mette dentro alla prima occasione. Nonostante l’entrata di Calaiò, l’Inter controlla bene il vantaggio. Che si limita al 2-1 perché Suazo, su un autentico capolavoro in corsa di Figo che lo smarca in area, si divora un gol fatto. Mancini rimane primo in classifica a guardare dall’alto dei 17 punti le altre squadre. Con 2 punti in più della stagione 2006/07.

Centenario senza lieto fine per l’Atalanta che, grazie anche a un rigore tirato da Zampagna sulla traversa, pareggia 0-0 con l’Udinese. Tante le occasioni sprecate dai bergamaschi nel primo tempo. L’Udinese, senza Di Natale in lutto per la perdita della mamma, non è riuscita a rendersi pericolosa sotto porta. L’unica occasione da rete per i friulani arriva su una punizione di Pepe deviata dalla barriera, con Coppola bravissimo a respingere. Le fiammate improvvise dell’Atalanta si fanno sentire: ma Handanovic si supera in diverse occasioni, mostrando un repertorio da grande portiere sulle insidie di Langella (bel sinistro), di Carrozzieri (insidioso colpo di testa), di Ferreira Pinto. Il primo tempo non manca di emozioni, come invece accade nella ripresa in cui, nonostante i cambi e gli inserimenti di diversi attaccanti, il risultato non si smuove. L’occasione per andare in vantaggio arriva per i padroni di casa nel finale: Dondarini vede (male) il rigore su un contrasto tra Lukovic e Pellegrino, Zampagna spara sulla traversa. L’Atalanta, però, avrebbe meritato qualcosa in più.
Alessandro Staiti

domenica 7 ottobre 2007

Italiane in Champions: bene soltanto Lazio e Inter

Il 7-1 dello scorso aprile è ormai soltanto un brutto ricordo. La Roma non riesce a spuntarla sul campo del Manchester United, e perde di misura (1 – 0) nonostante un buon gioco e qualche svista arbitrale che l’ha privata di un rigore. Roma che spreca, questa la sua maggiore mancanza, e incassa un eurogol da Rooney a 20’ dal termine: il suo destro si infila all’incrocio sul secondo palo. Curci, che sostituisce l’influenzato Doni, non può nulla. Anche perché, inspiegabilmente, Mexes concede un paio di metri al bomber inglese, capace di vedere la porta da qualsiasi angolazione. La Roma scende in campo senza paura, ma è pur vero che il Manchester non è lo schiacciasassi dello scorso anno. Totti, Perrotta ed Esposito sbagliano gol troppo facili. A peggiorare la situazione un serio infortunio muscolare per Aquilani che ne avrà per un paio di mesi. Tra campionato e coppa bilancio sfortunato. Serve concentrazione e determinazione, perché la squadra c’è e in campo si fa valere. Ora, come ha detto Spalletti, la gara contro il Parma diventa più importante di quella contro il Manchester.

L’Inter di Mancini si sbarazza del PSV Eindhoven (2-0) con una bella doppietta di Ibrahimovic̀ (al 15’ su rigore e al 31’), ma termina la gara con 2 espulsioni: prima Chivu (esagerato il primo giallo) e poi Suazo per una dubbia gomitata a Salcido a fine partita. Il PSV si complica la vita quando Krompkamp trascina a terra in area il gigante svedese nerazzurro: rigore netto quanto inutile, perché Addo era lì accanto pronto a chiudere. Pochi minuti dopo il vantaggio Crespo, su splendido suggerimento di Solari, manca di pochi centimetri - in scivolata - la conclusione a rete. Verso la mezzora il raddoppio che chiude il match: gol incredibile di Ibra che conclude a rete con un tiro (forse un cross per Crespo al centro area riuscito male?) imparabile per il portiere degli olandesi. Lo stesso Gomes para a Suazo, entrato al 16’ del secondo tempo al posto di Crespo, un destro potentissimo.

Milan: i risultati non arrivano più neanche in Champions. A Glasgow il Celtic si aggiudica la gara per 2-1 in una nottata segnata in campo dalla pioggia, dalla conduzione insufficiente dell’arbitro tedesco Merk e dalla sceneggiata (vergognosa) di Dida. Il primo gol di Mc Manus, che carambola su Gourcuff prima di terminare in rete, è viziato da un fallo di mano dello stesso attaccante scozzese che stoppa così l’angolo calciato da Hartley. Il rigore del pareggio milanista, realizzato da Kakà, è altrettanto dubbio: Ambrosini si lascia cadere in ritardo sull’abbraccio di Naylor in area. Poi il Milan viene superato grazie a una respinta difettosa di Dida sulla conclusione di Caldwell, ripresa con successo da Mc Donald. È il 46’ del secondo tempo quando un tifoso del Celtic riesce a entrare sul campo: passa accanto a Dida e lo sfiora con la mano tra la guancia e il volto. Dida dapprima lo rincorre, poi decide di accasciarsi al suolo. Un comportamento inspiegabile, che verrà censurato dal club rossonero. Esemplare la punizione per il tifoso inglese: il Celtic lo ha interdetto a vita dal frequentare lo stadio. Proprio come accade dalle nostre parti, no?

