domenica 14 ottobre 2007

Tra Europei e Campionato

Gli azzurri di Donadoni incassano i 3 punti contro un avversario di poco conto, con un centravanti appena sedicenne. A Genova l’Italia batte la Georgia per 2-0, ma il gioco non convince. Se poi la Scozia comincia a vincere dappertutto (per l’occasione contro l’Ucraina) e la Francia rifila un tennistico 6-0 alle Far Oer, la situazione si complica. In altre parole, ora dobbiamo sperare di battere la Scozia e che la Georgia (molto improbabile) faccia lo stesso. Altrimenti fuori dagli Europei. I campioni del mondo, paradossalmente, sono in cerca di una nuova identità. Certo, l’abbandono di campioni indiscussi come Totti e Nesta, e l’infortunio di una testa dura come Materazzi ha dato una spallata alla qualità del gioco. Se a questo aggiungiamo i continui cambiamenti nelle convocazioni da parte di Donadoni, non è difficile comprendere come la Nazionale non si stia esprimendo al meglio. Ma, probabilmente, è un passaggio obbligato. Spazio ai giovani, non si può vivere sempre sulla gloria dei campioni, soprattutto se se ne vanno di propria iniziativa. Donadoni, in fondo, non ha molte colpe: deve cercare di mettere assieme i migliori, anche quando si dimostrano un po’ discontinui o distratti. Come Quagliarella, che durante la prima metà della gara cerca ben 2 volte di andare a segno, ma difetta nella mira. Poi è Di Natale che, ben pescato da Pirlo, prende il palo. Anche il grande goleador del campionato tedesco, Luca Toni, crede di poter esultare, ma si sbaglia perché il suo bel colpo di testa viene fermato dal legno. Troppi sprechi. Ci pensa proprio Pirlo, o meglio Lomaia – portiere della Georgia – a far andare in vantaggio l’Italia prima di scendere negli spogliatoi. Al 43’ il regista del Milan confeziona una delle sue punizioni dai 20 metri, ma non così velenosa. È Lomaia, però, che si scansa con un’uscita tanto buffa quanto sbagliata: e la palla entra indisturbata al centro della porta. Nella ripresa esordisce Foggia e torna Mauri, ma il gol arriva al 39’ con un delizioso tocco da sotto di Grosso, smarcato da Toni che difende la palla a centro area. Per Mercoledì 17 ottobre nell’amichevole contro il Sudafrica altri cambiamenti in vista, nuove convocazioni. Auguriamoci di trovare gli uomini giusti al momento giusto.


La settima giornata di Campionato

Lazio - Milan conclude le partite dell’8° turno di campionato: i biancocelesti, dopo un primo tempo piuttosto buono, soccombono di fronte alla stanchezza e soprattutto alla superiorità degli avversari. Tre giorni prima la Lazio ha fermato orgogliosamente il Real Madrid in Champions, ora va a picco (1-5) contro i Campioni d’Europa, reduci dalla sconfitta in Europa contro il Celtic. Il Milan è ritornato a lottare per i primi posti? Difficile dirlo, perché la Lazio senza Ledesma (operato al menisco laterale starà fuori circa un mese) e tatticamente ridisegnata sul 4-4-2 si perde miseramente lasciando il campo agli uomini di Ancelotti. Serata nera per Muslera, che ha pesanti responsabilità su almeno 3 dei 5 gol subiti. Probabilmente il giovane portiere uruguayano è andato in confusione dopo i primi 2 gol e ha mostrato un repertorio di gesti tecnici a dir poco goffi e approssimativi. Molto bene Seedorf – che come il buon vino migliora con gli anni, Oddo, Kakà e il redivivo Gilardino che segna la sua prima doppietta in campionato. Il primo gol di Ambrosini è fortunoso: un cross che prende un effetto strano ed entra in rete. La Lazio risponde con determinazione: il giovane, grintoso De Silvestri affonda meglio di quanto difenda, e così pesca con un cross delizioso Mauri che infila Dida con un piattone di sinistro al volo. Il primo tempo però termina con il Milan in vantaggio per 2-1: Gilardino trova il rigore su un uscita scomposta di Muslera (la seconda, sulla prima l’arbitro Morganti prima lo concede e poi lo nega, ma l’impressione in entrambe le occasioni è che Gilardino sfrutti abilmente la situazione) e Kakà lo realizza. Nella ripresa i biancocelesti provano a reagire, ma la terza rete del Milan li fa sprofondare. È ancora Kakà ad andare a segno infilando Muslera con un tunnel che ridicolizza il portiere uruguayano. Poi il genio brasiliano offre un suggerimento splendido per Gilardino che fa passare ancora una volta la palla sotto le gambe di Muslera. Gilardino fa cinquina con un bel tiro al volo. Bufera sull’inesperto portiere laziale: ma gli errori non sono da addebitare esclusivamente al ragazzo sudamericano, chiamato colpevolmente troppo presto a giocare in uno dei campionati più difficili. L’intera squadra ha mostrato limiti nervosi e atletici, non regge – al contrario del Milan – la pressione di due competizioni in contemporanea. E, incomprensibilmente, è stata indebolita rispetto allo scorso anno. Urgono rimedi. Per ora dovrà barcamenarsi fino a gennaio – magari con il rientro di Siviglia e l’utilizzo di Del Nero, Firmani, Meghni e Vignaroli. In attesa di rinforzi.

