
Il dopo derby lascia qualche strascico per l’occasione perduta e la vigilia di Lazio-Genoa inizia con le avvisaglie del nervosismo di Tommaso Rocchi, sabato escluso dalla squadra dei titolari in allenamento. Tridente sì, tridente no. Rossi criticato dai tifosi per le sue scelte e per il suo carattere. Tutti ingredienti sbagliati per una crescita. La posizione in classifica è allettante - a un passo dalla zona Champions, i biancocelesti stanno complessivamente facendo molto bene. Quasi non si comprendono i motivi dello scontento. Quasi: perché questa squadra ha lasciato intravvedere, in più di un’occasione, grandi e insospettate potenzialità. E ora ci si aspettano sempre prestazioni continue e di spessore. Invece la squadra va in campo e, quasi in ogni partita, getta via il primo tempo, per dimostrare grinta e personalità nel secondo. Una curiosa alternanza di fasi che gli stessi calciatori faticano a spiegarsi, mentre Rossi è incline a non notare tanta differenza tra le due frazioni di gioco, perlomeno non in tutte le gare. C’è anche di mezzo la mentalità: una partenza a razzo non implementata quando era auspicabile – se non necessario - il salto di qualità: mancanza di personalità? Un normale percorso di crescita in una squadra rinnovata per 6/11 durante l’estate? Scelte tecniche e tattiche non sempre indovinate? Forse un po’ di tutto, in proporzioni variabili. Eppure sembra che l’Aquila non riesca a librarsi in volo con l’innata naturalezza. Anche la prova contro il Genoa (giocata dalla Lazio con il lutto al braccio per ricordare la scomparsa del grande giornalista laziale Sandro Curzi) lascia un po’ di amaro in bocca. La sconfitta del derby avrebbe dovuto innescare una rabbiosa voglia di riscatto: e invece la Lazio entra in campo ancora inefficace, ancora inconcludente. Merito anche del Genoa, senza dubbio. Gasperini è abile nel contrastare le mosse di Rossi, costruisce attorno a Pandev una serie di gabbie mobili con interpreti sempre diversi. Il macedone quasi non tocca palla. Deludono prestazioni così bloccate se a offrirle è un calciatore di gran classe come Pandev. Zárate si vede a sprazzi, poco servito: il centrocampo con il buon Dabo al posto dello squalificato Ledesma soffre gli avversari rossoblu e con difficoltà riesce a imbeccare Foggia (uno dei più vispi), Maurito o Pandev. Intorno alla mezzora Meghni sveglia la gara: parte dalla propria metà campo, si beve centrocampisti e difensori, ma il suo tiro si conclude sul fondo. Poco dopo è Kolarov, con una punizione magistrale e potentissima da 35 metri, a spaventare Rubinho: sulla sua respinta ci prova Pandev con un tiro debole e centrale che il portiere rossoblu blocca con facilità. Al 40’ increscioso e gigantesco errore dell’assistente De Santis che annulla per un fuorigioco impossibile il gol di Milito. Abbacinante la svista. Nell’occasione la difesa della Lazio non si trovava in area e l’accorrente Cribari (molto buona però la sua prova al rientro come titolare) è molto in ritardo. Due minuti dopo ancora Kolarov: da fermo, a centrocampo, esplode una della sue legnate che sfiora il gol. Al rientro Rocchi rileva Pandev. Come al solito la Lazio ha tutt’altro piglio: dopo appena 3 minuti Zárate sfiora la traversa, seguito a breve da Foggia, sugli sviluppi di un corner. Al 7’ altro grande errore arbitrale: Sculli cade in area seguito dall’accorrente Lichtsteiner che non lo tocca, come mostrano diverse inquadrature alla moviola, ma Mazzoleni (evidentemente per farsi perdonare il gol annullato ingiustamente – curiosa la sua lunga chiacchierata poco prima della ripresa con un calciatore del Genoa con mano davanti alla bocca, non certo prevista dal regolamento) decide per il rigore. A sorpresa Milito tira alto sopra la traversa. Al 13’ Foggia spara una gran botta sotto l’incrocio, Rubinho fa il miracolo deviando in corner. Sugli sviluppi del calcio d’angolo c’è un mani rossoblu in area che Mazzoleni, evidentemente, giudica involontario, poi ci prova Rocchi, ma tira sul portiere. Lazio sempre più vicina al gol, Genoa in 10 dietro alla linea del pallone, con il solo Milito in avanti. Al 21’ Rocchi si divora il gol del vantaggio: il suo tiro è debole, con Rubinho fuori dai pali, salva Papastathopuolos con il petto. Gol mangiato, gol subito, la dura legge del calcio: tre minuti dopo Milito la mette dentro, lasciato colpevolmente libero di calciare dalla difesa biancoceleste. Rossi in difficoltà inserisce anche Inzaghi per Meghni. Il centrocampo si sguarnisce notevolmente. Al 34’ Carrizo salva il possibile raddoppio da parte di Milito e un minuto dopo Dabo, con una gran botta dai 25 metri, induce Rubinho all’errore: il portiere brasiliano para, poi si lascia sfuggire la palla in rete. La gara è virtualmente conclusa: solo un sussulto magistrale di Zárate al 48' su punizione, il suo tiro sfiora il secondo palo. Un punto guadagnato per la Lazio, per come si erano messe le cose in campo. Due punti persi per una squadra che sta esprimendo meno di quanto potrebbe ogni volta che deve spiccare il salto.
Alessandro Staiti
IL TABELLINO:
LAZIO-GENOA 1-1 (pt 0-0)
LAZIO: Carrizo; Lichtsteiner, Cribari, Rozehnal; Kolarov, Brocchi, Dabo, Meghni (28' st S. Inzaghi); Pandev (1' st Rocchi), Zarate, Foggia. (86 Muslera, 29 De Silvestri, 87 Diakite, 68 Manfredini, 11 Mauri). All.: D. Rossi.
GENOA: Rubinho; Papastathopoulos, Ferrari, Biava; Criscito, Vanden Borre, Thiago Motta, Juric (21' st Gasbarroni); Sculli (11' st Mesto), Milito, Palladino (39' st Potenza). (73 Scarpi, 26 Bocchetti, 3 Potenza). All.: Gasperini.
ARBITRO: Mazzoleni di Bergamo
MARCATORI: nel st 24' Milito, 35' Dabo
ANGOLI: 10-2 per la Lazio.
RECUPERO: 1' e 4'.
AMMONITI: Criscito, Rozehnal, Motta e Papastathopoulos per gioco falloso.
SPETTATORI: 27.000.
NOTE: All'8' del st Milito ha sbagliato un calcio di rigore.
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