La vera sorpresa Champions, però, è la Lazio di Delio Rossi. La partita non è di quelle che passano inosservate: i biancocelesti affrontano una delle squadre più forti e blasonate del mondo, il Real Madrid. Non a caso all’Olimpico accorrono ben 55mila sostenitori laziali, un colpo d’occhio colorato di bandierine davvero eccezionale. La sfida è quella tra il Golia spagnolo e il Davide italiano. Il Real è uno dei club più ricchi del pianeta, gli ingaggi dei suoi campioni sono circa dieci volte superiori a quelli di Rocchi e compagni, il valore tecnico in campo è tra i più alti e sicuramente superiore, nonostante l’assestamento delle merengues dopo il cambio di panchina tra Capello e Schuster e l’arrivo di nuovi giovani interpreti. La Lazio è quella risorta dalle ceneri del quasi fallimento, quella riportata agli onori internazionali dal presidente Lotito, da un maestro di calcio come Delio Rossi e da un gruppo coeso, con alcune individualità di sicuro talento, che quando si impegna a fondo dimostra di potersela battere con tutti. I bianchi di Spagna vanno in vantaggio dopo soli 8’ con un gol fortunoso: sugli sviluppi di una punizione calciata da Snejider sul vertice sinistro dell’area, la palla carambola fortunosamente sul parastinco di Van Nistelrooy e si infila alle spalle Ballotta. La Lazio non merita lo svantaggio e riprende a pressare: peccato per l’imprecisione che permetterebbe agli uomini di Rossi di fare bottino di gol. Il primo, clamoroso errore è di Mauri, che un minuto prima dello svantaggio, viene pescato da Ledesma da solo davanti a Casillas ma si limita a passargli il pallone. Poi ci pensa Rocchi, messo in campo con una caviglia malconcia e infiltrata, che si divora il pareggio al 12’ mandando al lato da distanza molto ravvicinata. Al 30’Pandev calcia in cielo, è solo davanti al portiere. Ma è questione di due minuti: al 32’ il fuoriclasse macedone si fa perdonare con un vero gol d’autore. Zauri crossa, Stendardo fa sponda di testa per Pandev che con uno splendido tiro al volo infila la rete di Casillas. L’Olimpico è in delirio. La Lazio non cade nel tranello del Real, che vorrebbe far calare il ritmo e giocarsela sulla migliore qualità nel possesso palla. Alcune imprecisioni – anche molto banali – però fanno fallire il piano degli spagnoli e permettono alla Lazio di imporre il proprio gioco. In particolare sorprende Behrami, schierato da terzino sinistro, che non sbaglia una chiusura e annulla Robben sulla sua fascia. Mudingayi è un vero e proprio baluardo, non manca un contrasto, una vera diga assieme a Ledesma che, partito con qualche imprecisione di troppo, poi si dimostra fondamentale per l’equilibrio della Lazio a centrocampo. Nel secondo tempo una Lazio arrembante e inaspettatamente padrona del campo, ma ovviamente un po’ inesperta, si fa beffare da una ripartenza micidiale innescata da un clamoroso errore di Mauri che perde palla. È un gioco per Van Nistelrooy al 16’ mettere a sedere Ballotta e superarlo con un calibrato colpo da sotto. Ma la Lazio non ci sta: riprende a macina gioco e al 30’ è ancora la stella macedone a raccogliere un gran suggerimento di Mudingayi e a beffare Casillas dopo aver trasformato Heinze in spettatore. Potrebbe anche passare ancora in vantaggio con Makinwa, che sostituisce Rocchi al 21', ma il suo tiro un po' debole finisce tranquillamente tra i guantoni del portiere. Una grande Lazio, capace di rimontare per ben 2 volte sul Real Madrid. Alla fine, come spesso accade in questi ultimi tempi, il rimpianto per le occasioni sprecate, che avrebbero potuto far vincere il match alla squadra capitolina. Allora sì sarebbe stato un vero successo. Perché il 2-2 di questa gara sta stretto solo ai biancocelesti. La stessa determinazione dovrà guidare gli uomini di Rossi nello scontro in campionato contro il Milan: le due squadre stazionano a soli 7 punti, è assolutamente necessaria una vittoria. Per entrambe.
Alessandro Staiti