A Parma la Roma esce vittoriosa con un secco 0-3. La squadra di Spalletti, nonostante le assenze per infortunio, ha qualità indiscutibilmente superiori agli emiliani e un gran bel gioco, messo in mostra anche al Tardini. Dunque non sarebbe stato arduo pronosticare una vittoria. Tuttavia è difficile dare un giudizio tecnico sulla partita, perché le decisioni arbitrali ne hanno condizionato lo svolgimento. Il primo gol dei giallorossi è irregolare, macchiato da un fallo per trattenuta di Vucinic su Zenoni al momento del passaggio che porterà Totti a segnare. L’attenzione invece è tutta sul pallone che ha superato per più di metà, ma non completamente, la linea di fondo. Proteste, e Couto viene ammonito. Difficile reagire per i nervosi gialloblu, Mancini – protagonista di un’ottima prova - va in raddoppio con uno splendido gol. Poco dopo l’espulsione di Corradi per doppia ammonizione: la prima sull’intenzione, perché l’attaccante non tocca pericolosamente Totti in corsa. La seconda esagerata per uno stop tra braccio e spalla, visto che il giallo era stato già comminato,. Giuste o sbagliate, le decisioni di Banti lasciano il campo alla Roma che chiude con un altro bel gol del Capitano su tocco di De Rossi. E la Roma va, decisa e bella al confronto per il primo posto.

Chi si è liberato di Marco Borriello con tanta facilità avrà certo qualche rimpianto. L’attaccante è diventato un pilastro del Genoa, che al Ferraris supera con un netto 2-0 il Cagliari di Giampaolo (ancora per quanto in panchina?). I liguri partono alla grande, con Borriello che semina il panico nella difesa avversaria e va vicino al gol in due occasioni nei primi dieci minuti. Un Foggia a corrente alternata – e ben controllato da Juric - non basta al Cagliari per sfondare, e Fortin deve fare i miracoli in porta. Ambedue i gol nella ripresa: al 13’ Borriello, che controlla alla perfezione un bell’assist di Leon e gira al volo di sinistro. Il Cagliari allenta le maglie e ne approfitta Di Vaio in contropiede per chiudere la partita. A fine gara Fortin si supera su un ottimo colpo di testa di Papa Waigo appena entrato in campo.

