mercoledì 12 dicembre 2007

La retorica e il “Circo Massimo”

Bisogna dirlo: il 2 dicembre al Circo massimo è andato in onda un fallimento. Il fallimento dei gruppi organizzati del tifo romanista che hanno tentato un’iniziativa politica per affermare delle ragioni che, condivisibili o meno, non hanno trovato riscontro nelle adesioni. Non credo che ci fosse la speranza di vedere tutti i 17.000 potenziali abbonati alla manifestazione, ma sicuramente cera la presunzione di vedere la curva vuota. La realtà ha detto che alla manifestazione erano presenti circa 4.000 “tifosi”, ma soprattutto che la curva, a parte gli spazi da sempre dei gruppi organizzati, era comunque occupata da tutti gli altri abbonati. E si eccepisce che lo stadio era comunque semi vuoto, si deve anche ricordare che ormai tutti gli stadi d’Italia incominciano, tra paure, costi, disaffezione e proibizioni ad essere vuoti.
Il 2 dicembre, ancora una volta, si è tentato di strumentalizzare il povero Gabriele per ragioni che poco hanno a che fare con la morte del tifoso laziale. L’oscura regia, quella che ha scatenato gli incidenti a Roma (e non solo) di fronte al fallimento delle azioni violente ha tentato un passaggio politico, ha tentato una conta. Il passaggio politico era contro lo stato che reprime gli ultrà e contro il cosiddetto calcio moderno. Questa la base politica. Quale migliore terreno di cultura per l’eversione?
Non entro nel merito politico. Non condivido a priori le ragioni che hanno portato questi signori a indire la manifestazione e quindi non mi perdo in parole vuote che lascio a Biscardi e suoi emuli. Di certo, vivendo la realtà romana, lancio un grido di allarme sull’informazione, radiotelevisiva o carta stampata, che, a livello sportivo, esiste nella città. Non voglio discutere di quanto tecnicamente viene espresso, ma sulla possibilità di esprimere opinioni che siano di molto lontane da quelle del cosiddetto tifo organizzato. Io sento molta paura. Si ha paura di schierarsi contro, si aderisce idealmente (“perché le ragioni sono buone”) a certe manifestazioni e non si parla mai contro. In fin dei conti ognuno deve arrivare a fine mese e le minacce fanno paura. Ma ormai è certo: fintanto che si tratta di un gol tutti possono parlare, quando si deve discutere del tifo si cammina su un filo di lana ed è meglio non dire e assecondare quanto più possibile. Questo è il clima.
Un breve cenno sui numeri.
Il 2 dicembre si è visto: la maggioranza dei tifosi non è con i cosiddetti Ultrà. Sono una minoranza ideale, politica e anche di tifo. Erano fuori dallo stadio e mi auguro che ci rimangano più a lungo possibile. L’Olimpico, seppur semi vuoto, era bellissimo con i cori (quelli semplici di una volta), la gente serena e che guardava, con competenza tecnica, la partita e le famiglie unite a godersi una giornata diversa. Il vecchio cuore CUCS. Questi sono quelli che amano veramente la Roma.
Cari cosiddetti Ultrà….. avete perso.
Marco Zacchia

1 commento:

ali lapointe ha detto...

Caro Marco, sono completamente d'accordo con quello che hai scritto. È chiaro che non tutti quelli che hanno aderito alla "protesta" dei gruppi del tifo organizzato sono violenti da emarginare, se solo si riuscisse a far capire alla gente che va allo stadio che senza i violenti, i prepotenti, gli striscioni offensivi, tutta l'orrenda simbologia che li accompagna, si sta molto meglio...