lunedì 1 ottobre 2007

Le sorprese della sesta giornata…

Classifica rivoluzionata in un batter d’occhio. La sfida-scudetto (al 6° turno una vera esagerazione!) ha dato un dispiacere alla Roma e ha riaffermato l’Inter al vertice.
Nell’anticipo di sabato 30 settembre Mancini schiera a sorpresa Ibrahimovic unica punta davanti a un centrocampo a 5. La Roma è subito pericolosa con una punizione di Totti: Julio Cesar respinge corto e Mancini va al tap-in, ma il portiere nerazzurro ribatte in modo impeccabile. Partita equilibrata: la Roma macina gioco in velocità, l’Inter ne soffoca la manovra, Samuel impeccabile nelle chiusure. Mancini ci riprova appena si libera qualche spazio, Julio Cesar devia in angolo. Totti calcia corto il corner e permette a Maxwell di innescare Cesar in un micidiale contropiede, Pizarro non riesce ad arginarlo: Doni è bravo a opporsi al rasoterra dell’ex-laziale, sul rimpallo Ibrahimovic ribadisce di testa e la palla sta per finire in rete, quando Giuly decide di improvvisarsi portiere parando a perfezione. Rosso, espulsione e rigore: lo svedese non fallisce. La partita assume altri connotati. Mancini nella ripresa manda in campo Cruz e Crespo al posto di Ibra e Dacourt. Dopo 8 minuti però Perrotta approfitta di una svista di Maxwell e mette in rete. Pareggio raggiunto con orgoglio e determinazione. La Roma però non si accontenta, pensa di poterla spuntare anche in inferiorità numerica e sembra di rivedere a tratti la gara contro il Manchester del famoso 7-1. La reazione dell’Inter è rabbiosa: Crespo con un grande gesto atletico sfrutta una respinta di Doni su Cambiasso. Dopo 3 minuti la mette dentro anche Cruz con un bel rasoterra angolato. Chiude i giochi Cordoba. Mancini fa cenno ai suoi di fermarsi. Il 4-1 può bastare. La Roma ne esce malconcia e, ironia della sorte, la prossima gara la disputerà proprio contro il Manchester. Sarà rivincita?

Un’ottima Fiorentina stende 3-0 il Livorno. L’assenza di Mutu viene perfettamente rimpiazzata da Santana, con un gol e due assist fondamentali per le segnature di Osvaldo. I padroni di casa rendono la vita difficile ai viola, che però non si perdono d’animo e fanno valere i superiori mezzi tecnici appena il furore del Livorno perde qualche colpo. Così alla chiusura del primo tempo arriva la prima rete di Osvaldo in serie A. Orsi si fa espellere per proteste nell’intervallo, lo segue Loviso dopo un quarto d’ora. Per gli amaranto è il tracollo, Osvaldo raddoppia e Santana chiude la partita a tripla mandata.

Crisi Milan: in casa contro il Catania si incarta e la partita termina 1-1. Al 25’ Spinesi si invola, stordisce la difesa rossonera e costringe Kalac alla respinta, goffa, in uscita. Il pallone torna sui piedi di Spinesi: assist perfetto sul secondo palo per la testa di Martinez, gol. Difesa milanista immobile. Nella ripresa Ancelotti fa entrare Gilardino al posto di Ambrosini e Oddo per Cafu. Le due punte non pungono, ma il 4-4-2 è più corposo e capace di guadagnare spazi. Edusei fa mano in area, Kakà mette dentro dal dischetto. Il Catania non si perde d’animo, ma è il Milan ad andare vicino al vantaggio: lo evita Polito che si esalta su Kakà. I rossoneri sono confusi e molli, la partita termina in parità. Battibecco tra Ancelotti e Kakà, segnali di nervosismo.

Il Cagliari di Giampaolo riesce a spuntarla sul Siena (1-0), ma soltanto su rigore, messo a segno dal solito Foggia, che sfiora il raddoppio pochi minuti dopo. Dopo di che i rossoblu non faticano a tenere in mano il pallino del gioco, anche se al 42’ della ripresa Fortin è costretto a salvare su Corvia.

Delude in Napoli che, nel deserto del San Paolo a porte chiuse, perde 1-2 contro il Genoa. Partenopei autolesionisti, nel momento migliore, con un’autorete di Paolo Cannavaro su cross di Leon che cerca Borriello. Nella ripresa Domizzi ristabilisce la parità su rigore. Il match si accende, Scarpi salva due volte su Hamsik e Lavezzi, non fa altrettanto il collega avversario Giannello che, allo scadere, incassa dal redivivo Sculli di testa.

