“A Bergamo la squadra è stata ordinata, ma abbiamo preso il gol nel nostro momento migliore, poi ci siamo persi e abbiamo perso l’autostima e non siamo più riusciti a ribaltare il risultato. Ora bisogna reagire perché questa non è una squadra allo sbando. Bisogna avere un atteggiamento costruttivo e non distruttivo, questo bisogna fare. Non capisco ad esempio perché per squadre che si trovano nelle nostre stesse condizioni si parla di squadre rivelazione, mentre per noi si parla di sbando. Purtroppo ci portiamo ancora dietro il macigno del derby”. Se dovessimo desumere da queste dichiarazioni di Delio Rossi – che a causa dell’influenza non ha parlato nel dopo partita a Bergamo ma lo fa alla vigilia di Milan-Lazio per gli ottavi di finale della Tim Cup – avremmo l’istantanea di una squadra che sa il fatto suo. E che per un episodio sfortunato perde l’autostima ed esce sconfitta da una gara ben condotta.
Ci permettiamo di dissentire con forza non solo da questa descrizione della partita contro l’Atalanta, ma dall’analisi in generale. Dopo 14 giornate di campionato è lecito trarre alcune conclusioni. Fin dalla prima giornata a Cagliari – nonostante il risultato – la squadra ha convinto a metà: un primo tempo molto discutibile, in cui va anche sotto di un gol, una squadra trasformata, aggressiva, con Zárate protagonista. Da allora la Lazio ha alternato sempre un primo tempo di scarsa personalità a un secondo tempo esplosivo, considerate anche le dovute sostituzioni – ma fino a un certo punto. Fino al punto in cui Rocchi non è stato disponibile per la squadra dopo l’infortunio. Da quel momento in poi il famigerato tridente è diventato uno dei più sciagurati leit-motiv che ha generato confusione nel tecnico e nei calciatori. Fin quando Delio Rossi ha avuto la scelta quasi obbligata di schierare Foggia – Zárate - Pandev con Mauri interno di sinistra la squadra ha sempre fatto risultato, più o meno convincendo. Certo, molti dei punti che attualmente si ritrova in classifica sono da ascrivere senza dubbio al talento indiscusso dell’astro nascente di Zárate, inutile nasconderlo. Che schierato al centro del cosiddetto tridente leggero ha sempre stupito e segnato. Da quando è andato in onda il tridente pesante e Zárate è stato spostato dal centro ha comunque fornito assist geniali ai compagni, ha comunque stupito ma – troppo lontano dalla porta e incalzato dall’ingenerosa critica di essere “egoista” – ha smesso di segnare. Con una rapida scorsa, è facile ricordare che la Lazio ha interpretato al meglio e durante tutto l’arco della gara, una sola partita: Lazio-Fiorentina. Avversari polverizzati, annullati in campo da un’interpretazione tecnico-tattica praticamente perfetta. E contro una squadra considerata diretta concorrente, se non un gradino più su. Poi è iniziato un calo di rendimento deludente. Quindi è arrivato il derby, interpretato nel primo tempo in modo tatticamente timido e con un atteggiamento di adattamento all’avversario davvero incomprensibile. Poi le dichiarazioni del capitano, Tommaso Rocchi, che si è sentito ingiustamente escluso dalla squadra contro il Genoa e che ha portato a galla qualche problema di spogliatoio. Da allora la Lazio ha solo fatto peggio. Rocchi a Bergamo parte titolare, ma ci piacerebbe sapere chi fosse quella controfigura in campo, perché non l’abbiamo riconosciuto. La Lazio ha fatto intravvedere finora lampi di gioco da grande squadra: non può improvvisamente aver dimenticato come si gioca a calcio e con quale spirito si affronta una partita. Le scelte del tecnico, però, possono aver ingenerato più di un malumore e soprattutto confusione nei calciatori. Perché sembra che lo stesso Rossi non sia convinto del famigerato tridente e i continui esperimenti a centrocampo per sostenerlo lo dimostrano. Incomprensibile però la scelta di Manfredini a Bergamo per contrastare il pur bravo Ferreira Pinto, manco fosse Ronaldinho... Tra l’altro, si fa presto a dire tridente: non basta schierare tre attaccanti in campo per parlare di tridente, quando poi due attaccanti su tre giocano quasi da centrocampisti.
Ma al di là di aspetti tecnici e tattici che non ci competono, è io gioco macchinoso e inconcludente che non convince, e che soprattutto non porta più punti. La Lazio sembra avvitarsi in una spirale autodistruttiva di cui vagamente si scorgono i contorni.
A Bergamo la Lazio conduce il primo quarto d’ora della gara tonica e aggressiva, l’Atalanta è attendista, si limita a contrastare. Possiamo anche dire che la Lazio abbia tenuto in pugno il primo tempo, ma senza concludere granché, se si escludono le squisite e geniali conclusioni di Zárate che il bravissimo Coppola riesce a neutralizzare. L’argentino è l’unico a creare occasioni e a rendersi davvero pericoloso. Questa volta però nel secondo tempo fa anche peggio. Dopo circa 10 minuti Rozehnal a centrocampo (?) perde palla: ne approfitta Floccari su cui esce provvidenzialmente Carrizo: Purtroppo la sua respinta arriva sui piedi dell’accorrente Valdes che –a porta vuota – la mette dentro. Reazione biancoceleste vicina allo zero. Rossi manda in campo Foggia per Manfredini, ma la musica è sempre la stessa. La difesa biancoceleste – che si muove senza alcuno schema – improvvisa un fuorigioco alto. Lo sbaglia e ne approfitta Floccari che, da solo davanti a Carrizo, lo supera con facilità. La confusione regna sovrana: in campo anche Makinwa, la cui presenza non viene quasi registrata. L’ultima occasione per la Lazio è nei minuti di recupero: ottimo assist di Rocchi che se n’è andato in profondità allargandosi sulla destra per Zárate al centro dell’area. L’argentino al volo colpisce la palla come meglio non si potrebbe, ma Coppola devia in angolo con la mano sinistra lontana dal corpo, un po’ miracolo, un po’ fortuna. La partita è chiusa. Il tabellino di marcia della Lazio si fa ora preoccupante. Per sua fortuna la posizione in classifica non muta di molto perché Napoli e Udinese escono anch’esse sconfitte. Ma ciò non permette di analizzare alla leggera una crisi ormai evidente di gioco e di personalità. Qualcuno dovrà porvi rimedio.
Alessandro Staiti
IL TABELLINO:
ATALANTA-LAZIO 2-0 (pt 0-0)
ATALANTA: Coppola; Garics,Talamonti, Manfredini T., Bellini; Ferreira Pinto, Guarente, Padoin; Valdes (17's.t. De Ascentis ); Doni (45's.t. Rivalta); Floccari. (Consigli, Pellegrino, Marconi, Defendi, Vieri).
All. Del Neri
LAZIO: Carrizo; Lichtsteiner, Cribari, Rozenhal, Radu; Brocchi (23's.t. Dabo), Ledesma, Manfredini C. (17's.t. Foggia); Mauri (39's.t. Makinwa); Zarate, Rocchi. (Muslera, De Silvestri, Diakhite, Meghni).
All. D. Rossi
ARBITRO: Bergonzi di Genova
MARCATORI: 9s.t. Valdes, 23 s.t. Floccari
NOTE: Giornata piovosa, terreno scivoloso ma praticabile
SPETTATORI: 10.000 circa
AMMONITI: Radu (L.), Guarente (A.), Rozenhal (L.).
Angoli: 2-6
RECUPERO: 0' p.t.; 3' s.t.
mercoledì 3 dicembre 2008
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