Da un punto di vista mediatico e comunicazionale la "brillante" idea di accollare la responsabilità morale di una settimana calcistica sulle spalle della Lazio è stata semplicemente vergognosa. O ridicola, fate voi...
Da oggi, ne siamo certi, la Lazio tornerà ad occupare quella nicchia di comunicazione in cui è stata relegata dai mass media, soprattutto nella Capitale. Perché dopo Lazio-Inter di sabato scorso tutti i soloni in doppiopetto (sotto il quale elegantemente nascondono la maglietta da tifoso) sono stati zittiti. I tifosi possono dire e sperare quel che vogliono: non è un mistero che molti laziali abbiano tifato Inter pur di non veder diminuire la distanza tra la capolista e la seconda in classifica. Ma altrettanti laziali hanno continuato a tifare la propria squadra, e i boati della Nord al gol di Rocchi e alle traverse di Behrami e Dabo ne sono stati l'evidente dimostrazione.
Lazio-Inter poteva tranquillamente terminare con la vittoria dei biancocelesti: Mancini (concentratissimo sui millimetri del fuorigioco del gol di Rocchi e sul reclamato, presunto rigore su Rivas) attendeva il pareggio per lanciare in campo Suazo, invece di schierarlo appena guadagnato il vantaggio con Crespo e mentre la controfigura di Ibrahimovich continuava ad aggirarsi in campo. La scelta di Chivu vertice basso del rombo di centrocampo non sembrava, poi, delle più felici. Mancini dovrebbe essere più obiettivo: il rigore su Behrami era evidente, perché Chivu colpisce in pieno il piede del calciatore, che poi sposta la palla. E anche la punizione al limite dell'area, sempre ai danni del kosovaro. La verità è che l'Inter è sembrata una squadra sulle gambe, mentre la Lazio che nel primo tempo è apparsa molto imprecisa in fase di rifinitura, guadagnava fiducia e spazi nella ripresa e solo un po' di sfortuna impediva a Rocchi, Ledesma, Behrami e Dabo (tra i migliori in campo assieme a Radu e Ballotta) di andare a segno. I laziali hanno tutti dimostrato di aver giocato con una determinazione feroce: altro che 5 maggio! Certo, non è ancora la Lazio dello scorso anno, ma è una squadra che sta ritrovando morale e condizione sotto l'attenta guida di Delio Rossi.
Insomma, tanto tuonò che non piovve... Come invece sulla Lazio in questa settimana sono piovute indebite lezioni di moralità e di etica calcistica. Forse i soloni in doppiopetto, in conformità del proprio essere, confondono alcuni tifosi con i professionisti biancocelesti che scendono in campo. Etica che nella Lazio è invece una realtà: bene ha fatto il presidente Lotito oggi insieme a Behrami in Tv a Uno Mattina, a far notare come la Lazio inglobi al suo interno una vasta rappresentanza di calciatori balcanici: dal kosovaro Behrami al serbo Kolarov, dal macedone Pandev all'albanese Tare e al romeno Radu, tutti uniti da un grande sentimento di affettuosa amicizia e di fratellanza. Una bella immagine della società biancoceleste, non c'è dubbio.
Tornando al campionato, purtroppo il pareggio con l'Inter - come sottolineavamo nel precedente intervento - non ha molto significato: l'UEFA è sempre più lontana. Tuttavia la gara contro l'Inter ha lasciato intuire che con maggiore precisione in fase di rifinitura, la sfida in Coppa Italia resta aperta, considerando lo stato di forma degli avversari e la suggestione che i nerazzurri concentreranno le proprie energie per mantenere il primato in campionato fino all'ultima giornata.
L'augurio è che la prossima volta qualcuno ci pensi due volte prima di lanciare gratuite lezioni di etica e moralità nei confronti della Lazio. Non ne ha bisogno. La Lazio sta cambiando da alcuni anni certi perversi comportamenti nel mondo del calcio, è solo questione di tempo...
Alessandro Staiti
lunedì 31 marzo 2008
E ora qualcuno chieda scusa alla Lazio
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SS Lazio - Alessandro Staiti - Calcio in Rete
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