venerdì 17 ottobre 2008

Gentile: Lazio e fisco. Dallo Stato nessun favore


L’avvocato Gian Michele Gentile, ospite negli studi di RadioSei della trasmissione Non Mollare Mai, racconta la sua avventura a fianco del presidente Claudio Lotito. “Quando mi disse che voleva prendere la Lazio pensai “Ma che sei matto” – ricorda il legale biancoceleste – La rateizzazione? Fu una gran fatica, aggiungo solo che La Lazio potrebbe ottenerla anche con la normativa attuale: nessuno ci ha fatto favori”.

Avvocato Gentile, che faceva prima di diventare il factotum legale della Lazio?
Mi sono occupato di Diritto sportivo solo dal 19 luglio 2004 (giorno dell’avvento di Lotito a Formello, ndr), nessun contatto in questo ambito in precedenza. Conosco il presidente dalla fine degli anni Settanta per lavoro, poi abbiamo continuato a sentirci e il nostro è divenuto un rapporto d’amicizia tanto che sono il padrino del figlio di Claudio, Enrico”.

Cosa si ricorda di quella corsa in motorino verso il Tribunale di Tivoli?
Passai qua davanti, sulla Tiburtina, per arrivare in tribunale. La società era praticamente sull’orlo del fallimento, era già stata convocata in Camera di Consiglio. Ci fu una prima udienza nella quale ottenni un termine per depositare un documento che dimostrasse la disponibilità dell’Agenzia delle Entrate a rateizzare quanto dovuto all’Erario. In realtà chi aveva sollevato la questione, un avvocato di Milano, venne soddisfatto ma a quel punto il tribunale di Tivoli si mosse d’ufficio. Gli incartamenti andavano consegnati entro le 13, ci sbrigammo tanto che ricordo che il provvedimento dell’Agenzia delleEntrate doveva essere confermato dalla Commissione Consultiva istituita presso la Corte dei Conti. Ci fu una riunione alle 9 del mattino a piazza Mastai , il fax arrivò alle 12 e in sella al mio scooter (un Peugeot Elyseo 125, ndr) arrivai a Tivoli dove m’aspettavano molti tifosi biancocelesti”.

Cosa successe a Tivoli?
Dopo aver depositato l’atto in cancelleria dovevo andare direttamente dal presidente, i cui uffici si trovavano in altra sede. Feci quei 200 metri a piedi con i tifosi che mi seguivano, la gente che urlava dalla finestre. Mi telefonò Lotito a cui feci sentire la situazione e l’entusiasmo attorno a me”.

Quale fu la prima reazione quando Lotito le disse che voleva prendere la Lazio?
Gli dissi “Ma che sei matto”. Seguirono alcuni incontri con l’ex ad Masoni, e ogni volta la situazione dei conti peggiorava. Alla fine dopo qualche giorno di silenzio mi chiamò alle 11 del 19 luglio per dirmi: “Prendo la Lazio, ci vediamo da Gilardoni alle 15 a via Nicotera”.

E’ vero che Lotito chiese a Masoni di restare?
Lotito insieme con lui non fece alcuna operazione. Il presidente disse che chi restava si doveva rimboccare le maniche, in sostanza si trattava di fare un’opera meritoria per zero euro. Con Masoni e il presidente Longo ci fu grande collaborazione, anche con gli amministratori di Banca di Roma ci fu comunque un passaggio accompagnato da professionalità e responsabilità”.

Tornando all’attualità, come finirà il contenzioso con Mutarelli?
Aspettiamo la decisione prevista per il 23 ottobre. Il centrocampista per l’estromissione dalla rosa e l’esilio a Formello ha chiesto la risoluzione del contratto, noi abbiamo sostenuto come 10 giorni di assenza da Auronzo non rappresentassero un inadempimento per determinare la risoluzione”.

E con Stendardo a che punto siamo?
Stendardo era partito dalla richiesta di reintegrazione, alla quale poi ha rinunciato. Una volta caduta questa fattispecie, l’indennizzo collegato per noi non avevamotivo d’essere. Il collegio arbitrale poteva ridurre le clausole penali manifestamente esose ma non l’ha fatto e ha condannato la Lazio al risarcimento per 180.000 euro (20% dello stipendio annuale lordo). Ieri abbiamo chiesto l’esonero dalla clausola compromissoria per rivolgerci al giudice del lavoro a Milano e aspettiamo la deroga della Federcalcio, la cui commissione si riunisce domani”.

Avvocato, vinta la battaglia con la Consob, a Milano qual è la situazione?
Il 22 saremo a Milano per ascoltare l’ultimo testimone e la requisitoria del pm, in quella data depositeremo anche le motivazioni del Tar che ha annullato la delibera della Consob. Il 12 novembre saranno ascoltati i testimoni della difesa e quindi si andrà a sentenza. La presidente del Collegio, la giudice Manfrin vuole andare a sentenza prima del 2009 e il materiale esaminato sarà lo stesso della
Consob
”.

Che parere s’è fatto delle cosiddette cordate di San Marino e di Giorgio Chinaglia?
Da uomo della strada è quello vostro. La cordata di SanMarino non è mai esistita, mai venuta fuori, il cui rappresentante non rivela il nome del suo assistito da oltre 4 anni. Due processi in corso, siamo parte civile, per rispetto agli imputati preferisco non parlarne per avere espressioni accusatorie: per rispetto a loro meglio tacere”.

Rateizzazione col Fisco. Come ci arrivammo?
Non è stato fatto alcun regalo alla Lazio. C’erano pignoramento e ipoteca su tutti i beni della Lazio, c’era stata una domanda di condono della quale era stato pagato il primo acconto, per il secondo non c’erano soldi. Studiando valutammo di lasciare il condono e trovando la soluzione alternativa, ovvero una legge che già esisteva dal 2002 e che consentiva al Fisco di incassare quanto dovuto. Abbiamo ottenuto solo la dilazione del totale più gli interessi: l’Agenzia delle Entrate scelse un advisor che doveva stabilire quanto avrebbe preso il Fisco se la Lazio fosse fallita. Ebbene l’advisor stabilì che avevamo 20 milioni di euro di patrimonio, debiti con tutti creditori privilegiati che venivano tutti prima del fisco. Ad esempio, solo Mancini doveva avere 800.000 mila euro, con i libri in Tribunale al fisco sarebbero andati 3 milioni. L’intesa fu firmata da tutti i creditori con un grado di privilegio maggiore, bastava che uno dicesse no e la Lazio falliva. Non è vero che la legge utilizzata dalla Lazio è stata abrogata, anzi, è stata implementata nella riforma del Diritto fallimentare del 2006, e se ad oggi la Lazio fosse nelle medesime condizioni di allora, potrebbe utilizzare tale norma per ottenere la rateizzazione”.

La Lazio aiutata?
Siamo dovuti andare anche a Bruxelles per discutere di aiuti di stato… Per legge ogni accordo col fisco prevede l’azzeramento delle sanzioni, restano il debito d’imposta e gli interessi. Inoltre quest’ultimi nel nostro caso non sono fissi, sono interessi indicizzati”.

Cosa ci può dire del contenzioso con l’ex dg, Giuseppe De Mita?
Il contratto prevedeva un compenso di 400.000 euro, oltre all’auto di servizio, carte di credito e polizze mediche. In caso di recessione anticipata avrebbe avuto una penale da 2,5 milioni, pari a cinque anni di stipendio. Siamo ricorsi in appello perché non vogliamo pagare neanche il residuo del 60% da versare come stabilito in primo grado; l’udienza è fissata per gennaio”.

Gianluca La Penna
RadioSei

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