Al Franchi la Fiorentina pareggia 1-1 con la Juventus: risultato che lascia scontente entrambe le squadre, nonostante la buona prestazione. Soprattutto dei bianconeri, reduci da due vittorie consecutive contro Reggina e Torino: Iaquinta è in gran forma, Almiron in grande spolvero, e Grygera gigante in difesa. I viola hanno dimostrato carattere: nonostante le fatiche di coppa Uefa (l’unica squadra italiana a passare il turno, e per di più ai rigori contro il Groningen), ci ha creduto fino alla fine. Frey si dimostra sempre più un portiere di lusso, ottimo Mutu, ma non è una sorpresa, e soprattutto utile Vieri che si procura il rigore del pareggio. Male invece Pazzini, decisamente in un periodo di stanca. Il primo quarto d’ora è bruttino: le squadre si studiano, piuttosto coperte. Poi una fiammata di Mutu con un gran destro da 28 metri che sfiora la traversa. La Juve risponde subito con il gol: Almiron verticalizza, Gamberini respinge male e corto, Iaquinta arriva preciso a insaccare. Sul gol pesa la posizione di Trezeguet che al momento del tiro sembra in fuorigioco attivo proprio a disturbare la visuale di Frey. Ma il caso verrà sollevato solo a posteriori, inducendo Collina a organizzare un apposito convegno sul fuorigioco, regola tra le più confuse e interpretabili. La Fiorentina reagisce, ottimi i passaggi filtranti di Donadel e Montolivo, autore di una grande prestazione al quale Buffon nega il gol con una strepitosa respinta. La Juve va vicina al raddoppio con Nedved da fuori area, Frey alza sopra la traversa. Nella ripresa sono ancora gli uomini di Ranieri a impensierire Frey che si supera su Salihamidzic, poi Brazzo si divora un gol fatto. Nel finale la Fiorentina è tutta in avanti, e la Juve potrebbe approfittare dei grandi spazi a disposizione, ma l’incauto cambio di Nedved con Palladino finisce per indebolire le capacità offensive dei bianconeri, che all’ultimo minuto vengono penalizzati da un mani in area di Legrottaglie. È sempre Mutu, freddo e impeccabile, a battere il rigore, e anche Buffon.

Con un gol da rapina di Corini il Torino si aggiudica la prima vittoria in campionato (1-0) ai danni di una Sampdoria tutt’altro che arrendevole e molto ben messa in campo. Le due squadre sulla carta hanno più o meno lo stesso potenziale, e infatti il primo tempo è piuttosto equilibrato, magari con qualche invenzione in più da parte dei blucerchiati. Volpi però rifila una manata a Rubin, giudicata troppo severamente dall’arbitro come volontaria, e viene espulso. Nonostante l’inferiorità numerica, la Samp anche nella ripresa sembra avere una marcia in più del Toro, soprattutto con l’avvicendamento di Cassano a Montella. Novellino fa entrare Recoba e Malonga, e il gioco ne guadagna in qualità. Che si concretizza con l’esperienza e l’opportunismo di Corini, per l’occasione centravanti alla Inzaghi, che devia in rete un bel tiro di Malonga.

A Catania va in rete Sardo: il difensore, alla prima segnatura in serie A, la mette dentro nel primo tempo superando Amelia, fino ad allora molto attento. Il suo colpo di testa regala l’1-0 sul Livorno, 3 punti vitali in classifica e fa cadere la testa di Orsi, sostituito da Camolese. Era nell’aria, nonostante i buoni propositi proprio in vista della gara contro gli uomini di Baldini, che per l’occasione rientra in panchina dopo le 5 giornate di squalifica per il calcio nel sedere rifilato a Di Carlo. Il Livorno non trova la quadratura necessaria per andare a rete: al 9’ Tavano – che dopo l’esperienza spagnola e romana sembra il ricordo di se stesso – balbetta: recupera una buona palla su un rinvio sbagliato di Terlizzi, salta l’uomo e poi se la allunga troppo e la manda a rotolare mestamente sul fondo. Dopo il gol di testa di Sardo ci si aspetterebbe la reazione dei toscani, che non arriva: il Catania domina fino a fine gara, Amelia se la vede brutta in diverse occasioni. E Spinelli non perdona...

Palermo - Reggina si chiude con un pareggio (1-1) all’ultimo minuto. Reggina chiusa a riccio per l’intera gara che ha visto protagonisti i siciliani con ottime prove di Zaccardo, Jankovic, Diana, Simplicio, Bresciano e Cavani. Tuttavia Colantuono non riesce a indovinare la combinazione per scardinare il catenaccio dei calabresi, che non si spingono mai a impensierire Fontana, praticamente disoccupato. Succede tutto nel secondo tempo, ai minuti 2’ e 4’ di recupero: al 47’ Amoruso si invola in contropiede, nessuno lo ferma, e mette in rete. Una beffa per il Palermitani, che non ci stanno: si riversano alla disperata nell’area della Reggina, finché Amauri al 49’ non sbuca come un diavolo alle spalle dei difensori amaranto e mette dentro di testa il bel suggerimento di Jankovic.

