lunedì 12 novembre 2007

In Champions vince l’Italia. Volano Lazio, Milan, Inter. Pareggio d’oro per la Roma a Lisbona.

La Lazio incontra il Werder Brema all’Olimpico: deve riscattare un periodo negativo e l’unica sconfitta in Europa nelle partite di andata, quella con i tedeschi per l’appunto. Gli infortuni sono la realtà costante dei biancocelesti in questo periodo: anche Pandev è ai box per una contrattura muscolare, mentre Behrami ritorna esterno di difesa dopo un fastidioso ascesso tonsillare che lo ha fatto dimagrire di quattro chili. Rossi si gioca la carta Meghni dietro a Rocchi e Makinwa. Mossa ispirata, perché il francese si rivelerà il vero asso nella manica. Il Werder, dal canto suo, ha due assenze importanti: il nazionale Frings e quel Sanogo che ha punito la Lazio in Germania. La Lazio parte a mille: nei primi 45’ crea domina il gioco e nei primi 20’ crea almeno 4 occasioni da gol, malamente sprecate da Zauri (che al momento del tiro, deviato in corner da Wiese, si infortuna e deve cedere il posto a De Silvestri), da Meghni (che spara alto sulla traversa), da Stendardo che di testa appoggia sulle mani del portiere, e da Makinwa che solo davanti a Wiese gli tira addosso. Nella ripresa il Werder entra in campo con maggiore determinazione, ma proprio nel momento peggiore della Lazio arrivano i gol di Rocchi. Il primo su rigore: Meghni viene malamente atterrato in area dal gigantesco Naldo e Rocchi va sul dischetto. Non è un rigorista provetto, tira centrale, Wiese para ma il pallone gli sfugge, arriva Rocchi in spaccata e la mette dentro. Il secondo è un capolavoro di Meghni, sicuramente il migliore in campo. Lancio ispirato dalla metà campo che innesca lo scatto di Rocchi: delizioso colpo da sotto e gol. La reazione dei tedeschi è fiera, e la Lazio potrebbe portare a casa la vittoria tonda se a pochi minuti dalla fine Cribari non viene espulso per un fallo da rigore che Diego trasforma, per poi essere anch’egli espulso nel finale per proteste. La Lazio stringe in denti e alla fine porta a casa due successi: la prima vittoria in Champions League con un risultato speculare a quello dell’andata (2-1) e la scoperta di un campione chiamato Meghni.

Il Milan ripete il folle copione che la vede ormai in crisi in campionato e devastante in Champions. Con la complicità di Filippo Inzaghi, come al solito. Fa molto freddo a Donetsk, e nel primo tempo sembra che Milan e Shaktar si accontentino del pareggio. Gli ucraini si rendono pericolosi nonostante il ritmo blando, e mancano il gol con Chygrynskiy che colpisce centralmente e dopo la mezzora con Srna che si vede deviare con grande perizia da Dida un diagonale al veleno. Dopo appena 5’ nella ripresa Fernandinho scuote i rossoneri, che pochi minuti dopo accelerano e colpiscono il palo con Ambrosini. Al 18’ della ripresa Ancelotti cala l’asso vincente: Inzaghi al posto Gilardino, troppo isolato là davanti come il suo connazionale avversario Lucarelli, totalmente in ombra. A Pippo bastano solo sette minuti per piegare i padroni di casa. Prima va in gol sfruttando la solita verticalizzazione perfetta di Pirlo, poi controlla magistralmente in area e serve a Kakà la palla del 2-0. Il brasiliano restituisce a Pippo il favore e in contropiede gli offre l’occasione del 3-0 che arriva a tempo scaduto.

Pazza Inter, come canta l’inno della squadra. Prima va in svantaggio di due gol con il Cska di Mosca, in due minuti rimonta e poi stravince con altri due gol. In uno stadio non certo pieno, i Campioni d’Italia regalano la prima mezzora di gioco al Cska, che di russo ha ben poco con gente come Dudu, Carvalho, Jo e Vagner Love, che impiega solo 8’ a sfuggire a Samuel e Cordoba. Poi, durante un contropiede fulmineo fa sponda per Jo che al 23’ insacca con un missile di sinistro. Dopo 8’ Vagner Love riceve un assist da Carvalho, si beve Cordoba e Dacourt e spara un bolide di sinistro che mette sotto choc i nerazzurri. Ma la squadra di Mancini non si perde d’animo e in 2 minuti e mezzo riporta il risultato in parità con Ibrahimovic e Cambiasso. Che nella ripresa va in raddoppio su un finissimo colpo di tacco di Cruz. La serata delle meraviglie non è terminata, perché Ibrahimovic vuole ancora stupire: salta Grigoriev con un controllo da paura e mette sotto l’incrocio di potenza. Il resto è controllo del risultato (4-2), mentre a Suazo non riesce per poco di segnare la quinta rete.

Una Roma modesta riesce fortunosamente a pareggiare a Lisbona. Non è la solita storia delle distrazioni o dei gol mancati sotto porta. È che lo Sporting Lisbona la domina sul piano del gioco, impartendole una lezione di calcio. I giallorossi soffrono ancora per le assenze di Totti, Taddei e Aquilani e per gli infortuni rimediati sul campo (Tonetto nel pre-partita e Mexes durante la gara). In realtà la Roma è anche brava a interpretare l’altro ruolo: di solito è lei a fare la partita, questa volta devono subire chi la partita la sa fare, anche molto bene. E allora fuori l’opportunismo, la cattiveria. Partono forte i giallorossi con Cassetti che segna un grandissimo gol di interno destro. La reazione dei portoghesi è di gran classe, grazie ai piedi dei vari Moutinho , Romagnoli, Liedson e Veloso. Doni poi non sembra in gran serata: su un missile di Abel non trattiene e sull’insistenza di Liedson la mette nella propria rete. Ma l’arbitro belga De Bleeckere vede il fallo dell'attaccante sul portiere. Il pareggio è rimandato di poco: è proprio Liedson a firmarlo su un assist involontario di Mexes, che forse non si capisce con Doni in uscita bassa. I portoghesi ci prendono gusto e fanno il tiro al bersaglio con la porta dei giallorossi: prima Djalo di testa, poi Moutinho dal limite, ambedue fuori di poco. Nella ripresa la Roma si ritrova senza Mexes, infortunato nello scontro con Doni e sostituito da Ferrari. Sembra reagire meglio ma passa nuovamente in svantaggio ad opera del solito Liedson, questa volta a segno di testa sugli sviluppi di un corner, complice la disattenzione di Juan. Tutto sembra perduto quando arriva la fortuna a dare una mano a Spalletti: Pizarro sullo scadere tira una bordata di destro piuttosto velleitaria, ma la deviazione di Polga la spinge in rete. Finisce così 2-2 e con la qualificazione più vicina per i giallorossi.

Da sottolineare che Milan e Roma hanno giocato con il lutto al braccio per la morte del grande Niels Liedholm, avvenuta il 5 novembre.

Alessandro Staiti

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