Doveva essere il viatico per la sfida europea contro il Real Madrid: invece la Lazio del turn-over scende in campo molle contro la Reggina ed esce dal Granillo con un anonimo 1-1. La manovra, affidata a centrocampo a Baronio, non prende il volo. Makinwa è lontano dalla forma migliore, Rocchi gira in tondo, Manfredini come trequartista non è in giornata. Anche Kolarov sembra intimidito nel rispettare le consegne e non punge. Così dopo soli 8’ Cozza, su un ottimo assist di Amoruso e grazie alla difesa laziale distratta nel far scattare il fuorigioco, riesce a beffare l’incolpevole Muslera. La Reggina è molto ben messa in campo e dà battaglia. I biancocelesti sembrano spaesati, nei primi 30’ l’unico tiro in porta, fuori di un paio di metri, è di Mudingayi. Rossi modifica l’assetto e passa al 4-4-2, ma non cambia nulla, anzi Mutarelli sulla destra non convince affatto. Nella ripresa allora l’allenatore lo sostituisce con Mauri e torna al consueto rombo. La Lazio accenna a un timido risveglio, ma le occasioni sono sempre per i padroni di casa e si rendono pericolosi. Dapprima con Modesto, che mette a sedere Behrami e poi calcia malamente a lato a portiere battuto. Lo imita poco più tardi Amoroso. Muslera, poi, deve vedersela con una deviazione fortuita di Cozza proprio davanti alla porta, e compie un mezzo miracolo, con un tuffo felino, aiutato dalla traversa. Con l’uscita di Cozza e Vigiani gli amaranto perdono smalto: i biancocelesti si fanno vedere di più in area prima con Rocchi e poi con Manfredini, senza risultati. Il pareggio arriva a sorpresa con una bordata di Kolarov dai 35 metri, un tiro impressionante che fila dritto come un missile nella porta avversaria. La Lazio prende coraggio, la Reggina si impaurisce e si chiude. Non accade più nulla. Nel finale Rocchi prende un bella botta alla caviglia per merito di Missiroli che mette in forse la gara contro il Real; Behrami si infortuna ai flessori ma è costretto a restare in campo perché i cambi sono esauriti; Modesto si fa espellere per proteste contro il guardalinee. Decisamente scarsa la direzione della terna arbitrale, con Fiaccavento spesso irritante.

Anche il Palermo di Colantuono segna una preoccupante battuta d’arresto e permette all’Empoli di conseguire la prima vittoria in campionato con un secco 3-1. I siciliani vanno in vantaggio al 39’ grazie a una sciocchezza di Balli, che gioca male il pallone di piede fuori area regalandolo a Cavani che lo supera con un pallonetto d’autore. Nella ripresa l’Empoli scende in campo agguerrito: Pozzi pareggia i conti dopo soli due minuti. Alla mezzora Caserta si fa espellere e lascia il Palermo in 10. Ne approfitta subito Giovinco con un bel destro. Vannucchi fa tris su rigore a tempo scaduto.

L’Udinese la spunta in casa (2-1) contro un Parma agguerrito. Almeno nelle intenzioni di Di Carlo. Perché la squadra scende in campo decisa a difendere la parità a reti inviolate, che dura per tutto il primo tempo. Nel secondo gli emiliani si chiudono ancor di più e Marino si affida a Quagliarella. Ma è Corradi a siglare il vantaggio con una bel tiro che batte Handanovic, Quagliarella si rivela un cambio azzeccato: riporta in pari il risultato dopo pochi minuti. L’Udinese spinge e si scopre, il Parma ha le occasioni migliori in contropiede, ma non riesce a passare. Ha successo, invece, Zapata all’ultimo minuto, e può così festeggiare felicemente il suo 21° compleanno.

Anche la Sampdoria festeggia: primo gol del ritrovato Cassano, e altre due belle reti di Bellucci e Sammarco. Il 3-0 in realtà penalizza troppo duramente l’Atalanta che si vede negare le reti da un palo e una traversa. Servono solo 3 minuti ai blucerchiati per metterla dentro con Bellucci, imbeccato a perfezione da Montella, poi la partita è soltanto degli orobici. Campagnaro fa un miracolo su Padoin, Doni calcia male un’ottima occasione. Nella ripresa Montella si vede annullare un gol da Ayroldi, decisione dubbia. Non vale la pena di prendersela perché il raddoppio per la Samp arriva con il nuovo entrato Sammarco. Poi torna Cassano e appena scende in campo segna: bello lo stop e il destro su assist di Volpi.

Alessandro Staiti