Il derby toscano tra Siena ed Empoli vede una sola squadra in campo: così i bianconeri trovano la prima vittoria in campionato. Ci pensano Maccarone, su rigore questa volta ben tirato, Locatelli e Galloppa a confezionare un netto 3-0 che forse penalizza troppo gli uomini di Cagni, in dieci per l’espulsione di Adani. È l’Empoli a fare la partita, Giovinco, Vannucchi e Saudati mettono spesso in difficoltà la difesa del Siena. Nella ripresa Mandorlini inserisce Locatelli per Codrea in vena di falli. Maccarone si scatena, prima sbaglia un paio di occasioni limpide, poi si fa atterrare da Adani in area al momento del tiro. Rigore ed espulsione del difensore empolese, già ammonito. In dieci, Cagni è costretto a togliere il malandato Saudati, Giovinco diventa centravanti, ma l’Empoli non combina più nulla. Al 34’ la mette dentro Locatelli dopo una bella azione personale, e infine Galloppa trova il primo gol in serie A.

A San Siro l’Inter batte il Napoli per 2-1. Gli uomini di Reja escono da Milano a testa alta. Mancini avanza imperterrito, la sua Inter fa meglio dello scorso anno, nonostante le critiche. I nerazzurri scendono in campo con Cruz dal primo minuto. Scelta felicissima, perché Julio è un grande goleador oltre che un’ottima persona, uno che va in rete anche quando entra a partita iniziata, non fa una grinza quando resta in panchina e fuori dal campo ha un comportamento esemplare. Cruz risolve la partita nei primi 35’, segnando due splendidi gol e divorandosene uno piuttosto facile. Il primo nasce da un contropiede, i napoletani sorvegliano Ibrahimović ma dimenticano Cruz che li fa secchi. Il secondo arriva con un controllo perfetto su un lancio dai 30 metri che “el Jardinero” mette alle spalle di Iezzo. Nella ripresa il Napoli ce la mette tutta, ma Julio Cesar è sempre pronto, finché – negli ultimi minuti - non entra Sosa, che imita Cruz. “El Pampa” coglie l’attimo e la mette dentro alla prima occasione. Nonostante l’entrata di Calaiò, l’Inter controlla bene il vantaggio. Che si limita al 2-1 perché Suazo, su un autentico capolavoro in corsa di Figo che lo smarca in area, si divora un gol fatto. Mancini rimane primo in classifica a guardare dall’alto dei 17 punti le altre squadre. Con 2 punti in più della stagione 2006/07.

Centenario senza lieto fine per l’Atalanta che, grazie anche a un rigore tirato da Zampagna sulla traversa, pareggia 0-0 con l’Udinese. Tante le occasioni sprecate dai bergamaschi nel primo tempo. L’Udinese, senza Di Natale in lutto per la perdita della mamma, non è riuscita a rendersi pericolosa sotto porta. L’unica occasione da rete per i friulani arriva su una punizione di Pepe deviata dalla barriera, con Coppola bravissimo a respingere. Le fiammate improvvise dell’Atalanta si fanno sentire: ma Handanovic si supera in diverse occasioni, mostrando un repertorio da grande portiere sulle insidie di Langella (bel sinistro), di Carrozzieri (insidioso colpo di testa), di Ferreira Pinto. Il primo tempo non manca di emozioni, come invece accade nella ripresa in cui, nonostante i cambi e gli inserimenti di diversi attaccanti, il risultato non si smuove. L’occasione per andare in vantaggio arriva per i padroni di casa nel finale: Dondarini vede (male) il rigore su un contrasto tra Lukovic e Pellegrino, Zampagna spara sulla traversa. L’Atalanta, però, avrebbe meritato qualcosa in più.
Alessandro Staiti

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